ESCLUSIVA. Sindacati militari: Parla il Generale di Brigata Francesco Maria Ceravolo (presidente COCER ESERCITO): “Il Comandante sarà sempre il primo rappresentante dei suoi soldati”

Roma. Il Generale di Brigata Francesco Maria Ceravolo è, oggi, il presidente del Consiglio Centrale di Rappresentanza Esercito (COCER).

Lo sguardo tradisce determinazione e umanità, tanta. Fierezza, orgoglio e senso di appartenenza. Fierezza di uomo nel servire la Patria cui ha giurato fedeltà, orgoglio di comandante che nella sua lunga carriera operativa a comando di uomini sia sul territorio nazionale che in Teatri operativi esteri ben conosce esigenze e necessità di chi come lui, ad ogni livello della gerarchia militare, ha fatto una scelta di vita, mettendo la propria a servizio della nostra Nazione.

Il Generale di Brigata Francesco Maria Ceravolo, presidente COCER Esercito

Ed ancora: senso di appartenenza all’Esercito Italiano, Forza Armata nella quale presta servizio fin dal 1981 anno in cui iniziò a frequentare il 163° corso “Lealtà” all’Accademia Militare di Modena. Idee chiare, pensieri concisi e precisi. Le parole confermano ciò che i nostri sensi percepiscono nel corso dell’intervista..

Generale, come giudica la costituzione dei Sindacati nelle Forze Armate?

Le associazioni sindacali militari, secondo quanto già sancito dalla circolare emessa lo scorso mese di ottobre dal nostro ministro della Difesa Elisabetta Trenta, rappresentano, ormai, il futuro della nostra Forza Armata. Ciò che ci si auspica è che la legge preveda anzitutto un numerico preciso di associazioni sindacali riconosciute, in modo da rappresentare effettivamente esigenze legittime del personale e non sparuti gruppi o peggio interessi di singoli.

In tal modo si avrebbero interlocutori ben definiti per rendere ancor più concretamente e fattivamente efficace ed efficiente il confronto tra le parti. Inoltre ci si augura, e sono certo che sarà così, come già dichiarato dal ministro – cito la stessa testualmente – che “esse sorgano e agiscano entro i limiti che la specificità del comparto richiede” e, aggiungerei, che conservino al loro interno, nel tempo, le specifiche peculiarità che la nostra Forza Armata sottende.

Vien da se che, soprattutto in Teatro operativo, in missione in Italia o anche in attività addestrative, dove si impiegano armi e mezzi sofisticati e dove c’è di mezzo la vita delle persone, non può esistere la messa in discussione di un ordine dato da un comandante a chi ha giurato fedeltà alla Repubblica Italiana nonché di osservarne la Costituzione e le leggi e di adempiere con disciplina e onore tutti i doveri dello Stato per la difesa della Patria e la salvaguardia delle libere Istituzioni, come recita il giuramento che ognuno di noi presta alla Repubblica.

Una volta che sarà promulgata una legge ad hoc, quale sarà il futuro dell’attuale Rappresentanza?

È chiaro che con la promulgazione di una legge ad hoc le “vecchie” rappresentanze militari non potranno coesistere con le costituende associazioni sindacali.

Il Parlamento dovrà varare una legge sui sindacati militari

Di fatto con la nascita delle seconde, si attesterebbe l’incompatibilità della sussistenza delle prime. Sempre auspicabile sarebbe la coesione e l’unicità di vedute tra le diverse nascenti associazioni sindacali militari sui temi di fondo e che queste realmente abbiano a cuore l’andamento della vita lavorativa dell’uomo/soldato e che siano davvero rappresentative di tutte le categorie di personale e affrontino concretamente le numerose problematiche presenti nel comparto difesa in maniera omnicomprensiva, partecipativa e senza pregiudizi.

Il ministro Trenta l’ha definita una “opportunità”. Qual e’ la sua opinione?

La nascita delle associazioni sindacali militari può rappresentare un’opportunità se regolamentata in maniera precisa e ben definita da una legge ad hoc che presti attenzione fondamentalmente ai punti già accennati nelle risposte su date e ne sancisca chiaramente i termini, ossia, ribadisco in sintesi: numero definito e limitato di associazioni sindacali militari in modo che siano rappresentative, campo di intervento delle stesse e regole ben precise allo scopo di garantire la piena aderenza delle Forze Armate ai principi della Costituzione repubblicana quindi l’impossibilità di influenze esterne e non istituzionali sulle Forze Armate da parte di gruppi di pressione/potere per mezzo dei sindacati. In sostanza ben vengano i sindacati militari se opportunamente adeguati alla variegata e complessa realtà delle nostre Forze Armate.

Il ministro Trenta in un viaggio in Kosovo

Nel rapporto con il personale cosa cambierà?

Dall’esperienza operativa che mi porto sulle spalle come “bagaglio di vita”, essendo stato comandante di uomini sia sul territorio nazionale che in attività operativa estera, le posso assicurare, anzitutto, che il primo rappresentante dei singoli soldati è proprio il Comandante che è il primo “soldato fra soldati” di una categoria di “lavoratori” unici nella loro specificità quali i singoli soldati e come gruppi organizzati per l’assolvimento dei compiti che solo il Governo e il Parlamento della Repubblica dovranno continuare ad assegnare allo strumento militare. Dunque, non cambierà fondamentalmente nulla perché prima che una cosa caschi sul proprio personale dipendente, il Comandante, mi consenta una metafora per chiarificare e semplificare meglio il mio pensiero, aprirà sempre il suo ombrello per riparare i suoi uomini dalla pioggia.

