Di Francesca Cannataro
Lecce. (dalla nostra inviata) Sguardo fiero, sorriso rassicurante, occhi che si illuminano nel parlare delle due “specialità” dell’Arma, “Cavalleria di linea” e “Carristi”. Ma soprattutto una passione viva e forte che trapela in ogni gesto e in ogni singola frase proferita. Orgoglio, dignità e senso di appartenenza.
Lui è il Generale di Brigata Angelo Minelli comandante della Scuola di Cavalleria di Lecce. Ufficiale Comandante pragmatico, forgiato e plasmato all’ombra degli antichi valori cavallereschi di lealtà, signorilità e coraggio applicati all’oggi con lo sguardo rivolto al domani.

Il Comandante della Scuola di Cavalleria Generale di Brigata Angelo Minelli
Lo incontriamo nella “sua” Scuola di Cavalleria, Istituto che comanda da ormai due anni e che di fatto è, per la sua multiforme e variegata configurazione, un fiore all’occhiello dell’Esercito Italiano. Nei corridoi del comando scorre un ordinato brulicare di operatività. Tante anime in una. E il Generale Minelli ce le presenta in maniera sapiente, compiaciuto e riconoscente, anzitutto, all’intero quadro permanente dell’Istituto, al quale non perde occasione per rivolgere sincera riconoscenza per l’operato concretizzato per incrementare sempre più l’efficienza e l’efficacia della Scuola posta al suo comando. Uomo tra gli uomini. Primus inter pares. L’alto Ufficiale ci parla anzitutto utilizzando il linguaggio degli uomini. Dei suoi uomini.
Nella nostra conversazione percepiamo appieno tutta la fierezza di un Comandante verso i suoi soldati. Professionisti di elevato spessore.
La Scuola di Cavalleria è la “casa madre” di tutti i Cavalieri, cuore pulsante della formazione e della specializzazione del personale dell’Arma di Cavalleria. Signor Generale, ci parla dei compiti, della struttura e dell’organizzazione della Scuola posta al suo comando?
La Scuola di Cavalleria è la scuola di “specializzazione” dove viene formato il personale militare dell’Esercito appartenente a ogni categoria: Ufficiali, Sottufficiali, Graduati e Militari di truppa che al termine delle rispettive fasi formative “comuni” con tutti gli altri colleghi, vengono assegnati alle due specialità dell’Arma di Cavalleria e devono quindi essere formati, nelle rispettive mansioni e incarichi, per operare a bordo dei mezzi “blindati” e “corazzati” in dotazione ai nostri Reggimenti. Rispetto a tali specificità la Scuola è l’unica su tutto il territorio nazionale.
Non solo scuola di specializzazione ma anche polo per l’aggiornamento della dottrina e dei regolamenti. Tante e diverse sono le peculiarità e le varie anime di questo Istituto. Qual è la loro singola e rispettiva valenza?
Il personale, ripartito su tre sedi differenti, opera nelle varie componenti ed estensioni dell’Istituto tutte importantissime e facenti parti di un meccanismo completo ed efficiente: il Comando Scuola, che quotidianamente supporta la mia azione di indirizzo e controllo sulle molteplici attività, operando con leale e partecipe onestà d’intenti in tutti i settori d’intervento, garantendo sempre risultati concreti e di assoluto rilievo; il Reggimento Addestrativo, con i 3 squadroni “allievi” e i 4 dipartimenti didattici, che costituiscono il “cuore pulsante” dell’attività formativa di specializzazione; il Reparto Comando e Supporto Logistico, che garantisce l’efficienza dei mezzi “necessari” per lo svolgimento delle attività didattiche e per la funzionalità della Scuola oltre che la complessa gestione del Poligono di “Torre Veneri”, che con i suoi 685 ettari di superficie e quasi 4 chilometri di battigia, costituisce quell’inestimabile risorsa, ove hanno luogo tutte le esercitazioni svolte dagli allievi durante i vari corsi, oltre che da molteplici unità della Forza Armata impegnate in attività addestrative; il Centro Ippico Militare della Scuola che, concorrendo al mantenimento delle tradizioni equestri della Cavalleria, svolge corsi regolari di addestramento di base e avanzato a favore degli Ufficiali e dei Marescialli Allievi, oltre che di altro personale civile e militare richiedente; i due Comandi alla Sede, delle caserme “Zappalà” e “Floriani”, ove il personale opera con silente professionalità e diuturna buona volontà, al fine di garantire la complessa gestione e la necessaria manutenzione alle articolate e talvolta “datate” infrastrutture. Nel complesso, dunque, alla specializzazione del personale della nostra Forza Armata appartenente all’Arma di Cavalleria, che rappresenta il core business del nostro Istituto, sono da aggiungere le non meno importanti attività ricondotte alla costante e assidua redazione, manutenzione e revisione della dottrina e della regolamentazione addestrativa d’Arma, di cui noi siamo unici “responsabili e custodi” per la Forza Armata. Un lavoro silente e quasi invisibile ma di fondamentale importanza per i nostri reparti operativi, che non può in alcun modo essere omesso o sottovalutato.

