Esercito: conclusa l’esercitazione “Vertigo – Cinque torri 2021”. Le Truppe Alpine hanno dimostrato le loro alte capacità di combattere in montagna

Cinque Torri (Belluno). Le Truppe Alpine dell’Esercito hanno concluso, oggi, nel comprensorio delle Dolomiti ampezzane, l’esercitazione “Vertigo – Cinque torri 2021”.

Un momento dell’esercitazione

Protagonisti delle attività le donne e gli uomini del 7° Reggimento Alpini, con il contributo di assetti delle Brigate “Julia” e “Taurinense “ e del Centro Addestramento Alpino di Aosta.

All’esercitazione, cui hanno assistito il capo di Stato Maggiore dell’Eercito, Generale di Corpo d’Armata Pietro Serino e il Comandante delle Truppe Alpine, Generale di Corpo d’Armata Claudio Berto.

La resa degli onori al capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Generale Serino

Hanno partecipato anche personale e mezzi dell’Aeronautica Militare, dell’Aviazione dell’Esercito (AVES), della Guardia di Finanza, del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS), del Corpo Militare della Croce Rossa italiana unitamente a personale dell’Esercito statunitense (Us Army).

Il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, nel complimentarsi con il personale addestrato, ha sottolineato come la Forza Armata “dispone di unità specializzate, in grado di eccellere nelle rispettive nicchie di impiego”.

Il saluto alle Truppe Alpine da parte del Capo di Stato Maggiore, dell’Esercito. Al suo fianco il Generale Berto

“Solo rendendo ogni componente sempre più consapevole interprete del proprio ruolo nella dimensione terrestre – ha aggiunto – il nostro Esercito sarà sempre competitivo e pronto ad affrontare tutte le sfide che si prospettano all’orizzonte”.

L’ESERCITAZIONE

L’esercitazione “Vertigo – 5 Torri” ha visto l’impiego di un plotone alpino del 7° Reggimento Alpini, rinforzato da una sezione del 3° Reggimento Artiglieria Terrestre da montagna, un team del 2° Genio Guastatori Alpini e elementi di Combat Support quali l’AVES presente con elicotteri del 4° Reggimento “Altair” e del 5° Reggimento “Rigel”.

Un altro momento importante dell’esercitazione

Hanno integrato il dispositivo velivoli ad ala fissa dell’Arma Azzurra del 51° Stormo guidati da un Joint Terminal Attack Controller del 3° Reggimento alpini.

L’esercitazione ha avuto una natura dimostrativa, ovvero illustrare le capacità peculiari delle unità delle Truppe Alpine di vivere, muovere e combattere in ambiente montano, su terreno impervio, dalla morfologia estrema e verticale.

Il supposto operativo dell’esercitazione ha previsto un attacco contro posizioni avversarie in una campagna di combattimento tesa a ristabilire il controllo su una parte di territorio occupato da elementi ostili nel corso di una precedente offensiva avversaria.

Il paradigma Find, Fix and Strike è stato alla base dell’attività.

L’azione che vedrete oggi si svilupperà in quattro fasi.

La prima fase (find-supposta per motivi temporali) è stata volta alla raccolta informativa e all’acquisizione degli obiettivi condotta da unità esploranti.

La seconda fase (fix) ha visto gli Alpini fissare le posizioni nemiche e indebolire le loro capacità offensive, condotta da elementi di Combat Support.

 

Il combattimento in montagna è una delle caratteristiche degli Alpini

Nella terza fase è stato condotto un aggiramento verticale.

Nell’ultima fase (strike) volta a neutralizzare definitivamente il nemico e a consolidare le posizioni acquisite.

Un team di Tiratori Scelti schieratosi in precedenza ha effettuato un’osservazione, acquisisce gli elementi ostili e si mantiene pronto ad intervenire con tiro di precisione.

Gli Alpini si sono schierate per costituire delle basi di fuoco.

Grazie alle informazioni ricevute dai tiratori scelti, i militari raggiungeranno delle posizioni idonee a fissare le postazioni nemiche individuate.

