Di Assunta Romano
L’Aja. Negli ultimi anni la criminalità organizzata ha intensificato l’uso della violenza per il raggiungimento dei propri obiettivi illeciti rappresentando una minaccia alla pubblica sicurezza dell’intero territorio europeo.
E’ quanto emerge da un rapporto dell’Europol, pubblicato nei giorni scorsi, e redatto grazie al contributo delle Forze dell’Ordine dei 27 Paesi membri.
Casi recenti in Danimarca, Italia, Belgio, Spagna e Svezia, dove si è assistito a vere e proprie guerre tra gang, hanno messo in luce la chiara intenzione dei gruppi criminali di utilizzare la violenza in modo estremo pur di portare a termine i propri affari.
In questi contesti la violenza è spesso segno di un cambiamento di equilibri all’interno di un’organizzazione o tra bande criminali, oppure il risultato dell’azione di contrasto delle Forze dell’Ordine, ma questo che emerge dal report è l’impatto sempre maggiore che tali azioni hanno sulla gente comune e l’aumento della visibilità che deriva da tali azioni.
Un caso emblematico è stata la scoperta, nel luglio dello scorso anno, in Olanda di alcuni container utilizzati come camera di tortura.
Il coinvolgimento di sicari giovani ed inesperti, cosi come l’accesso facile ad armi da fuoco ed esplosivi, insieme ad episodi violenti spesso perpetrati tra la folla inerme costituiscono una seria minaccia alla pubblica sicurezza che gli Stati dell’Unione Europea sono chiamati a fronteggiare.
Non sono solo gli appartenenti a gruppi criminali ad essere obiettivi di azioni sanguinose, ma spesso anche vittime di traffici di esseri umani, personale delle Forze dell’Ordine, avvocati, testimoni, informatori, o lavoratori portuali.
I grandi porti europei utilizzati dalla criminalità organizzata come punti di transito cosi come le strade dei quartieri di periferia sono diventati luoghi sempre piu’ soggetti ad atti di violenza.
La criminalità organizzata internazionale ha stabilito delle basi d’appoggio dentro e fuori le aree portuali, ricorrendo a pratiche come la corruzione e l’intimidazione di quei lavoratori necessari per le operazioni di scarico e deposito di prodotti illegali, per la cui gestione e distribuzione si generano guerre sul territorio.
Nel rapporto si evidenzia inoltre come la violenza venga percepita sempre di più nella criminalità organizzata come un bene, una merce messa sul mercato.
Se gli assassinii sono spesso commessi da membri dello stesso gruppo criminale, la violenza può essere “esternalizzata”.
Se per un omicidio viene pagata una somma tra i 10 mila e i 100 mila euro (dati Europol), un pestaggio costa molto di meno che in passato per la grande disponibilità di manodopera costituita da giovani ed inesperti criminali.
Il report dell’Europol evidenzia anche alcune criticità emerse, tra cui la parziale disponibilità di dati statistici su atti criminali violenti e mortali sia a livello europeo che dei singoli Stati.
Nella maggior parte dei casi queste informazioni non sono condivise tra i servizi di intelligence dei vari paesi e non vengono registrate in modo uniforme in tutti i Paesi dell’UE.
A questa criticità si aggiunge anche la difficoltà di classificare un evento criminale come atto della criminalità organizzata, poiché spesso le vittime si rifiutano di presentare denuncia o collaborare con la Polizia.
Quali le azioni vanno intrapresee? Contro una criminalità organizzata sempre più fluida e digitalizzata e quindi piu’ aperta alle nuove sfide dei mercati, occorre agire in modo proattivo, anticipando le tendenze e i cambiamenti nei mercati dell’illegalità e nelle strutture dei network collegati alla criminalità organizzata.
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