Di Marco Pugliese
Roma. Il Professor Giulio Sapelli è ordinario di Storia Economica presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Milano. Ha insegnato e svolto attività di ricerca in molti Atenei ed in imprese italiane e straniere.

L’economista Giulio Sapelli
I suoi lavori scientifici hanno avuto per oggetto il capitalismo italiano, le grandi imprese, le compagnie assicuratrici, le medie imprese d’eccellenza, l’associazionismo imprenditoriale, i trasporti, l’energia, lo sviluppo tecnologico, la teoria dell’impresa, la cultura organizzativa, le patologie dei mercati e la “corporate governance”, i sistemi economico-sociali territoriali, la crescita economica e la modernizzazione nell’Europa del Sud, l’antropologia economica, l’etica d’impresa.
In esclusiva per Report Difesa fa una disanima della difficile situazione economica mondiale. Il ruolo industriale italiano è sempre più messo all’angolo dalle “scorribande” tedesche e francesi che si traducono in direttori pericolosi per la stabilità europea. Come può muoversi il nostro Paese, tra crisi diplomatiche ed economiche (basti pensare al caso Stx-Fincantieri)?
Professor Sapelli, tira veramente un’aria di recessione?
Vorrei precisare: la recessione è mondiale. Anche la Germania cresce a ritmi bassi, il tutto parte da lontano, dalla globalizzazione.
Subiamo, dunque, la globalizzazione che ci ha portato in contrazione?
Il problema è la caduta di produttività, del prodotto interno e soprattutto vengono meno seri accordi internazionali. Ovviamente il calo di produttività incide sul lavoro e di conseguenza su salari e potere d’ acquisto. Il problema è mondiale.
Anche la Cina ultimamente ha qualche problema…
Sicuramente, ma il mercato interno cinese è fatto da miliardi di persone, inoltre la Bank of China non è la BCE (Banca Centrale Europea). Insomma loro possono intervenire diversamente. Il problema cinese è il calo dell’export rispetto alla produzione che per ora è riassorbita dall’enorme mercato interno.
Si può parlare di una Via Della Seta in crisi?
Si possiamo affermralo. La crisi della Via della Seta ha ricadute mondiali, ma gli Usa non stanno meglio.
Ma in Usa vi è disoccupazione ai minimi.
Vero, ma il traino dell’economia statunitense sono le Corporation, oggi in crisi a Wall Street. Le grandi Corporation americane come General Electric sono in stallo, cosi come il mercato delle auto. Sono fattori che ricadono sull’economia globale.
Lo 0,2 di recessione italiana quindi non la preoccupa?
Non mi preoccupano i decimali ma il come intervenire. Serve farlo puntando sugli investimenti pubblici, infrastrutture in primis e va fatto in fretta. Serve aumento della manodopera per bilanciare il mercato interno, non si vive di solo export.
Come valuta l’asse Berlino-Parigi? E’ preoccupato?
Si molto, non è un gran modo di fare. L’ Italia deve stare attenta, come per l’affaire Fincantieri-Stx è la nostra industria della difesa a rischiare. Gli altri Paesi non lavorano contro il proprio interesse nazionale, motivo per cui il Presidente francese Emmanuel Macron ha bloccato tutto. Cedere, di fatto, un porto militare ad un competitor strategico a due passi da casa? I francesi non sono come noi.
L’ Europa può risolvere questi problemi, nonostante Londra sia fuori?
No, l’ Europa non sarai mai una superpotenza. Siamo nazioni diverse, inutile. Serve maggiore collaborazione con gli Usa.
Ed allora fa fatta sinergia anche in ambito difesa con gli Stati Uniti?
Certamente, siamo nella NATO ed il nostro Paese ha un ruolo importante, forse più importante di quello che può ritagliarsi in Unione Europea. Serve intervenire con un patto tra nazioni europee, l’asse con gli Stati Uniti è fondamentale.
E l’ Italia come può rilanciarsi?
Bisogna snellire la burocrazia, ancor prima delle tasse, che ovviamente vanno dimezzate. Ma il vero nodo è la burocrazia, che impedisce uno sviluppo fluido. Bisogna poi puntare sul nostro sistema, che funziona ed è costituito per lo più da piccole e medie imprese. Perchè dovrebber esser sbagliato? Perchè la Germania ha altri sistemi? Usciamo da queste logiche.
Ed il nostro debito?
Il debito non è un vero problema o il Giappone avrebbe già chiuso i battenti. Con meno tasse, meno burocrazia ed uno Stato che investe in infrastrutture pubbliche e nel settore industriale civile e militare usciremo dalla stagnazione. La quale poi, in realtà, pochi lo dicono il vero problema è l’ordoliberismo ideologico.
Ovvero?
La diffusività comprovata della capacità dell’ordoliberismo di cooptare seguaci, catturando ideologicamente per la pressione dell’ambiente gli “homines novi” dal basso per farli salire su su nella cuspide del potere. Sono tutti ossessionati dal pareggio di bilancio, anche se non vale per tutti…
Non vale per la Francia?
Pierre Moscovici, ovvero un patriota francese che è occasionalmente commissario europeo dichiara, candidamente, che le regole che valgono per l’Italia rispetto al famoso debito non valgono per la Francia. Le pare normale? Stamo sbagliando a dividere l’Occidente, il problema dell’unilateralismo è da risolvere.
Quindi un Occidente, inteso come Europa ed Usa in contrasto con la Cina?
Quando l’Occidente è stato diviso, dalla guerra in Iraq con Francia e Germania che si rifiutarono di partecipare, a quei disastrosi interventi (Siria e Libia) che segnarono l’inizio del terrorismo di massa wahabita e jihadista e diedero poi il fuoco alle polveri con il discorso del Presidente americano Barack Obama al Cairo.
Un vero disastro anche per l’economia. Oggi è pericoloso creare Direttori a due, escludere gli Usa e tirare la corda con Londra, ne va della struttura portante dell’intero sistema occidentale che, in caso di collasso, farebbe precipitare il mondo nel caso. Geoeconomia, vanno fatte operazioni geopolitiche e geoeconomiche lungimiranti.
Allora dobbiamo fare più sinergia con Trump?
Sperando non sia tardi. Il bilateralismo di Trump e il suo tentativo di assicurare un roll back contro la Cina è stato messo in discussione da un ritorno, di fatto, alle ideologie dei seguaci di Leo Strauss: i “neocon” che facevano dipendere le scelte di politica estera dai principi morali, secondo, del resto, una secolare tradizione americana che risale ai padri fondatori come ho scritto in un pezzo, spiegandone il nocciolo della questione (https://www.ilsussidiario.net/news/economia-e-finanza/2018/12/15/ue-vs-italia-la-resa-del-governo-ci-fara-spazzare-via-dalla-recessione/1822754)
Il Fiscal Compact è utile per il nostro Paese?
La negoziazione dei parametri del Fiscal compact (peraltro già scaduto come Trattato) è fondamentale per l’ Italia. Bisogna abbandonare la violenta ondata d’urto che verrà dalla prossima recessione per il debito cinese e per quello corporale Usa. Come ho spiegato prima è una crisi in arrivo, basta leggere i dati. Recessione che si unirà alla deflazione secolare e disgregherà ancor più il nostro sistema sociale, alzando al forbice tra poveri e ricchi, una vera sciagura.
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