Di Alfredo Carlaccini
ROMA. La diplomazia, anche se non codificata nei suoi principi a noi conosciuti, nasce insieme all’uomo, ed è forse questa pratica che fa evolvere l’uomo primitivo a uomo moderno.
Non più l’uso della violenza fisica, ma l’uso dell’intelletto, della negoziazione, evitando inutili spargimenti di sangue.
I primi segni tangibili di diplomazia, non nell’accezione moderna si ebbe con i greci che con il termine diploun, traducibile letteralmente con “piegare in due” indicarono i rapporti inter gruppi o città diverse, e poi i romani parlando di diplomas indicando documenti ufficiali finalizzati a conferire privilegi o siglare accordi tra popolazioni,
Nella Divina Commedia ,il Sommo Poeta, Dante Alighieri, al Canto XX dell’Inferno inserisce nell’ottava bolgia i consiglieri fraudolenti ovvero tuti quegli uomini di potere, condottieri, consiglieri che svolgono la loro attività non con la lealtà ed il coraggio, ma con l’inganno e l’acutezza dell’ingegno, dando quindi un valore importantissimo a quei rappresentanti che condividono informazioni e notizie con il decisore.

È con l’avvento, quindi, dell’età moderna che si vanno delineando i veri diplomatici, persone che negoziano gli interessi di uno Stato con un altro Stato in nome e per conto di un Principe, di un Re, di un Capo di Stato. Il nostro Paese sarà il capofila di grandi personaggi come Machiavelli, Vettori, Capponi o Guicciardini,, senza dimenticare la scuola diplomatica veneta, le cui relazioni sono ancora oggetto di studio.

Ed ora? Possiamo dire che la diplomazia nell’ultimo decennio sta subendo una crisi?
Forse non per volontà propria, poiché in tutto il mondo esistono ancora tanti grandi professionisti della diplomazia, persone che nel silenzio e lontano dai riflettori continuano a tessere ad ogni livello una rete che possa mantenere aperte le comunicazioni tra Stati, le organizzazioni.
Questo non basta evidentemente, almeno non più.
Abbiamo una guerra alle porta dell’Europa ovvero il conflitto ucraino –russo ma anche quello israeliano –palestinese e tra India e Pakistan –pakistano ma ce ne sono tanti altri , attualmente se ne contano circa 56 come in Sudan, Myammar, Bangaldesh , Siria.
Situazioni differenti, istanze e ribellioni diverse ma in comune hanno una sola cosa, tutti questi conflitti, la morte di migliaia di persone di cui non conosciamo i nomi, le loro vite, i loro amori. I loro dolori.
Tuttavia abbiamo tutti in mente, la visione dell’incontro Trump -Zelensky .

Da una parte il Presidente di un Potenza mondiale, forse in crisi economica, forse con dei problemi interni ma pur sempre una Potenza e dall’altra parte il Presidente di una Nazione che sta cercando di poter avere degli aiuti, cosi come gli erano stati promessi all’inizio del conflitto.
Senza entrare del merito di cosa è giusto o no, di cosa è etico o no, quello che è rimasto in mente è quello di un teatrino; dove sembrava che il Maestro rimproverasse il suo alunno delle elementari, per non avere fatto i compiti e per essere maleducato.
Ovviamente questo non è solo il caso che Trump personifica il suo mandato mettendo sotto i piedi anni e anni di savoir faire nei rapporti internazionali, ma sicuramente il più rappresentativo della sua persona. Ritorniamo così, piano piano a quello che era il concetto di Potere assoluto, accentrato, del Re Luigi XIV di Francia detto Re Sole, della ragion di Stato ad ogni costo.

Ed è così che si possono trovare degli accordi, non penso.
Questo è il risultato di un populismo, spinto verso l’interno e non aperto verso i rapporti esteri ed ho preso come esempio il Presidente Trump, perché quello più palese, ma ogni giorno possiamo notare questa svolta verso l’accentramento del potere anche di negoziazione che secondo il mio parere dovrebbe rimanere nelle mani di chi sa fare quel “ mestiere” cercando come ha detto più volte Papa Francesco, la Pace.
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