Economia: dalla fusione Saipem con Subsea7 nasce un nuovo gigante europeo dell’energia offshore

Di Giuseppe Gagliano

ROMA. La fusione tra l’italiana Saipem e la norvegese Subsea 7 segna la nascita di un colosso nel settore dell’energia offshore.

La nuova entità, provvisoriamente chiamata Saipem7, potrà contare su 43 miliardi di euro di ordini, circa 20 miliardi di euro di ricavi annui e un EBITDA (margine operativo lordo) di oltre 2 miliardi.

Con oltre 45 mila dipendenti nel mondo (di cui 9.000 ingegneri e project manager) e un controllo paritetico al 50% tra gli azionisti di Saipem e Subsea 7, la società risultante ambisce a diventare un leader globale nei servizi per l’energia.

In questo articolo esamineremo il contesto e le motivazioni strategiche della fusione, l’impatto sulla competizione nel mercato offshore (dall’eolico marino alle infrastrutture petrolifere), il ruolo rafforzato dell’Europa e la sfida ai concorrenti americani e asiatici, oltre agli impatti economici e benefici a lungo termine per investitori e Governi.

La fusione è strutturata come un “merger of equals”, ossia un’unione paritaria

 

Contesto e motivazioni strategiche della fusione

Perché unire le forze? La fusione Saipem-Subsea7 avviene in un contesto di consolidamento nel settore energetico, motivata dalla necessità di affrontare progetti sempre più grandi e complessi con risorse adeguate. Le due aziende, che avevano già esplorato una combinazione alcuni anni fa, si considerano complementari per offerta di mercato e presenza geografica.

Unendo le rispettive competenze, intendono creare un attore capace di offrire soluzioni integrate e di competere ad armi pari su scala globale.

La fusione è strutturata come un “merger of equals”, ossia un’unione paritaria: gli azionisti di Subsea7 riceveranno 6,688 azioni Saipem7 per ogni azione posseduta e controlleranno il 50% del capitale, identica quota degli azionisti originari di Saipem.

La nuova società avrà sede legale a Milano (con quotazione azionaria sia sulla borsa italiana che su quella di Oslo) e il suo nome, Saipem7, richiama l’eredità di entrambe le aziende.

Tra le motivazioni strategiche dichiarate dai management delle due società emergono diversi punti chiave:

  • Soluzioni integrate per i clienti: la combinazione offre un ventaglio completo di servizi offshore e onshore, dalla perforazione all’ingegneria e costruzione, fino ai servizi di mantenimento degli impianti (life-of-field) e alla dismissione, con maggiore capacità di ottimizzare tempi e costi nei progetti di petrolio, gas, cattura della CO₂ e energie rinnovabili. In pratica, il nuovo gruppo potrà seguire l’intero ciclo di vita di un progetto energetico.
  • Scala globale e competenze: con oltre 60 Paesi di presenza, Saipem7 disporrà di una forza lavoro altamente qualificata in tutto il mondo, capace di offrire know-how di primo livello e di affrontare sfide tecnologiche complesse. L’esperienza combinata di Saipem e Subsea7 in progetti offshore di diversa natura rappresenta un valore aggiunto per i clienti internazionali.
  • Flotta diversificata e tecnologie avanzate: il nuovo colosso potrà contare su oltre 60 navi specializzate (posacavi, navi di installazione di piattaforme e turbine, mezzi per posa di condotte rigide e flessibili, gru galleggianti ecc.), in grado di operare da acque poco profonde fino all’ultra-deepwater. Questa flotta estesa permetterà di affrontare una vasta gamma di progetti, includendo installazioni di pipeline tradizionali e attività all’avanguardia come la posa di turbine eoliche e cavi sottomarini. L’ampiezza dei mezzi e delle tecnologie garantirà soluzioni all’avanguardia e maggiore efficienza operativa.
  • Solidità finanziaria e sinergie: l’operazione dovrebbe generare significative sinergie economiche, stimate in circa *300 milioni di euro l’anno a regime (dal terzo anno post-fusione)*. Questi risparmi deriverebbero dall’ottimizzazione della flotta, dal coordinamento negli acquisti e nella commercializzazione e da efficienze di scala. I costi una tantum per realizzare le sinergie sono valutati in 270 milioni. Inoltre, i grandi azionisti (Eni, CDP Equity e Siem) hanno espresso pieno supporto, indicando fiducia nella creazione di valore per gli azionisti nel lungo termine. Una maggiore solidità patrimoniale dovrebbe facilitare l’accesso a finanziamenti a costi più bassi e permettere politiche di investimento e dividendi più aggressive in futuro.

