Di Chiara Cavalieri
IL CAIRO. Le relazioni tra Egitto e Siria stanno affrontando una fase delicata, con Il Cairo che fissa parametri precisi per stabilire legami con il nuovo regime siriano, nato dopo la caduta di Bashar al-Assad.
L’arresto a Damasco di Ahmed al-Mansour, cittadino egiziano con un passato controverso e legami con gruppi islamisti, è emblematico della situazione.

Al centro della foto Ahmed al-Mansour, cittadino egiziano con un passato controverso e legami con gruppi islamisti, è
Il caso Al-Mansour: un simbolo di tensione
Le autorità siriane hanno arrestato Ahmed al-Mansour, ex combattente del Fronte al-Nusra, ora noto come Hay’at Tahrir al-Sham (HTS).
Al-Mansour aveva recentemente minacciato di rovesciare il Presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, pubblicando video molto violenti sui social media e promuovendo il “Movimento Rivoluzionario del 25 Gennaio”, che richiama i principi della rivoluzione egiziana del 2011.
Il movimento di Al-Mansour invoca la caduta del regime di al-Sisi, la liberazione dei detenuti politici e un ritorno ai valori delle Primavere Arabe.
In un video pubblicato su X dopo la caduta di Assad, Al Mansour ha annunciato la creazione di un nuovo gruppo islamista, chiamato “Movimento rivoluzionario del 25 gennaio” che chiede il rovesciamento del Presidente egiziano Al Sisi, la liberazione di tutti i detenuti politici in Egitto e il ritorno ai principi della rivoluzione di gennaio 2011.
In questo contesto, è stato lanciato sui social l’hashtag “È il tuo turno, dittatore”, in riferimento proprio ad Al Sisi.
Il nome del movimento annunciato da Al Mansour non è casuate.
Il 25 gennaio 2011, infatti, nel pieno delle Primavere Arabe, milioni di egiziani scesero in piazza contro il regime di Hosni Mubarak, esasperati dalla corruzione, dalla mancanza di diritti e di prospettive.
L’esito di quella rivolta di piazza, contraddistinta da una forte repressione da parte dei militari, portò al potere un uomo dei Fratelli musulmani, Mohamed Morsi, per appena un anno e deposto da un colpo di Stato guidato proprio dall’attuale presidente Al Sisi.
Particolare anche la bandiera del movimento di Al Mansour: fondo verde, mezzaluna e tre stelle bianche, che ricorda lo stendardo del Regno d’Egitto caduto nel 1953.
Tuttavia, la sua iniziativa ha trovato scarso supporto, anche all’interno della sua famiglia. Suo padre lo ha pubblicamente disconosciuto, condannando le sue azioni e sottolineando che lo Stato egiziano ha investito notevoli risorse nell’istruzione del fratello di Ahmed.
Le condizioni egiziane per la normalizzazione
Il Cairo ha stabilito criteri rigidi per eventuali rapporti con il nuovo Governo siriano. Tra le condizioni principali:
1. Lotta al terrorismo: La Siria deve garantire che il proprio territorio non diventi un rifugio per individui o gruppi ostili al regime egiziano.
2. Neutralità politica: Il nuovo regime deve astenersi dal promuovere gruppi islamisti, in particolare la Fratellanza Musulmana, considerata una “linea rossa” per il Cairo.
3. Controllo sugli estremisti: Il Governo siriano deve collaborare per prevenire il sostegno a gruppi armati nella regione, come Hamas a Gaza.
Questi parametri riflettono la volontà dell’Egitto di proteggere i propri interessi strategici e garantire la stabilità regionale, soprattutto in un contesto caratterizzato da tensioni politiche e conflitti interni.
Mediazioni regionali
L’Egitto, con il supporto di attori internazionali come la Turchia e gli Stati Uniti, sta lavorando per facilitare una transizione pacifica in Siria. Il ministro degli Esteri egiziano Badr Abdel-Ati intende visitare Damasco per incontrare Asaad Al-Shaibani, rappresentante del nuovo regime siriano, al fine di discutere questioni di sicurezza e cooperazione bilaterale.
Un futuro incerto
Nonostante gli sforzi diplomatici, il percorso verso la normalizzazione dei rapporti tra Egitto e Siria rimane complesso.
Il Cairo continuerà a monitorare attentamente l’evoluzione della situazione in Siria, valutando l’atteggiamento del nuovo regime nei confronti dei diritti delle minoranze, delle politiche regionali e della lotta al terrorismo.
Questa delicata fase di negoziazioni rappresenta una sfida per l’Egitto, che mira a consolidare la propria posizione come pilastro di stabilità nella regione mediorientale.
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