Olanda new style. Le ultime elezioni legislative nel Paese dei tulipani consegnano all’esame politico una serie di novità come quella del trentenne Jesse Klaver, leader dei Verdi di sinistra, che qualche commentatore ha definito “il Kennedy dei Paesi Bassi. La scorsa notte, dopo avere conosciuto il risultato elettorale, ha avuto modo di dire ai suoi sostenitori: “Stiamo raccontando la storia dell’Olanda”.
Mentre il premier uscente Mark Rutte (liberale) vince di misura, arginando la spinta populista di Geert Wilders, Klaver, considerato il terzo incomodo, appare come vero vincitore. Ha ottenuto, infatti, 10 seggi in più di quelli che già aveva. E rispetto a Wilders fa passare altri slogan, quelli dell’integrazione dei migranti e delle politiche sociali.
“Accogliamo tutti i rifugiati del mondo – ha detto – non li lasciano morire in mare. Come Europa dobbiamo lavorare per trovare una soluzione”.
Quello che aiuta Klaver è la sua origine. E’ infatti figlio di un marocchino, è cresciuto in un quartiere popolare ed ha vissuto con i nonni. Suo padre, infatti, lo ha abbandonato da quando era piccolo e il cognome che porta è quello della madre, di origine indonesiana.
Klaver è entrato da poco a far parte della scena politica olandese, ereditando la leadership dei GroenLinks dal maggio 2015. Nel 2010 partecipò, settimo in lista, alle elezioni legislative per la lista dei Verdi. Nello stesso tempo iniziò ad occuparsi delle politiche sociali, del lavoro e dell’istruzione e cominciò a farsi conoscere a L’Aja.
Non solo. La stampa, sempre nel 2010, premiò i suoi interventi politici li dette un premio come “talento politico dell’anno”.
Dopo la crisi di Governo del 2012 e le elezioni, i Vedi ebbero solo 4 seggi. Klever divenne deputato e piano piano continuò la sua carriera politica. Nella scorsa legislatura fu apprezzato dai suoi connazionali per le campagne anti evasione fiscale, visto che i Paesi Bassi sono considerati una sorta di “Paradiso fiscale” nel cuore dell’Europa. ,
Nelle ultime settimane pre voto, la sua campagna elettorale è stata incentrata tutta contro il razzismo, per l’Europa e contro l’estrema destra.
Un altro elemento di valutazione di queste elezioni è la scarsa presenza femminile. Sylvana Simons, è la leader del DENK. E’ una nera che è stata vittima di minacce di morte da parte di militanti xenofobi. Si è opposta con forza all’anti islamismo di Wilders.
Ha avuto solo tre seggi, ma anche per lei potrebbe essere il trampolino di lancio per il futuro.