In sintesi, la fusione nasce sotto il segno della crescita dimensionale e della diversificazione. Come affermato dai vertici di Saipem e Subsea7, vi è la “convinta logica di creare un leader globale” in un’industria dove i progetti dei clienti sono di scala sempre crescente. Questa mossa anticipa un mercato in evoluzione, in cui per competere è fondamentale avere massa critica, capacità tecniche trasversali e basi finanziarie robuste.

Effetti sul mercato offshore: petrolio ed eolico marino

L’unione di Saipem e Subsea7 è destinata a rimodellare la competizione nel settore dei servizi offshore, sia nell’ambito tradizionale dell’Oil & Gas (piattaforme, condotte sottomarine, impianti petroliferi) sia nel fiorente comparto dell’eolico marino. I due attori, già di per sé importanti, insieme costituiranno uno dei fornitori più grandi al mondo per progetti offshore, con impatti sia sul fronte tecnologico che su quello concorrenziale.

Nel settore petrolifero offshore, la nuova Saipem7 avrà un peso notevole. Saipem e Subsea7 erano entrambe considerate leader nell’ingegneria sottomarina e offshore oil & gas. Unendo forze, esse possono offrire servizi integrati per lo sviluppo di giacimenti sottomarini: dall’installazione di condotte e ombelicali sottomarini, alla posa di piattaforme e FPSO, fino alla fornitura di robotica subacquea e servizi di manutenzione. La loro combinazione riduce il numero di concorrenti indipendenti su certe gare, il che potrebbe ridisegnare le dinamiche competitive a vantaggio del nuovo colosso. Ad esempio, su progetti di sviluppo di grandi giacimenti offshore (come gasdotti sottomarini o campi petroliferi complessi), Saipem7 avrà la capacità tecnica e finanziaria per gestire commesse chiavi in mano di dimensioni eccezionali, cosa che potrebbe mettere sotto pressione gli altri offerenti. La somma delle firme ingegneristiche e delle risorse navali significa anche poter lavorare contemporaneamente su più progetti globali, aumentando la flessibilità operativa. I clienti (le compagnie energetiche) potrebbero beneficiare di un interlocutore unico, in grado di garantire tempi e costi più certi grazie all’integrazione delle competenze. Tuttavia, alcuni osservatori notano che la concentrazione del mercato in meno operatori di grande taglia potrebbe ridurre la concorrenza su alcuni segmenti, richiedendo eventualmente attenzione dalle autorità antitrust. In generale, nell’Oil & Gas l’operazione segnala una fase di consolidamento in cui solo i più forti unendo le forze possono sostenere margini e investimenti in un contesto di volatilità del prezzo del petrolio e di transizione energetica.

Nel settore dell’eolico offshore, Saipem7 si propone come un campione di primo piano, soprattutto grazie all’eredità e all’esperienza complementare che le due aziende portano. Subsea7, attraverso la sua divisione dedicata (nota come Seaway7), è già oggi uno dei leader di mercato nell’installazione di turbine eoliche, fondazioni, sottostazioni e posa di cavi elettrici sottomarini.

