Energia: a Milano un focus sul nucleare. Al centro del confronto anche la filiera italiana della sicurezza e del decomissioning

MILANO. Il nucleare di IV generazione, la gestione delle scorie, la filiera italiana della sicurezza e del decomissioning, la risposta al dilemma NIMBY sono al centro del primo appuntamento della IV edizione di iWeek, promossa da V&A – Vento & Associati e Dune con il titolo “Nucleare, si può fare?”, che si terrà a Milano nei prossimi giorni.

Tra i temi più innovativi, la trasmutazione sarà in particolare affrontata nel primo dei tre talk della giornata.

Questa tecnologia, attraverso l’uso di combustibile a base di torio, non solo permette di risolvere il problema delle scorie nucleari, ma anche di aprire la strada a un’era di energia illimitata, sicura, ecologicamente pulita, non proliferante e virtualmente inesauribile.

Un lago a forma di casa con pannelli solari e batterie nel mezzo di una foresta sana, simbolo dell’immagazzinamento ecologico dell’energia solare in condizioni domestiche rendering 3d

A parlarne saranno Federico Carminati, Co-founder & Chief Technology Officer di Transmutex, Riccardo Casale, CEO di Ansaldo Nucleare, Luca Mastrantonio, Head of Nuclear Innovation di Enel, Lorenzo Mottura, EVP Strategy, Corporate Development & Innovation di Edison e Ezio Palmisani, Presidente e CEO di Duferco Engineering. Modererà Cheo Condina, Vice Caposervizio di Radiocor Il Sole 24 Ore.

“Produrre energia pulita senza scorie nucleari a lunga vita – dichiara Federico Carminati, Co-Founder & Chief Technology Officer di Transmutex – è il principio sul quale si basa l’idea di trasmutazione nucleare, un settore nel quale Transmutex è pioniere assoluto. Si tratta di un tipo di energia nucleare completamente nuovo, priva di emissioni di anidride carbonica e senza le sfide tradizionali delle centrali atomiche esistenti, capace di fornire elettricità a costi competitivi, grazie soprattutto a una minor quantità di carburante necessaria, mille volte inferiore a quella di un reattore classico, e alla definitiva risoluzione del problema dei costi di stoccaggio e smaltimento delle scorie radioattive”.

Con la trasmutazione nucleare, gli elementi più radioattivi vengono trasformati in altri elementi meno radioattivi, producendo energia.

La continua ripetizione di questo processo trasmuta le nuove scorie in materiale via via sempre meno radioattivo, ottenendo enormi quantità di energia attraverso l’utilizzo di un reattore sottocritico veloce in cui un fascio di particelle, prodotto da un acceleratore accoppiato, entra nel nocciolo per mantenere attiva la reazione a catena che, altrimenti, non potrebbe autoalimentarsi.

Senza l’alimentazione del fascio, infatti, il reattore si spegne entro due millisecondi, rendendo impossibili incidenti analoghi a quello di Chernobyl.

Inoltre, grazie all’impiego del torio, è possibile riutilizzare le scorie radioattive delle vecchie centrali a fissione come carburante.

Le nuove centrali a trasmutazione permetteranno, quindi, di produrre energia sicura smaltendo i vecchi rifiuti radioattivi, sfruttando interamente il combustibile e producendo elettricità in modo continuo e in grandi quantità senza emissioni di gas serra.

Rispetto all’uranio, il torio comporta diversi vantaggi.

Innanzitutto, è più abbondante, poiché è presente nella crosta terrestre in quantità di circa quattro volte superiori, stimate in circa dodici milioni di tonnellate.

Uno scienziato in tuta protettiva e maschere lavora in un laboratorio di ricerca utilizzando provette per microscopi per apparecchiature di laboratorio

Inoltre, il torio è un materiale fertile e pertanto interamente utilizzabile in reattori autofertilizzanti senza bisogno di arricchimento.

Un reattore alimentato al torio produce poi una quantità minima di elementi radioattivi a vita lunga come plutonio, americio e curio.

Questo fa sì che il combustibile esaurito, che rimane nel reattore, abbia una pericolosità di mille volte inferiore a quella di un reattore all’uranio e che le scorie prodotte possano essere smaltite più facilmente.

In aggiunta, dal punto di vista delle politiche nazionali, la riduzione dei rifiuti nucleari, grazie all’utilizzo di combustibili alternativi o “circolari”, ossia che riutilizzano non solo gli scarti prodotti dallo stesso reattore, ma anche quelli di altri reattori non di quarta generazione, contribuisce a mitigare la sindrome NIMBY.

Infine, la maggiore disponibilità del torio, insieme alla sua più equa distribuzione geografica e le caratteristiche della sua catena di fornitura, più sicura e corta in prospettiva, tendono a mitigare l’incidenza dei rischi di natura geopolitica e geoeconomica.

Per il programma completo e per ulteriori informazioni si invita a visitare il sito di iWeek.

La quarta edizione di iWeek “Nucleare, si può fare?” è realizzata con il sostegno di Transmutex, Edison, Ansaldo Nucleare, Ultra Safe Nuclear Corporation, Campoverde, Banca Finnat, BS Urban, SWG e Volocom Technology e con il patrocinio di Regione Lombardia, Agenzia ICE, Enea, Associazione Italiana Nucleare e il Politecnico di Milano.

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