Di Pierpaolo Piras
Budapest. Contro ogni previsione della vigilia, Viktor Orban, leader del Partito Fidesz, ha vinto le elezioni ungheresi conquistando una maggioranza assoluta in Parlamento con 133 seggi si 199.
Una delle prime frasi pronunciate ad urne chiuse è stata: “Questa è una vittoria decisiva, in futuro saremo in grado di difendere la nostra madrepatria”. Gran parte della campagna elettorale è stata incentrata su questo significativo passaggio.
I suoi rivali come i socialisti (ex-comunisti) sono schiacciati al basso del 11,85 che sommato ai minuscoli “verdi” più altri, guadagnano il misero 12% .
Questo esaltante risultato ha motivazioni più che riconoscibili. Orban non è un neofita della Politica. E’ il suo terzo mandato dove i consensi sono stati superiori a quelli, già elevati, del secondo e del primo di otto anni fa.
All’epinicio in patria si specula da noi sullo slogan “Democrazia illiberale” col quale Orban sottolineava agli ungheresi la necessità di porre limiti risoluti e decisi alla grande folla di migranti pronti ad invadere il territorio ungherese . Ricordiamo che, nel precedente mandato, Fidesz fece già elevare un muro di filo spinato al confine con la Romania.
Evidentemente il popolo ungherese ha trovato in questa forza politica una voce capace di rappresentare la sovranità dello Stato magiaro unitamente ai propri sentimenti più intimi. Non dimentichiamo che il popolo ungherese è di antica e provata religione cattolica , con un forte spirito identitario della propria nazionalità, per secoli ha dovuto combattere ripetute quanto fallite guerre ed invasioni da parte dell’ Impero Ottomano , ha sviluppato, solo per quest’ultimo, uno storico , e quindi radicato, sentimento di avversione all’Islam, che tuttora si manifesta con irriducibile resistenza.
Qui da noi non si cede alla tentazione di descrivere, invece, questi ultimi fatti come una svolta autoritaria, pitturando il tutto con i colori di antiche ideologie che Storia e Ragione hanno condannate all’oblio.
Sarà L’Europa, semmai, ad avere qualche problema. Il partito Fidesz appartiene a quello Popolare Europeo di Junker ed altri, in un’Europa che, però, non ha ancora una politica chiara e condivisa verso il fenomeno dei migranti, percepito invece dagli europei, compresa l’Italia, come sempre più inaccettabile e destabilizzante.
Le vari Commissioni presenti a Bruxelles e che nessuno ha eletto, dovranno prenderne atto per evitare problematiche, stavolta di non trascurabile natura ed origine politica interna, capaci di minarne sensibilmente la validità e, a lungo andare, l’esistenza.
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