Raggiunte le idonee posizioni, le basi di fuoco iniziano l’azione di fissaggio contro le postazioni nemiche.

I Tiratori Scelti hanno effettuato tiro di precisione, da lunga distanza.

E per testare la consistenza del dispositivo “nemico” e quale risposta ad azione ostile, il Joint Terminal Attack Controller (JTAC), inserito all’interno del dispositivo “amico”, ha richiesto il supporto aereo.

Il JTAC ha così indirizzati un velivolo AMX dell’Aeronautica Militare per condurre uno “SHOW OF FORCE” sulle postazioni nemiche, obiettivo questo già pianificato in sede di analisi della missione.

Poi un AMX è sopraggiunto da Ovest e, seguendo le indicazioni fornite da terra, ha effettuato la manovra aerea.

Dato l’intensificarsi dell’azione ostile, il JTAC ha richiesto un’ulteriore manovra aerea.

E così i velivoli hanno condotto un’azione cinetica. Quest’ultima, data la vicinanza delle forze amiche, è stata effettuata sfruttando il fuoco del cannoncino di bordo.

Due Eurofighter Thypoon sono sopraggiunti sempre da Ovest e con il cannoncino hanno ingaggiato gli obiettivi designati dal JTAC.

IL JTAC ha confermato gli assetti aerei e al ground commander l’avvenuta distruzione degli obiettivi designati.

Dal Rifugio Scoiattoli su ordine del comandante del dispositivo, è affluita una sezione di artiglieria.

Tramite l’impiego di due BV-206, sono stati messi in batteria due obici da 105/14 a supporto dell’azione amica. Questo pezzo può ingaggiare gli obiettivi posti a una distanza massima di 10.500 metri, anche con tiro diretto.

A completamento della precedente azione aerea, e per coprire lo schieramento dell’obice 105/14 il JTAC ha indirizzato l’azione di due AH-129 “MANGUSTA” D sugli obiettivi “ostili”.

Gli elicotteri hanno fatto affluire una squadra mortai pesanti calibro  120 mm, il cui compito è stato quello di impedire eventuali azioni ostili in profondità.

La squadra è stata elitrasportata da un velivolo ad ala rotante AB 205, scortato da due elicotteri d’attacco AH 129 D.

Il mortaio è stato trasportato da un elicottero UH90.

Trasportare materiale a bordo di elicottero significa aumentare le possibilità di schierarsi su terreni impervi in tempi rapidi.

La squadra è sbarcata con la tecnica del “rappeling”. Ha verificata la sicurezza dell’area, messo il mortaio in postazione per il tiro e si è preparata all’eventuale intervento, su ordine, in caso di necessità.

Impediti pertanto al “nemico “sia il movimento, sia una reazione organizzata, gli alpini specializzaio al Mountain Warfare, hanno dato avvio alla terza fase dell’azione: l’aggiramento verticale contro le postazioni nemiche, precedentemente localizzate.

Lo scenario, caratterizzato da un terreno impervio e da pareti a strapiombo ha costituito il tipico ambiente operativo dove le Truppe Alpine hanno avuto modo di esprimere le proprie peculiari ed esclusive capacità.

Nello specifico, con la condotta del “Vertical Assault”, sono stati neutralizzati la postazione in dominio di quota e il Posto Comando avversario.

Il Genio Guastatori Alpini per effettuare il breaching verticale dell’ostacolo passiv, posto a difesa del caposaldo nemico, ha collocato una carica da far esplodere da posizione sicura, permettendo l’assalto finale.

Durante la manovra, si è registrato un “ferito” ad un arto superiore. Il suo Comandante ha subito richiedesto l’evacuazione medica.

La fase di soccorso con l’uso dell’elicottero

Il “ferito” è stato esfiltrato dai soccorritori militari via terra verso una delle zone bonificate e pianificate in precedenza.

Un elicottero AB 205, predisposto all’evacuazione medica, con l’uso del verricello per a natura impervia del terreno ha posto in salvo il “ferito”.

Al termine è stato possibile visitare le opere restaurate della Grande Guerra.

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