Il sindacato arriverà dove i Comandanti non possono arrivare impedendo che l’etica del sacrificio e del dovere, propria dello status militare, diventi un alibi per non riconoscere dei sacrosanti diritti ai cittadini – soldati. Quindi, io vedo come controparte del sindacato il Governo che è l’Istituzione preposta all’allocazione delle risorse al budget della Difesa.

Non si dovrebbero più assegnare missioni o chiedere l’applicazione di leggi e norme senza la preventiva copertura finanziaria scaricandone gli oneri sui militari e così minando l’unità tra comandanti e soldati. Questo dovrebbe essere il primo compito del sindacato militare!

Cambierà molto per un Comandante?

Un Comandante è normalmente gravato da molteplici responsabilità discendenti da leggi e regolamenti oltre che da incombenze di natura organizzativo-gestionale e operative. Inoltre, in molte realtà militari sono già in essere attività negoziali con le sigle sindacali che rappresentano il personale civile della Difesa, perciò non intravedo particolari problematiche.

L’importante è che i campi d’azione delle associazioni sindacali siano, ribadisco, prima regolamentati e delineati dalla specifica legge e successivamente ben compresi da tutto il personale.

A proposito del personale, come giudica le ultime proposte del Governo sull’impiego dell’Esercito in attività a Roma: la famosa questione della copertura delle buche? Lo stesso ministro della Difesa l’ha definitiva “semplificazione giornalistica”.

Come noto il compito dell’Esercito, così come delle altre Forze Armate, è assicurare, in conformità al giuramento prestato e in obbedienza agli ordini ricevuti, la difesa della Patria e concorrere alla salvaguardia delle libere istituzioni ed al bene della collettività nazionale nei casi di pubbliche calamità.

Le Forze Armate hanno specifici compiti da assolvere che sono chiaramente indicati dal dettato normativo vigente. Dunque, tale tipologia di intervento potrà attuarsi in casi di assoluta emergenza e previo una copertura finanziaria a monte per evitare, come già dichiarato pubblicamente in un comunicato stampa firmato dal Consiglio centrale di rappresentanza dell’Esercito che ho l’onore di presiedere, che accada quanto avvenuto già per l’Operazione “Strade Sicure”, ossia il mancato finanziamento delle numerose ore di straordinario accumulate dai soldati impiegati nella suddetta Operazione sul territorio nazionale.

Militari impiegati nell’Operazione “Strade Sicure” all’Altare della Patria

 

Non si può e non si deve né sminuire l’alto valore del giuramento prestato per servirsi di una “manovalanza a basso costo” né tanto meno, come precisato già nel suddetto comunicato, pensare che a pagare siano le tasche dei militari ed i sacrifici loro e delle loro famiglie.

La legge di bilancio 2019 cosa toglie alle Forze Armate?

Limitatamente gli aspetti di mia competenza attribuisce risorse insufficienti per il personale che potrà “godere” di un aumento medio lordo mensile inferiore ai 40 euro. Per intenderci poco più che un caffè al giorno.

Ci sono altri Paesi che investono nel comparto Difesa e Sicurezza. L’Italia no. Perché secondo lei: troppo pacifismo da talk show?

Sebbene le Forze Armate riscuotano ampio consenso tra la popolazione, in particolar modo quando impiegate in missioni di stabilizzazione all’estero, in attività di soccorso alle popolazioni ovvero per migliorare la percezione della sicurezza pubblica, in altre occasioni vengono viste come poco utili e fonte di spese spropositate associando, magari, il budget di altre nazioni al nostro che non è comparabile invece con quello dei principali paesi con lo stesso livello di PIL.

Citando un aneddoto esemplificherei il tutto con una frase molto di moda fra i soldati sui social “Dio e il soldato, durante la carestia e la guerra, vengono pregati, ma quando vi è la pace Dio è dimenticato e il soldato disprezzato”. Guarda caso, infatti, quando ci si trova davanti a un’emergenza nell’immaginario collettivo subito si materializza l’idea comune di “CHIAMARE L’ESERCITO”.

Militari impegnati nell’Operazione Sabina, in occasione del sisma del 2016

Ritengo, dunque, alla luce di ciò, fondamentale instillare una maggiore cultura della Difesa. In tale direzione sono perfettamente concorde con quanto dichiarato anche dal sottosegretario della Difesa Angelo Tofalo che ha sottolineato come “La sfida al cambiamento è quella di rendere la Difesa uno strumento sempre più integrato al Sistema Paese e quindi, per raggiungere questo ambizioso obiettivo, serve uno sforzo comune mirato a costruire una cultura della Difesa e della Sicurezza Nazionale

Cosa pensa dei mancati pagamenti degli straordinari effettuati dal personale militare nell’ambito dell’Operazione “Strade Sicure”?

Il personale impiegato in tale operazione è sottoposto a un carico di lavoro consistente che, per poter essere svolto in un’adeguata cornice di sicurezza per gli operatori e per i cittadini, per i più svariati e contingenti motivi (vedasi traffico, condizioni metereologiche avverse etc…) necessita di turnazioni e di tempi di trasferimento da e per i luoghi da vigilare talvolta più lunghi di quelli previsti.

A tal proposito il COCER Esercito ha già espresso pubblicamente in un comunicato stampa la forte delusione del personale militare per il mancato finanziamento delle risorse necessarie a pagare le milioni di ore di straordinario svolte per la sicurezza dei cittadini nell’Operazione “Strade Sicure”.

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