Esercito, al CAT di Monte Romano l’esercitazione “Scorpione 1/20”. Una compagnia del 9° Reggimento Alpini de L’Aquila in addestramento per un impiego nella NATO Readiness Initiative

Monte Romano (Viterbo) – dal nostro inviato. Nei 72 chilometri quadrati del Poligono di Monte Romano (Viterbo) per quasi tutti i mesi dell’anno si addestrano vari reparti delle Forze Armate, per lo più per impieghi fuori area.

E’ un’infrastruttura disponibile per esercitazioni fino a livello di gruppo tattico a fuoco o a salve. Viene usata anche dall’Arma d’Artiglieria per l’utilizzo di calibri fino a 155 mm, come ad esempio i PZH2000.

L’esercitazione a fuoco dei PZH

Si possono esercitare anche assetti dell’Aviazione dell’Esercito (AVES) con l’utilizzo di armi di bordo dei loro elicotteri.

Il CH47 in versione F dell’AVES

Come quello di Capo Teulada (Cagliari), il CAT (Centro di Addestramento Tattico) viterbese è detto di “primo livello”. Ovvero al suo interno un battaglione può essere preparato a combattere contro una compagnia.

I CAT di primo livello sono quasi sempre utilizzati per approntare quelle unità e quelle Task Force che stanno per essere dispiegate in un Teatro Operativo.

COME VIENE ORGANIZZATO UN ADDESTRAMENTO AL CAT DI MONTE ROMANO

Tutto inizia dalla training audience, ovvero da quale reparto si deve addestrare e quale deve essere il suo livello di addestramento.

Un’alpina impiegata in esercitazione

Circa un mese prima si tiene una riunione con il reparto che dovrà tenere l’attività.

Vengono forniti al CAT gli obiettivi addestrativi. Una volta che essi sono stati recepiti, viene costruito uno scenario che serve a stimolare quelle capacità che si intendono addestrare.

Si passa poi ad analizzare la minaccia che, presumibilmente, le unità che si dovranno addestrare potrebbero incontrare una volta impiegate.

Sulla minaccia, sui rischi che le unità potrebbero trovare in un impiego fuori area viene costruito a cura del CAT tutto un pacchetto di attività che le OPFOR dovranno svolgere, in occasione dell’esercitazione sul terreno.

Il terzo punto che viene tenuto in considerazione per realizzare uno scenario sul quale poi addestrarsi è quello delle procedure utilizzate nel Teatro Operativo dove poi le unità saranno inviate.

IL CAT di Monte Romano accetta, da parte degli ufficiali addetti all’addestramento dei vari reparti che saranno chiamati ad addestrarsi qualsiasi idea, proposta.

Non esistono, usiamo una metafora della moda, abiti preconfezionati. Tutto, come in una sartoria, viene realizzato a misura delle esigenze della training audience.

Se, ad esempio, l’unità vuole stimolare di più un determinato aspetto addestrativo prima di essere immessa in Teatro lo può, senz’altro, fare.

La stessa esercitazione è dinamica. Il confronto è tra persone. Da una parte ci sono le BLUEFOR e dall’altra le OPFOR. Ognuna partecipa all’addestramento facendo il suo lavoro. Ognuno pensa con la propria testa.

Una squadra di BLUEFOR attacca una postazione OPFOR

E perciò, oltre a quello che è stato preparato, il personale dell’uno e dell’altro schieramento si adatta agli eventi.

Se, ad esempio, nel corso dell’esercitazione le OPFOR individuano un punto debole dell’unità in addestramento, chiaramente la metteranno in difficoltà. Il “gioco” è libero.

Una postazione OPFOR

Tutto questo viene fatto nel bene della training audience per renderla consapevole di quali sono le proprie vulnerabilità.

Dal punto di vista addestrativo è molto importante che tutto si svolga come se accadesse nella realtà.

La prima settimana di esercitazione vengono svolte procedure basiche che servono poi agli operatori ad entrare direttamente nel “film”.

In questo caso qualora si commettessero degli errori, si può riprovare l’esercizio fin quando l’unità non lo ha mandato a memoria.

Per l’addestramento di reparti che dovranno essere immessi in Teatri Operativi all’interno del Poligono di Monte Romano viene riprodotta, nel modo più fedele possibile, la realtà vera che essi andranno a trovare.

