Festa della Repubblica: La storia di Gabriele Sbardella. Valori e ideali di un giovane pronto a servire la Patria

Di Francesca Cannataro

Roma. In occasione delle celebrazioni per il 75° anniversario della proclamazione della Repubblica, noi di Report Difesa abbiamo deciso di raccontarvi una storia che ha il sapore unico. Che trasuda emozioni pure. Che affonda le sue radici nel passato, si concretizza nel presente e volge il suo sguardo al futuro.

Questa è la storia di un ragazzo appena quattordicenne, che si affaccia alla vita. Valori, ideali e amor Patrio permeano già il suo giovane cuore. Il suo nome è Gabriele Sbardella.

Sguardo fiero e orgoglioso, sorriso timido, lo raggiungiamo telefonicamente per un’intervista tanto estemporanea quanto inaspettata e d’eccezione. La sua voce tradisce un po’ di emozione che nasconde bene dietro parole dettate dal cuore.  E che fanno vibrare all’unisono le più recondite corde dell’animo umano. In maniera diretta e intensa. Parole che non ti aspetti da un ragazzo così giovane, appena adolescente. Parole d’altri tempi.

Lo sguardo fiero di Gabriele

Nei prossimi giorni affronterà l’esame di terza media. Frequenta l’Istituto comprensivo “Giovanni Falcone” di Grottaferrata. Ed è figlio di un sottufficiale dei Paracadutisti, il luogotenente Michele Sbardella, che oggi presta servizio presso la Brigata Informazioni Tattiche di Anzio. Gabriele è cresciuto all’ombra di un’icona della gloriosa storia dei paracadutisti d’Italia.  Santo Pelliccia, reduce di El Alamein, ha guidato fin da piccolo i suoi passi. È stato per lui “nonno Santo”, ma prima ancora un Esempio. Di quelli non a caso con la E maiuscola. Una finestra sulla storia alla quale Gabriele si affacciava rivivendo con nonno Santo gli episodi di quella “linea di fuoco” in cui i soldati italiani tennero la posizione difendendola fino allo stremo delle loro forze. Giocando con lui con i soldatini italiani in scala, riproduceva, fin da piccolissimo, quella battaglia, rivivendola attimo dopo attimo. In “buca” con nonno Santo.

Il piccolo Gabriele mano nella mano con Santo Pelliccia

Un crogiuolo di racconti, virtù, modelli cui Gabriele si è nutrito fin da piccolo. E proprio per questo ha deciso di dedicare all’Esercito Italiano la sua tesina. Nella mappa concettuale creata per collegare le diverse materie che dovrà esporre durante l’esame, compaiono temi di grande spessore. La sua acutezza e la sua vivace e curiosa intelligenza lo hanno portato a creare un filo conduttore che, ovviamente partendo da El Alamein, lo ha accompagnato, con incredibile naturalezza e spontaneità, in un vero e proprio viaggio. Ha così trattato, per esempio, il teorema di Pitagora applicato al paracadutismo militare; le missioni di pace dell’Esercito Italiano, le sonorità de “La Leggenda del Piave” e l’educazione fisica dell’Esercito Italiano. Infine la Preghiera del Paracadutista. Una tesina che rappresenta un vero e proprio unicum. Un lavoro di eccezionale talento anzitutto da un punto di vista valoriale e poi sostanziale.

“Mi è venuto dal cuore”. Ha risposto così alla nostra domanda sul perché abbia scelto di realizzare la tesina sull’Esercito Italiano. Quasi come fosse naturale. Del resto i suoi primi passi Gabriele li ha mossi proprio a Nettuno sul tatami del ripiegamento, mentre il papà raccoglieva il suo paracadute, il piccolo si muoveva tra le funicelle.

A soli 5 anni, durante un corso in cui il suo papà faceva l’istruttore, a mani giunte rispondeva alle domande alle quali i frequentatori del corso stesso non sapevano dare riscontro. Una voce piccola piccola, alla domanda del papà istruttore “Cosa c’è sopra la calotta del paracadute?”, rispondeva davanti al silenzio degli allievi “c’è il foro apicale, lo so io che sono un bimbo di cinque anni”. I racconti di Gabriele si susseguono. “Ricordo le cerimonie alle quali partecipavo con nonno Santo – ci dice – lui che mi ha insegnato a rispettare i caduti, i valori della Patria e a volere bene ancor di più alla mia famiglia”.

Gabriele nel corso di una delle cerimonie a cui ha preso parte vestito da piccolo paracadutista insieme a “nonno Santo”

È un fiume pieno di sensazioni quello che scorre ascoltando Gabriele. “Nonno Santo mi ha lasciato un video prima di salire in cielo che ho visto al compimento dei miei 14 anni. Mi ha donato davvero tanto”. Lo chiamava Sottotenente e, in quel video, come ultimo atto, nonno Santo lo ha promosso Tenente.  Sarà lui a conservare la sabbia di El Alamein custodita gelosamente da Santo Pelliccia in una scatola di legno. Eredità d’eccezione lasciata come testimone al giovane Gabriele, che proprio a Santo e alla sua famiglia ha dedicato la sua straordinaria e rara tesina con queste parole “Dedico questo lavoro a “nonno Santo” (Paracadutista Santo Pelliccia n. 18/10/1923 m. 31/08/2019) che mi ha insegnato tante cose ma soprattutto mi ha insegnato ad amare la nostra Patria più di ogni altra cosa e a tutti i ragazzi che hanno pagato il prezzo più alto per servire in armi la nostra Patria sia in pace che in guerra. Ringrazio la mia famiglia che mi è sempre vicina e le mie sorelline, Rachele e Italia, grazie a loro, sono sempre spronato ad essere un esempio.”

La lastrina della tesina con la dedica di Gabriele

Gabriele ha toccato con mano la storia, l’ha vissuta attraverso i racconti di Santo Pelliccia con cui camminava mano nella mano, la porta nel cuore e guarda al futuro sperando di entrare in Accademia Militare a Modena. E di diventare un Paracadutista. “Come papà”. Ci dice, fiero, salutandoci.

Il senso dello Stato, l’orgoglio dell’identità nazionale, l’idea di Patria.

La storia di Gabriele ci sembrava il più bel modo di festeggiare la nostra Repubblica, di ricordare i nostri caduti e celebrare gli uomini e le donne che hanno giurato fedeltà alla Patria, che salvaguardano la democrazia e il popolo. La nostra storia, quella scritta e quella che ancora si deve scrivere. Da giovani e promettenti ragazzi con il cuore colmo di valori e ideali. Proprio come Gabriele.

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