Esercito: 150 anni fa i Bersaglieri e gli Artiglieri consegnarono Roma al Regno d’Italia. Celebrata ieri la battaglia di Porta Pia

Roma. Centocinquanta anni fa i Bersaglieri consegnarono Roma al Regno d’Italia.

I Bersaglieri entrano a Roma (20 settembre 1870)

E a Porta Pia, nel quartiere Nomentano avvenne il celeberrimo attacco alle Mura Aureliane che passò alla storia come la Breccia di Porta Pia.

E ieri, alla presenza del capo di Stato Maggiore della Difesa Generale Enzo Vecciarelli, del capo di Stato Maggiore dell’Esercito Generale di Corpo d’Armata Salvatore Farina e delle varie autorità civili e militari è stata deposta una corona d’alloro in memoria dei caduti presso la lapide commemorativa della battaglia del 1870.

Bersaglieri e Polizia Municipale di Roma depongono una corona d’alloro

Un picchetto armato di Bersaglieri, corpo dell’Esercito protagonista della presa di Roma, ha reso gli onori alle Autorità indossando l’uniforme storica in dotazione alle truppe dell’epoca.

Era il 20 settembre del 1870 quando i soldati italiani, sotto il comando del Generale Raffaele Cadorna, a partire dalle 4 del mattino sferrarono l’attacco contro le milizie pontificie per entrare a Roma.

Il primo colpo di cannone fu sparato alle 5.10, da una batteria di artiglieria comandata dal Capitano Giacomo Segre e schierata a circa 500 metri dalle Mura Aureliane.

In poco meno di 4 ore di cannoneggiamenti, il fuoco delle artiglierie italiane aprì una breccia di circa trenta metri nelle mura difensive, alla destra di Porta Pia.

Fu in quel punto che le Fanterie della 12ª Divisione (12° Bersaglieri e 2° Battaglione del 41° Fanteria) e la colonna di sinistra dell’11ª Divisione (34° Bersaglieri e parte del 19° Fanteria) si scontrarono con gli Zuavi al comando del Generale Kanzler.

Gli uomini della difesa pontificia si arresero all’avanzata dei Bersaglieri e la battaglia si concluse con decine di vittime in entrambi gli schieramenti: 49 caduti tra le fila dell’Esercito Italiano (il primo fu il Maggiore Giacomo Pagliari) e 69, tra morti e feriti, nei ranghi papalini.

La Breccia di Porta Pia è considerata l’ultima vera battaglia del Risorgimento e la prima che, a distanza di neppure dieci anni dall’unificazione d’Italia, vide combattere sotto la stessa bandiera
soldati di ogni estrazione sociale, provenienti da tutte le regioni del Paese.

Non fu dunque una guerra solo piemontese ma nazionale.

Nelle Divisioni e nei Battaglioni che entrarono a Roma in quel 1870 ci fu infatti quella stessa mescolanza di uomini del Nord e del Sud che 45 anni più tardi si ritroverà nelle trincee della Prima Guerra mondiale.

Un momento delle celebrazioni per la presa di Roma del 20 settembre 1870

Pochi giorni dopo la “Breccia”, un plebiscito popolare sanciva l’annessione di Roma al Regno d’Italia e l’anno successivo, a febbraio, la Città Eterna veniva ufficialmente proclamata Capitale d’Italia.

Il Corpo dei Bersaglieri fu istituito il 18 giugno 1836 con il Regio Decreto del Re Carlo Alberto di Savoia, su proposta dell’allora Capitano delle Guardie Alessandro Ferrero della Marmora.

Il Capitano delle Guardie Alessandro Ferrero della Marmora

In origine truppe scelte dell’allora Armata Sarda, poi Regio Esercito Italiano, ed espressione di velocità, alta mobilità e capacità di tiro.

Da allora i fanti piumati hanno scritto le pagine più importanti del Risorgimento e della storia d’Italia: dalle guerre di indipendenza ai primi interventi in aiuto alla popolazione, come per i soccorsi prestati a Reggio Calabria e Messina per il terremoto del 1908; dalle due Guerre mondiali alle attuali operazioni internazionali all’estero, sino all’impiego all’interno dei nostri confini in supporto alle Forze dell’Ordine o per casi di pubblica calamità.

I Bersaglieri sono oggi una specialità dell’Arma di Fanteria ricca di storia e tradizioni, ammirati dagli italiani per la loro caratteristica corsa al suono della fanfara, apprezzati per la loro
presenza sul territorio, per il sostegno offerto ai cittadini, nonché per la generosità, l’altruismo e l’amore di Patria che da sempre caratterizzano questo storico Corpo dell’Esercito Italiano.

Anche l’Artiglieria è cambiata e si è evoluta dal 1870 a oggi.

La squadra pezzo dell’Esercito in uniforme storica del 1870

Da sempre Arma deputata al Supporto al combattimento per le fanterie, i cannoni a tiro diretto delle guerre dell’800 hanno ceduto il passo ai moderni obici montati su affusti ruotati o mezzi cingolati, che permettono di colpire le linee avversarie fino a oltre 40 chilometri di distanza e con munizionamento particolare anche 70 e 100 chilometri.

L’impiego dell’Artiglieria continua a variare nel tempo con l’acquisizione di materiali sempre più sofisticati ed efficienti. E se una volta il tiro poteva essere diretto dallo schieramento dei pezzi, oggi l’aumento delle gittate ha richiesto la costituzione di unità agili e capaci di infiltrarsi nel territorio, controllarlo e acquisire obiettivi in profondità.

In sintesi la conquista di Roma e l’annessione dello Stato Pontificio al Regno d’Italia fu il risultato di uno sforzo corale pluriarma del giovane Esercito Italiano ma fu anche un evento che sortì il consenso del popolo romano, che con il successivo plebiscito sancì l’unità di intenti e di armonica compartecipazione tra Esercito e cittadini.

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