Saipem, dal canto suo, negli ultimi anni ha ampliato le proprie attività nell’eolico marino (ad esempio con la progettazione di piattaforme eoliche galleggianti e con alcune commesse in Europa e Asia), anche se ha incontrato qualche difficoltà tecnica e perdite su progetti pionieristici. La fusione permetterà a Saipem di beneficiare dell’esperienza specifica di Subsea7 nel rinnovabile offshore, colmando eventuali gap tecnici e di track record.

Con una flotta condivisa di navi installatrici all’avanguardia (ad esempio mezzi per il trasporto e l’erezione di turbine, posa monopali o cavi), la nuova società potrà competere per i mega-parchi eolici previsti nei prossimi anni, in particolare in Europa (Nord Sea, Atlantico) ma anche in Asia e Nord America.

Avere in house competenze sia petrolifere che rinnovabili consente inoltre di bilanciare il portafoglio: in fasi di flessione del petrolio, l’eolico offrirà opportunità di crescita, e viceversa. In termini di concorrenza, Saipem7 diventerà un interlocutore quasi obbligato per molti progetti offshore integrati, ponendosi come alternativa europea a specialisti puri del rinnovabile (come le società olandesi e belghe specializzate nelle installazioni eoliche) e ai tradizionali contractor del petrolio.

La presenza combinata in entrambi i mercati significa anche poter proporre pacchetti completi: ad esempio, lo sviluppo di un parco eolico con connesse infrastrutture di trasmissione e, perché no in futuro, sistemi di cattura e stoccaggio della CO₂ offshore, settore emergente dove la nuova società ha dichiarato di voler operare.

In sintesi, l’impatto sul settore offshore sarà duplice: una maggiore capacità competitiva verso l’esterno, nei confronti di altri grandi contractor globali, ma anche un riassetto interno al mercato europeo, dove Saipem7 sarà il leader indiscusso per dimensioni.

Per i clienti, questo potrebbe tradursi in partner più solidi e affidabili su progetti critici; per i concorrenti, sarà necessario innovare e forse cercare a loro volta alleanze per tenere il passo di un gigante capace di coprire con successo tanto l’ambito petrolifero quanto quello delle energie rinnovabili in mare.

Un colosso europeo a presidio dell’energia offshore

La fusione ha una forte valenza geopolitica e industriale per l’Europa. La nuova Saipem7 avrà sede a Milano e rappresenterà un campione europeo nel settore dell’ingegneria energetica offshore, bilanciando il peso finora predominante di concorrenti extraeuropei.

L’operazione ha infatti ricevuto il plauso delle istituzioni italiane ed europee, in quanto crea un attore di riferimento mondiale ma con radici in Europa. Il ministro dell’Economia italiano, Giancarlo Giorgetti, l’ha definita «un perfetto esempio di come il pubblico può valorizzare operazioni industriali imponenti», sottolineando che *”con questa fusione si costruisce un colosso mondiale del settore dell’ingegneria energetica con sede in Italia, a Milano”*. In altre parole, l’Europa guadagna un leader globale senza perdere sovranità industriale: la testa del gruppo resta in territorio europeo, con l’Italia hub decisionale di un’azienda da decine di miliardi di fatturato.

Il ruolo dell’Europa nel mercato offshore ne esce quindi rafforzato.

Storicamente il continente è stato culla di innovazioni nell’oil & gas offshore (basti pensare al Mare del Nord, dove negli anni ’70-’80 si svilupparono molte tecnologie sottomarine) e oggi guida l’espansione dell’eolico marino a livello mondiale (il Mare del Nord e il Baltico sono tra le aree più sviluppate al mondo per parchi eolici offshore).

Avere un campione europeo integrato come Saipem7 significa poter contare su un soggetto in grado di realizzare infrastrutture strategiche per la transizione energetica del continente: parchi eolici, cavi di interconnessione, piattaforme per idrogeno verde offshore, oltre naturalmente alle infrastrutture gas/petrolio necessarie a garantire la sicurezza energetica durante la transizione.