Attività addestrativa nel poligono di Torre Veneri
Carducci, D’Annunzio, De Amicis, Pascoli solo alcuni dei nomi illustri che hanno celebrato e lodato, tramandandola alle future generazioni, la storia e le vicende dell’Arma di Cavalleria. Si dice, infatti, che Cavalleria prima che un’Arma è un vero e proprio stile di vita. Quanto e in che modo la Scuola contribuisce alla trasmissione e alla custodia dei valori fondamentali che da sempre caratterizzano e rappresentano i capisaldi dell’Arma di Cavalleria nell’immaginario collettivo e come li concretizza all’interno del tessuto sociale in cui è inserita la Scuola?
L’essere “cavalieri” può essere effettivamente considerato, oltre che una sintesi dei granitici valori militari che contraddistinguono tutte le Armi e i Corpi dell’Esercito Italiano, “anche” uno stile di vita! Non a caso ci ispiriamo a San Giorgio, nostro patrono e protettore, che seppe sacrificare la sua giovane vita per la fede in Cristo e per il bene altrui, inconsapevole che sarebbe poi divenuto per molti il simbolo di quel patrimonio inestimabile di valori e di esemplari testimonianze di fermezza, coraggio, senso del dovere, onore e generosità. Princìpi a cui noi oggi facciamo riferimento e in nome dei quali tanti Cavalieri hanno sacrificato (e sono pronti a sacrificare) se stessi al servizio della Patria e del prossimo, a volte anche al prezzo del bene supremo della propria vita.
Come Scuola di Cavalleria, traendo l’abbrivo da tali valori, numerose sono le iniziative che conduciamo e portiamo avanti sul territorio salentino, che danno “concretezza” alla nostra voglia di essere “per la gente”, “con la gente” e “tra la gente”. Tra queste mi piace ricordare anzitutto il protocollo d’intesa stipulato con la onlus Ipposalento che si occupa di ippoterapia e che nel nostro Centro Ippico Militare svolge corsi a favore di bambini cui la vita ha riservato un destino più in salita del nostro. E poi le varie donazioni di sangue che consentono ogni anno di raccogliere, soprattutto nel periodo estivo in cui vi è grande necessità, numerosissime quantità di sacche di sangue a favore del Servizio Trasfusionale dell’Ospedale ”Vito Fazzi” di Lecce. E ancora le consistenti raccolte alimentari condotte da noi Cavalieri del Salento e destinati alla Caritas Diocesiana di Lecce, oltre che donazioni di libri per bambini e giochi di vario genere a favore di talune organizzazioni del territorio preposte alla cura e alla tutela di minori bisognosi.
Tra tradizione e innovazione, quali le sfide per il futuro?
La conoscenza della storia militare costituisce, in generale, un requisito importantissimo per tutto il personale che decide di abbracciare la professione militare. Peraltro, la storia della Cavalleria Italiana, bellissima nel suo genere, affonda le radici in un passato di ben trecento anni e ripercorre tutte le fasi che hanno portato alla costituzione della nostra Nazione e del nostro Stato.
Gli schemi e le regole che caratterizzavano un tempo la nostra Arma costituiscono oggi, opportunamente mitigati e attualizzati, quel patrimonio di tradizioni che tiene acceso lo spirito di corpo della Scuola di Cavalleria e dei nostri Reggimenti, costituendo un patrimonio che deve assolutamente essere salvaguardato. Brindare con la tipica “carica” ovvero inneggiare allo Stendardo di questo o quel Reggimento oppure a San Giorgio, sono semplici esempi di “sane tradizioni” che vedono i Cavalieri di ogni età, rango e grado identificarsi in valori comuni ove convergono emozioni, aspettative e intenti. Dalle tradizioni e dalla conoscenza della nostra storia traiamo dunque quotidiani ammaestramenti, pur consapevoli che il nostro futuro ci porta, giorno dopo giorno, verso una sempre più spinta evoluzione in campo tecnologico.
L’ammodernamento dell’Arma ci ha visto passare dal cavallo al mezzo meccanico, quest’ultimo divenuto via via sempre più complesso ed evoluto. Le attuali piattaforme da combattimento e i relativi sensori di cui siamo dotati per assolvere ai molteplici compiti che ci competono sul campo di battaglia in quanto “interpreti attivi” della manovra, costituiscono quel patrimonio dal quale non possiamo prescindere e al quale siamo intimamente legati tramite un processo di “amalgama” che ci rende un unico “sistema d’arma”, al pari di quello che in passato era rappresentato dal binomio cavaliere-cavallo.
Nel prossimo futuro si profilano ulteriori sfide che ci vedranno sempre più coinvolti nel processo di “digitalizzazione” degli spazi ove ci troveremo ad operare, al pari e insieme alle altre componenti del nostro Esercito e delle nostre Forze Armate, certi di riuscire ad essere all’altezza di chi, prima di noi, non ha esitato (parafrasando il motto della nostra Scuola) a gettare con impeto il proprio cuore oltre l’ostacolo.
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