Di Fabrizio Scarinci
Abu Dhabi. Come in molti si aspettavano, pochi giorni dopo aver raggiunto un’intesa con la Francia riguardo all’acquisto di 80 cacciabombardieri Rafale, il governo emiratino ha comunicato a quello statunitense la propria intenzione di sospendere a tempo indeterminato il “maxi-accordo” dello scorso anno secondo cui l’aeronautica del Paese avrebbe dovuto ricevere dagli USA 50 F35 A, 18 MQ-9B Reaper e un corposo quantitativo di bombe e missili di precisione.
Siglata in seguito al raggiungimento degli “accordi di Abramo” (per i quali era stata, forse, anche una sorta di ricompensa), nel corso degli ultimi mesi l’intesa emiratino-statunitense ha, in effetti, incontrato numerosi ostacoli, dovuti tanto all’Amministrazione Biden, che, almeno in una fase iniziale, era apparsa particolarmente dubbiosa riguardo all’accordo, quanto alla feroce opposizione di una parte del Congresso, che, malgrado il cospicuo valore della commessa (si parla di oltre 23 miliardi di dollari), ha costantemente cercato di ritardare la sua approvazione a causa delle sempre più strette relazioni tra emiratini e cinesi.
Tutto questo, unito alle numerose restrizioni poste dagli USA riguardo all’utilizzo dei “Lightning” (di cui Abu Dhabi avrebbe, tra l’altro, potuto ottenere solo una versione “degradata”), aiuta a comprendere meglio la recente presa di posizione del governo della piccola petro-monarchia.
Nondimeno, secondo veri esperti, l’idea che Abu Dhabi rinunci del tutto ai nuovi jet statunitensi appare decisamente poco probabile e tale sospensione sembrerebbe, più che altro, avere lo scopo di ottenere condizioni più vantaggiose nel prossimo futuro.
Ad oggi, infatti, la prima linea da combattimento della “United Arab Emirates Air Force” risulta incentrata su 59 Mirage 2000 e 78 F 16.
Quanto ai Mirage, la loro introduzione risale, in parte, alla fine degli anni 80 (con l’acquisto di 36 velivoli delle varianti EAD, RAD e DAD) e, in parte, ai primi anni 2000, quando vennero introdotte alcune decine di esemplari della variante 2000-9 (a cui sarebbero, poi, stati aggiornati anche gli esemplari dei lotti precedenti ancora in servizio). Quanto agli F 16, invece, si tratta di velivoli appartenenti alla super-performante versione E/F Block 60, che Loocked Martin ha sviluppato in tempi relativamente più recenti proprio al fine di soddisfare le esigenze dell’aeronautica emiratina.
Alla luce di ciò, sembrerebbe quindi che, con l’acquisto dei nuovi Rafale (le cui consegne dovrebbero iniziare nel 2026), Abu Dhabi intenda, più che altro, trovare un sostituto per la propria flotta di Mirage, mentre gli F 16 dovrebbero restare in servizio ancora per diverso tempo.
Di conseguenza, è assai probabile che, quando arriverà il momento della loro sostituzione, anche in considerazione del costante rafforzamento delle difese aeree e antiaeree iraniane, il governo emiratino possa tornare ad interessarsi alle spiccate capacità stealth degli F 35 (sebbene, alla luce della situazione appena descritta, non è affatto scontato che gli americani siano davvero intenzionati a cederli).
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