Inoltre, dall’ottica dei governi europei, un player di questa portata può diventare un partner privilegiato in progetti sostenuti da fondi pubblici o piani europei (ad esempio quelli del Green Deal o di cooperazione energetica nel Mediterraneo), evitando di dover dipendere da imprese extra-UE per la realizzazione di opere complesse.

L’industria europea dell’energia offshore, che comprende anche produttori di turbine (come Siemens Gamesa o Vestas) e sviluppatori di parchi (come Orsted, Equinor, EDF), avrà un anello in più nella catena del valore saldamente europeo, potenzialmente favorendo filiere locali e occupazione sul territorio.

Va notato che la fusione è stata possibile anche grazie al coinvolgimento attivo degli azionisti pubblici: Saipem è partecipata da CDP Equity (fondo sovrano italiano) e da Eni (il gigante petrolifero italiano, anch’esso a controllo pubblico parziale), che hanno sostenuto l’operazione insieme al maggior azionista di Subsea7 (Siem Industries). Questo coordinamento ha garantito che la governance della nuova società preveda un equilibrio e una presenza stabile di azionisti europei di riferimento.

In base al Memorandum of Understanding firmato, il presidente di Saipem7 sarà espresso da Subsea7/Siem, mentre l’amministratore delegato sarà espresso da Eni/CDP (indicativamente, l’attuale CEO di Saipem, Alessandro Puliti, sarà il primo AD). Inoltre, la divisione Offshore Engineering & Construction avrà una sua autonomia operativa sotto il marchio Subsea7 – a Saipem7 Company, guidata dall’attuale CEO di Subsea7, John Evans.

Questa struttura assicura che entrambe le anime (italiana e norvegese) mantengano ruoli chiave, ma soprattutto che l’identità europea rimanga centrale.

Dal punto di vista sociale, è importante evidenziare che l’aggregazione non dovrebbe comportare impatti occupazionali negativi. I comunicati parlano esplicitamente di sinergie operative “senza impatti negativi sull’occupazione”, segno che l’intenzione è di crescere senza tagliare posti di lavoro. Anzi, un gruppo più forte potrebbe nel tempo creare nuove opportunità lavorative qualora riuscisse ad aggiudicarsi più commesse. Per i governi dei paesi coinvolti (Italia in primis, ma anche Norvegia per le attività ex Subsea7 e altri paesi europei dove il gruppo opera), significa vedere consolidati centri decisionali e competenze sul proprio territorio. L’Italia in particolare, con sede centrale a Milano, diventa quartier generale di un leader di settore globale – un fatto non così comune nell’industria energetica, dove spesso i grandi attori risiedono altrove – e questo viene interpretato come un successo della politica industriale nazionale.

In conclusione, la fusione rafforza la posizione dell’Europa nell’arena dell’energia offshore: Saipem7 agirà da campione continentale, in grado di competere nel mondo difendendo al contempo interessi e know-how europei. Ciò giunge in un momento cruciale in cui l’Europa punta molto sull’offshore (sia per diversificare le fonti energetiche che per raggiungere gli obiettivi climatici), dovendo però fronteggiare una concorrenza internazionale agguerrita, come vedremo nel prossimo punto.

Competizione globale: la sfida ai giganti americani e asiatici

Uno degli obiettivi dichiarati della fusione è mettere la nuova Saipem7 in condizione di competere testa a testa con i maggiori concorrenti globali, molti dei quali provengono dagli Stati Uniti o dai paesi asiatici. Il settore dei servizi e costruzioni per l’energia offshore, infatti, è sempre più dominato da pochi giganti mondiali. Vediamo chi sono e come il nuovo gruppo potrà affrontarli:

