Egitto: le cause e le conseguenze della crisi energetica. Un’analisi dell’Istituto per la sicurezza nazionale ebraico

Di Chiara Cavalieri 

TEL AVIV. L’Istituto per la Sicurezza nazionale ebraico ha recentemente rivelato che il gas naturale rappresenta il 51% dell’energia prodotta in Egitto e che è utilizzato nel 76,8% della produzione elettrica.

Tuttavia, la Nazione nord africana sta affrontando una grave crisi energetica, causata da diversi fattori interconnessi.

Uno dei principali motivi di questa carenza è l’inflazione dei debiti egiziani nei confronti delle Compagnie straniere di gas, che ha ridotto gli investimenti nello sviluppo dei giacimenti locali.

Un impianto di gas in Egitto

Questo ha ulteriormente compromesso la produzione di gas domestico.

Inoltre, è preoccupante il fenomeno dei furti alla rete elettrica, che in alcune aree ha raggiunto il 45%. A questi problemi si aggiunge l’aumento della domanda di elettricità, che è raddoppiata negli ultimi vent’anni a causa della crescita della popolazione.

Tale consumo raggiunge il picco nei mesi estivi, quando le temperature in Egitto possono sfiorare i 47 gradi.

Un altro fattore che contribuisce alla crisi è il previsto calo stagionale del 8% nelle esportazioni di gas israeliano verso l’Egitto, dovuto all’aumento della domanda per il mercato interno israeliano durante l’estate.

Nell’ottobre scorso, il ministro egiziano del Petrolio, Karim Badawy, ha affermato che la produzione di gas in Egitto è diminuita del 25% negli ultimi due anni, portando il Paese a perdere la propria indipendenza energetica per la prima volta dal 2018. Attualmente, l’Egitto è costretto a importare carburante per un costo di circa un miliardo di dollari al mese per soddisfare le necessità della rete elettrica.


Inoltre, l’Egitto si è trasformato da esportatore a importatore di gas liquefatto. Nel 2022, il valore del gas naturale liquefatto per l’esportazione era pari a 8,4 miliardi di dollari, ma nel 2023 questo valore è sceso a soli 2,7 miliardi.

A partire da maggio scorso, l’Egitto ha dovuto sospendere le esportazioni di gas naturale liquefatto per far fronte alle esigenze del mercato locale, firmando contratti per importare 32 spedizioni di gas liquefatto per uso interno fino a settembre 2024.

Oltre a ciò, la situazione economica è ulteriormente complicata da un calo di oltre il 60% nel traffico nel Canale di Suez, che ha comportato una perdita di oltre sei miliardi di dollari in entrate, causata dagli attacchi Houthi nel Mar Rosso.

 

Il canale di Suez è sempre al centro dei traffici commerciali



Per quanto riguarda i legami energetici tra Israele ed Egitto, il rapporto sottolinea che la carenza di gas rappresenta una sfida significativa per Il Cairo, ma offre anche opportunità per rafforzare le relazioni con Israele, diventato negli ultimi anni un fornitore cruciale di gas.

Secondo il rapporto dell’Istituto per gli studi sulla sicurezza nazionale, si prevede che nel 2025 Israele esporterà 8,7 miliardi di metri cubi di gas verso l’Egitto, un notevole aumento rispetto ai 6,3 miliardi nel 2022. Attualmente, il gas forma circa l’86% del commercio totale tra i due paesi.

Nonostante le tensioni geopolitiche e le recenti escalation  nella regione, il flusso di gas tra Israele ed Egitto si è mantenuto relativamente stabile.

Tuttavia, il primo ministro egiziano ha avvertito che eventuali conflitti regionali potrebbero compromettere le forniture energetiche del Paese.

In conclusione, la guerra in corso ha suscitato interrogativi sul futuro del Mediterraneo orientale come hub energetico e sulla capacità di attrarre investimenti internazionali.

La crisi energetica egiziana rappresenta non solo una sfida immediata ma anche un’opportunità per ricalibrare le relazioni economiche regionali, mentre il mercato energetico del Mediterraneo deve affrontare insidie geopolitiche significative.

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