La Training Audience (BLUEFOR) dovrà confrontarsi oltre che con le OPFOR anche con la popolazione civile, le forze di sicurezza locali.

Altri militari “interpreteranno le parti” magari del lavoratore locale dentro la base, del capo villaggio e degli abitanti del villaggio, dell’interprete, del venditore lungo la via, del VIP da scortare e tanto altro ancora.

Perciò si presenteranno all’unità addestranda varie situazioni che dovrà risolvere, da quelle prettamente tattiche a quelle relazionali, anche più “diplomatiche”.

L’ESERCITAZIONE

Abbiamo avuto modo di assistere al clou dell’esercitazione livex “Scorpione 1/20” che ha visto di fronte come BLUEFOR due compagnie del 9° Reggimento Alpini de L’Aquila opposte a un plotone del 1° Reggimento Granatieri di Sardegna.

Le unità di questo Reggimento vengono spesso utilizzate come OPFOR dal CAT di Monte Romano per varie ragioni: logistica, vicinanza della sede (a Roma) e conoscenza del terreno.

Lo scopo dell’esercitazione è stato quello di approntare il contingente italiano per la NATO Readiness Initiative.

Sono state così condotte attività tattiche offensive, a partiti contrapposti, con l’uso del sistema di addestramento SIAT ((Sistema Integrato di Addestramento Terrestre) e con l’utilizzo dei munizionamento a salve.

Un fuciliere del 9° Reggimento Alpini con indosso il sistema SIAT

L’esercitazione è durata due settimane. Uomini e mezzi sono stati tutti dotati di sensori forniti direttamente dal CAT.

Nel corso della continuativa, proprio per addestrare il personale a rispondere alla stanchezza si è limitato il tempo di riposo e il vettovagliamento era costituito da razioni K della durata di 48 ore.

Sul loro utilizzo e per familiarizzare con il sistema si sono tenute delle lezioni.

In campo le OCT che hanno seguito, passo passo, sia dalla parte delel BLUEFOR che delle OPFOR quanto faceva il personale impiegato.

Ogni azione è stata poi fonte di analisi da parte dell’Exxon per notare le criticità e proporre miglioramenti utili una volta che i militari saranno impiegati.

Lo scenario ipotizzato per la “Scorpione 1/20” era quello di due Stati confinanti. Uno dei due ha una sua autonomia, si è affiliato alla NATO.

Mentre l’altro conserva mire espansionistiche ed è dotato di una sua milizia.

In questo scenario dovevano operare le BLUEFOR.

E tra la presa di un ponte considerato fondamentale per i collegamenti, la sua perdita, tra l’attacco alle posizioni delle OPFOR per prendere possesso dell’area e tante altre attività, l’esercitazione ha visto l’impiego di vari armamenti e mezzi.

Tra le armi utilizzate, oltre a quelle individuali e di reparto come le minimi, gli Alpini del 9° Reggimento si sono serviti, sempre a livello di simulazione, dei mortai da 81 mm, da 120 mm, di materiale da Guerra elettronica, di Panzerfaust, Milan, Spike.

La sezione mortai

I colpi di artiglieria sono stati simulati con l’utilizzo di una trombetta stile stadio.

L’uso della trombetta per segnalare gli attacchi dell’artiglieria

Si è creato un campo minato, sono state utilizzate concertine. Si sono simulati attacchi di guerriglia da parte delle OPFOR proprio per addestrare le unità BLUEFOR alla risposta.

Molto importante la simulazione della perdita del comandante di compagnia o di plotone “ucciso” in azione per stimolare i vice comandanti a prendere decisioni, anche in modo veloce, e rispondere agli attacchi del “nemico”.

Così come è stato molto utile, ai fini esercitativi, l’addestramento degli uomini e delle donne del 9° Reggimento Alpini al comportamento da tenersi qualora un IED colpisse uno o più mezzi. A come mettere in sicurezza l’area, mettere in salvo i “feriti”, recuperare i “morti”.

Al termine delle attività, addestrandi e istruttori sono rimasti molto soddisfatti per quanto fatto al fine di rendere sempre più professionalizzate le unità da impiegare fuori area.

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