L’asse tra sicurezza e petrolio: il clan al-Aiban e l’espansione saudita in Algeria

Di Giuseppe Gagliano*
Tra i nuclei più influenti all’interno dell’élite saudita, il clan al-Aiban rappresenta un caso emblematico di fusione tra potere politico, apparato di sicurezza e industria energetica. Figura centrale di questa rete è Musaad bin Mohammed al‑Aiban, consigliere per la sicurezza nazionale dell’Arabia Saudita dal 2017 e ministro di Stato sin dal 1995. Vicinissimo al principe ereditario Mohammed bin Salman Al Saud, gestisce i dossier più delicati della politica estera saudita: Iran, Gaza, Stati Uniti e cybersecurity. Definito da più osservatori come un “architetto inamovibile” della sicurezza nazionale, la sua influenza si intreccia a quella di una famiglia che da decenni costruisce potere non solo nei palazzi governativi, ma anche nel cuore del settore energetico.
Un impianto di gas dell’Arabia Saudita
Delta Oil e Midad Energy: la rete economica della famiglia
Gli al-Aiban sono stati per anni tra i principali azionisti e dirigenti di Delta Oil, società attiva nel settore petrolifero e petrolchimico saudita, legata alla cerchia dell’ex sovrano Abdullah bin Abdulaziz Al Saud. Ma è con Midad Energy, guidata da Abdulelah bin Mohammed al‑Aiban — fratello di Musaad — che la famiglia ha consolidato una strategia di espansione internazionale. Midad è oggi uno dei gruppi energetici sauditi più attivi in Nord Africa, con progetti che spaziano dall’esplorazione di idrocarburi alle infrastrutture per l’energia eolica e solare.
L’intelligence come leva geopolitica
Sebbene non vi siano prove ufficiali di un coinvolgimento diretto di Musaad nelle operazioni energetiche della famiglia, il peso della sua posizione strategica contribuisce a creare un “ombrello” di influenza attorno alle attività economiche degli al-Aiban. La loro presenza simultanea nei settori della sicurezza nazionale e dell’energia consente una duplice capacità di penetrazione: diplomatica e commerciale. È un modello ricorrente nella struttura del potere saudita, dove i confini tra Stato e grandi famiglie d’élite si sovrappongono.
L’accordo con l’Algeria: energia e diplomazia
Il 13 ottobre 2025, Sonatrach, colosso statale algerino degli idrocarburi, ha firmato un contratto trentennale da 5,4 miliardi di dollari con Midad Energy per lo sfruttamento del blocco Illizi South, nell’omonimo bacino vicino al confine libico.
L’intesa prevede:
– Durata: 30 anni, prorogabili di altri 10.
– Fase di esplorazione: 7 anni, finanziata interamente da Midad con 288 milioni di dollari di investimento iniziale.
– Obiettivo di produzione: 993 milioni di barili equivalenti di petrolio (BOE) entro la fine del contratto.
– Valore strategico: uno dei più grandi investimenti stranieri nell’energia algerina degli ultimi anni.
Per Algeri, l’accordo rappresenta un tassello chiave nella strategia di modernizzazione e diversificazione dei partner energetici. Per Riyadh, è un passo avanti nella proiezione economica nel Maghreb, in un’area di crescente competizione tra potenze globali e attori regionali.
L’autostrada nei pressi di Jedda in Arabia Saudita (@backersha su unsplash)
Geoeconomia e influenza saudita nel Maghreb
La presenza saudita nel settore energetico nordafricano non è casuale. L’Algeria, con la sua posizione strategica e le sue risorse, è un partner di peso per gli equilibri del mercato globale di petrolio e gas. Per Midad, e indirettamente per la famiglia al-Aiban, questo contratto offre accesso privilegiato a uno dei principali poli energetici africani e consolida la capacità saudita di influenzare i flussi energetici verso l’Europa.
Un modello di potere integrato
L’ascesa degli al-Aiban illustra un modello tipico del potere saudita contemporaneo: élite familiari capaci di combinare controllo delle leve di sicurezza e penetrazione economica. Questa duplice natura rafforza la posizione di Riyadh nello scenario internazionale e consolida la capacità di alcune famiglie di muoversi agilmente tra diplomazia, intelligence e business. In un contesto globale segnato dalla transizione energetica e dalla competizione multipolare, tali reti familiari diventano strumenti strategici per il potere saudita.
*Presidente Centro studi (Cestudec)
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