  • Concorrenti americani: Tradizionalmente, colossi statunitensi come Schlumberger e Halliburton hanno guidato il mercato dei servizi petroliferi, mentre società come McDermott International e TechnipFMC (franco-americana) sono state protagoniste nell’ingegneria e costruzione offshore. Queste aziende dispongono di ingenti risorse, tecnologie avanzate e una presenza capillare nei principali bacini petroliferi mondiali. Ad esempio, Schlumberger è il primo fornitore al mondo di tecnologie per ricerca e perforazione, e Halliburton eccelle in servizi di completamento pozzi e giacimenti. Prima della fusione, Saipem stessa era annoverata tra i top player globali del settore (figura infatti ai primi posti per fatturato nel panorama oilfield services). Con 20 miliardi di euro di ricavi, Saipem7 raggiunge dimensioni paragonabili a quelle di Halliburton o Baker Hughes (altri giganti USA) e si avvicina al leader Schlumberger. Ciò significa che in termini di scala il nuovo gruppo potrà sfidare i rivali americani sui grandi contratti internazionali. Ad esempio, gare globali per la costruzione di infrastrutture sottomarine complesse – dove finora un’americana e un’europea spesso si contendevano l’appalto – vedranno ora un contendente europeo ancora più forte. Inoltre, Saipem7 beneficerà di una diversificazione (dall’oil & gas alle rinnovabili) che alcuni rivali USA stanno solo ora costruendo: molte società petrolifere americane si stanno approcciando all’eolico offshore e alla transizione energetica con minore anticipo rispetto alle europee, quindi il nuovo gruppo potrebbe avere un vantaggio competitivo in progetti legati alle energie pulite. In definitiva, sul fronte occidentale Saipem7 diventa il contraltare europeo ai giganti a stelle e strisce, colmando quel gap di dimensione che spesso penalizzava i player UE rispetto ai colossi USA.
  • Concorrenti asiatici: La partita si gioca anche a Oriente. Negli ultimi anni, gruppi asiatici – in particolare cinesi e, in misura minore, coreani e giapponesi – hanno investito massicciamente nelle tecnologie offshore. La Cina in particolare emerge come un protagonista formidabile nell’eolico marino: grazie a sussidi interni e a un enorme mercato domestico, le aziende cinesi dominano la manifattura di turbine (controllando circa l’82% degli ordini globali di turbine eoliche secondo Wood Mackenzie) e stanno iniziando a guardare ai mercati esteri. Questo significa che in futuro potrebbero competere non solo nella fornitura di componenti, ma anche nella realizzazione chiavi in mano di parchi offshore, forti di costi competitivi. Oltre alla Cina, anche la Corea del Sud e Singapore vantano società e cantieri navali con capacità nell’offshore (costruzione di piattaforme, navi posa-tubi, FPSO, ecc.), spesso sostenuti da strategie nazionali di export. Come potrà competere Saipem7 su questo fronte? Innanzitutto, facendo leva sulla qualità e complessità dei servizi: i progetti offshore occidentali ed internazionali richiedono standard elevati, sicurezza, rispetto ambientale e capacità ingegneristiche di punta, ambiti in cui le esperienze combinate di Saipem e Subsea7 assicurano un know-how difficilmente eguagliabile. In secondo luogo, il nuovo gruppo avrà dalla sua una reputazione consolidata presso i grandi operatori energetici globali, elemento che i nuovi entranti asiatici devono ancora guadagnarsi fuori dai confini nazionali. Va comunque riconosciuto che la concorrenza asiatica è in forte crescita: in segmenti come la costruzione di piattaforme petrolifere e navi specializzate, le compagnie cinesi (ad es. COOEC, braccio engineering di CNOOC) e coreane vincono contratti internazionali grazie a prezzi aggressivi e capacità produttiva di larga scala. Per contrastarle, Saipem7 potrà sfruttare le proprie efficienze post-fusione (riduzione costi, sinergie) così da offrire soluzioni competitive non solo sul piano tecnico ma anche economico. Inoltre, il nuovo colosso potrebbe considerare partnership locali in Asia per accedere a quei mercati beneficiando del “meglio dei due mondi”: tecnologia europea e costi locali.

