Di Giuseppe Gagliano*
BRUXELLES. L’Europa “spara” ai suoi agricoltori per colpire Mosca
Nel silenzio assordante di Bruxelles, mentre i lobbisti fanno la fila nei corridoi del Parlamento, l’Unione Europea prepara l’ennesimo colpo di scena: una nuova ondata di dazi contro i fertilizzanti russi.

Ufficialmente, è una misura politica per rispondere alla guerra in Ucraina. In pratica, è una pugnalata alle spalle dell’agricoltura europea.
A partire da luglio prossimo, gli agricoltori del Continente dovranno pagare il conto di una strategia che ha poco di economico e molto di ideologico.
I fertilizzanti azotati provenienti da Russia e Bielorussia – che rappresentano oggi un quarto del fabbisogno europeo – saranno colpiti da una tassa doganale progressiva su tre anni. Obiettivo dichiarato: chiudere i rubinetti a Mosca.
Ma la realtà è ben più torbida.
L’industria chimica continentale esulta: meno concorrenza straniera significa più profitti.
Ma nei campi, tra i trattori e le serre, il malcontento monta.

In Belgio, il coltivatore Amaury Poncelet denuncia l’assurdità della decisione: “A Bruxelles decidono sulla pelle di chi lavora. È una follia ideologica.”.
Il sindacato Copa-Cogeca parla di un colpo devastante per i produttori. E come dargli torto?
Lo scorso anno, l’UE ha importato oltre 6 milioni di tonnellate di fertilizzanti russi, grazie a una logistica ben oliata e prezzi convenienti, frutto delle immense riserve di gas russo. Rompere questo legame significa mandare in tilt l’intero sistema agroalimentare, già gravato da inflazione, norme ambientali e margini ridotti all’osso.
Bruxelles promette gradualità e salvaguardie, ma le promesse sono il pane quotidiano della politica. La realtà è una sola: stiamo assistendo a un disaccoppiamento strategico da Mosca che si consuma sulla pelle degli agricoltori.
E il tutto, nel nome di una presunta “indipendenza strategica” che assomiglia più a un atto di fedeltà cieca alla NATO e a Washington che a un progetto per l’autonomia europea.
Il paradosso è che questa mossa potrebbe persino rafforzare Mosca, che sta già deviando le sue esportazioni verso Asia, Africa e America Latina, con la Cina come principale alleato logistico.
Il Cremlino, mentre Bruxelles si impantana, si ritaglia nuove sfere di influenza. E intanto, in Europa, cresce la frattura tra le élite tecnocratiche e i cittadini che pagano il prezzo delle sanzioni.
Giovedì, gli eurodeputati metteranno il timbro su questa scelta.
Sarà un altro passo verso il suicidio agricolo dell’Unione. Per colpire un nemico esterno, Bruxelles sta distruggendo le sue fondamenta interne.
E Mosca, da lontano, osserva l’UE fare il lavoro sporco da sola.
*Presidente Cestudec (Centro Studi Strategici)
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