MILANO. Negli anni 1943-45, al confine italo-elvetico, l’antifascismo e la Resistenza italiani vissero “pagine significative nella riconquista della libertà. Lungo i 744 chilometri che delimitano i territori nazionali di Italia e Svizzera, si svilupparono azioni, eventi unici e coraggiosi. Le vicende personali si intrecciarono con logiche più alte, fra politica ed economia, fra ragioni belliche e tattiche d’intelligence, fra sopravvivenza e speranze di democrazia”.

Si apre con queste parole “Non solo neutralità” (Mursia, pagg 246, Euro 19,00) il saggio dell’avvocato Sergio Favretto che grazie a un lungo e attento lavoro di ricerca, con l’utilizzo di fonti inedite, archivi italiani e svizzeri, testimonianze, diari e documenti desecretati, ricostruisce il ruolo unico e poco noto che la Svizzera ebbe durante la Resistenza italiana.
Nella Seconda Guerra mondiale, in particolare negli anni 1943-1945, anche la Svizzera ricoprì un ruolo cruciale: accanto alla neutralità istituzionale della Confederazione Elvetica, i Cantoni a sud, militari, Guardie di Frontiera e ampia popolazione fornirono un supporto utilissimo alla lotta contro il nazifascismo.
Il confine italo-svizzero divenne un passaggio essenziale per migliaia di persone fra ex prigionieri alleati, soldati italiani, antifascisti, giovani renitenti alla leva, partigiani, perseguitati politici ed ebrei in fuga, che trovarono ospitalità, soccorso, formazione, cultura e speranza sociale. Il volume rivela come la Svizzera fu anche un importante centro di organizzazione politica per gli esuli antifascisti e un crocevia strategico per i servizi segreti alleati OSS (Office of Strategic Services) e SOE (Special Operations Executive).
“Dalla frontiera svizzera transitarono da e verso l’Italia esponenti partigiani, messaggi criptati o portati fisicamente da agenti e collaboranti svizzeri e italiani. Venne creato un servizio postale clandestino per garantire i contatti fra gli italiani esuli in Svizzera e le famiglie in Italia; si effettuarono carichi di armi e munizioni, carichi di viveri e di materiale logistico per le radiocomunicazioni.
Come le missioni del SOE o dell’OSS vennero paracadutate nell’Italia occupata in Piemonte, Liguria e Lombardia, così dalla Svizzera giunsero via confine aiuti e mezzi alle formazioni partigiane di montagna e nelle valli: Val Vigezzo, Val Cannobina, Val Formazza, Val d’Ossola, Val Grande, Valtellina, Valsassina, Val Taleggio, Val Camonica.
Fra i protagonisti di questi rapporti con le autorità svizzere, Legazioni e sezioni del SOE e dell’OSS in terra elvetica, ci furono anche Edgardo Sogno, Raffaele Cadorna, Giovanni Marcora, Enrico Mattei, Mario Canessa, Carlo Caracciolo, Mario Pontremoli”.
Con estremo rigore documentale e un marcato approccio giuridico, Sergio Favretto compone un affresco storico che restituisce dignità e pluralità alle Resistenze di confine, mostrando come la Svizzera fu non solo rifugio, ma anche motore culturale e strategico della Liberazione.
“La ricerca storica è fatica, è pazienza, è onestà intellettuale. È un gradiente continuo verso la verità. Questo libro nasce da un lungo lavoro di indagine, confronto e ascolto.”, dichiara Sergio Favretto, “Raccontare queste vicende significa riconoscere il valore della solidarietà e della libertà, anche oltre confine” .
“Non solo neutralità” è arricchito da un inserto fotografico e da materiali digitali consultabili grazie a un QR Code, che contribuiscono a renderlo uno strumento prezioso per studiosi, insegnanti, studenti e lettori interessati alla verità storica.
Sergio Favretto (Casale Monferrato, 1952), avvocato, già giudice onorario al Tribunale di Torino, è autore di numerosi testi di diritto amministrativo e penale, con particolare attenzione al rapporto fra arte, beni culturali e diritto. Ha da sempre coltivato la ricerca sulla storia contemporanea e la Resistenza italiana. Sono recenti: I partigiani del mare (2022), Beppe Fenoglio. Il riscatto della libertà (2023), Quando l’arte incontra il diritto (2023).
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