In prospettiva, la “gara globale” per l’energia offshore vedrà dunque Saipem7 come un partecipante di primo livello, accanto ai big americani e ai campioni asiatici emergenti. Con i primi, la sfida sarà mantenere la leadership tecnologica e la solidità finanziaria; con i secondi, si tratterà di reggere la competizione sui costi e sul volume.

La creazione di questo nuovo soggetto potrebbe persino innescare ulteriori consolidamenti: altri attori europei potrebbero valutare fusioni o alleanze (si pensi a TechnipFMC o a società medio-piccole del settore) per non rimanere troppo indietro. Intanto, l’Europa, grazie a Saipem7, lancia un segnale: è pronta a competere su tutti i fronti, mettendo in campo una propria multinazionale tascabile capace di contendere commesse ai giganti di qualsiasi provenienza.

Impatti economici e benefici a lungo termine

La fusione tra Saipem e Subsea7 porta con sé una serie di impatti economici immediati e potenziali benefici nel lungo periodo sia per gli investitori privati sia per il sistema industriale e i governi europei.

Dal punto di vista finanziario e degli investitori, l’operazione è stata accolta con interesse poiché promette di creare valore. Come dichiarato ufficialmente, la combinazione genererà valore significativo per gli azionisti di entrambe le società. Le sinergie annuali stimate (300 milioni di euro) dovrebbero tradursi in una maggiore redditività a partire da pochi anni dopo il completamento della fusione. In parole semplici, riducendo duplicazioni e unendo reparti, il nuovo gruppo risparmierà costi e potrà migliorare i margini di profitto. Questo potenziale si riflette spesso positivamente nelle valutazioni di Borsa: non a caso, già alla notizia dell’accordo, gli analisti finanziari hanno visto con favore la creazione di un’entità più robusta e diversificata.

Inoltre, la scala di Saipem7 dovrebbe portare benefici nell’accesso ai capitali: un bilancio consolidato più grande e solido può ottenere condizioni di credito migliori presso le banche e un rating più alto sul debito, il che abbassa gli oneri finanziari.

Ciò libera risorse per investimenti o per remunerare gli azionisti. A tal proposito, i piani preliminari indicano l’intenzione di adottare politiche di dividendo attrattive: dopo il completamento della fusione, Saipem7 prevede di distribuire almeno il 40% del free cash flow (flusso di cassa disponibile) come dividendi, segnale di fiducia nella capacità di generare cassa.

Per gli investitori, questo significa potenzialmente rendimenti più elevati in futuro, sia in termini di apprezzamento delle azioni che di dividendi annuali. Non va dimenticato che Saipem negli ultimi anni aveva attraversato momenti difficili (perdite e aumenti di capitale nel 2021-2022); l’unione con Subsea7 – e il conseguente sostegno dei soci – rappresenta un punto di svolta che valorizza il percorso di risanamento svolto.

L?amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi

 

Come sottolineato dall’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, *”con questa operazione creiamo un leader globale di grande valore industriale e tecnologico… un grande risultato che valorizza pienamente il sostegno che abbiamo fornito in qualità di azionisti”*. In altri termini, gli azionisti che hanno creduto in Saipem (in primis Eni e CDP, ma anche i piccoli investitori) vedono ora le proprie azioni confluire in un gruppo più forte e dal potenziale accresciuto.

Sul piano macroeconomico e industriale, i benefici attesi si estendono oltre i meri risultati di bilancio.

La creazione di un grande attore europeo può generare un indotto positivo: un’azienda con 45 mila dipendenti significa una catena di fornitori vasta, collaborazioni con università e centri di ricerca, investimenti in tecnologie avanzate.

Ad esempio, Saipem7 potrebbe intensificare i programmi di R&D (Ricerca e Sviluppo) in settori chiave come la robotica subacquea, i materiali per acque profonde, le tecnologie per parchi eolici galleggianti, con benefici di innovazione per l’intera industria europea.

La nuova società avrà anche maggiore capacità di investimento in impianti e mezzi: potrà permettersi, per dire, di costruire nuove navi posatubi o jack-up di installazione eolica dal costo di centinaia di milioni, sapendo di poterle impiegare su scala globale.

Questo potenziale di spesa in conto capitale può favorire i cantieri navali e i fornitori high-tech europei che realizzeranno tali asset.

Inoltre, una Saipem7 in crescita potrebbe valutare acquisizioni di startup o aziende specializzate, alimentando un ciclo virtuoso per l’imprenditoria del settore energia.

Per i Governi europei, i vantaggi si manifestano su vari fronti. In primo luogo, un attore domestico più forte significa maggiori ritorni fiscali (attraverso tasse su profitti, stipendi e attività) rispetto a commesse affidate a società extra-UE.

Se Saipem7 conquista un grande progetto in Africa o Medio Oriente, parte del valore generato tornerà in Europa sotto forma di salari a ingegneri europei, utili tassati in Italia/Norvegia, e lavoro per fornitori locali.

In secondo luogo, l’Europa assicura sovranità tecnologica in ambiti strategici: poter installare da sé i propri parchi eolici offshore o piattaforme di gas significa non dipendere totalmente da fornitori stranieri, con implicazioni positive anche per la sicurezza nazionale ed energetica. Non a caso, in occasione dell’annuncio della fusione, esponenti pubblici hanno evidenziato come questa operazione rappresenti un rafforzamento industriale di lungo periodo.

Dario Scannapieco, amministratore delegato di CDP (Cassa Depositi e Prestiti), ha dichiarato che *”l’unione delle attività di Saipem e Subsea7 rappresenta un significativo rafforzamento di aziende ad alta tecnologia… dando vita a una realtà destinata a diventare leader mondiale nel settore”.

Dario Scannapieco, amministratore delegato di CDP (Cassa Depositi e Prestiti)

 

Ciò indica la prospettiva che i benefici non saranno effimeri, ma anzi che la nuova entità avrà le carte in regola per mantenere la leadership negli anni a venire.

Un ulteriore aspetto a lungo termine riguarda la transizione ecologica: Saipem7, grazie alla sua doppia anima (oil & gas + renewables), potrà essere un alleato prezioso per i governi nel realizzare gli ambiziosi piani di decarbonizzazione.

A titolo di esempio, l’Europa punta a installare decine di gigawatt di capacità eolica marina nei prossimi decenni; disporre di un player europeo capace di costruire queste infrastrutture può accelerare i progetti e mantenerne il valore all’interno del sistema economico continentale.

Allo stesso modo, per i progetti di carbon capture and storage offshore (cattura e stoccaggio della CO₂ in giacimenti esauriti sotto il fondale), che potrebbero aumentare per centrare gli obiettivi climatici, Saipem7 avrebbe competenze uniche per ingegnerizzare pozzi di iniezione e impianti compressori in mare.

In conclusione, la fusione tra Saipem e Subsea7 non è soltanto un’operazione societaria di grande portata, ma un evento che ridisegna gli equilibri nell’industria energetica offshore.

Nel breve termine crea un colosso europeo capace di competere con i big mondiali, nel medio-lungo termine promette efficienze e crescitaa beneficio di azionisti e parti interessate, e sul piano strategico-industriale consolida la posizione dell’Europa in un settore cruciale per il futuro energetico.

Se le aspettative saranno confermate, Saipem7 diventerà sinonimo di eccellenza nell’offshore, unendo il meglio di due storie industriali e proiettandole verso le sfide globali dei prossimi decenni. I mercati globali dell’energia offshore osserveranno con attenzione le mosse di questo nuovo gigante, mentre l’industria europea – fortificata – potrà affrontare la concorrenza internazionale con un rinnovato slancio e orgoglio competitivo.

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