Foreign fighters, dopo la liberazione di Raqqa quali sono i rischi per L’Europa?

Di Marco Pugliese

Damasco. In queste ore, lo Stato Islamico ha alzato bandiera bianca in Siria. Grazie all’alleanza tra arabi e curdi, insieme all’Esercito della Siria Democratica e con l’appoggio Usa è stata liberata definitivamente la città simbolo dell’ISIS: Raqqa.

Soldati delle Esercito della Siria Democratica

Era nell’aria. Lo Stato Islamico perde terreno e convinzione, martellato dalla coalizione occidentale e da Mosca. La comunità internazionale si rallegra ma questa ritirata in alcuni frangenti apapre strategica.

Nessuna “rotta” e soprattutto pochi prigionieri. I militanti islamici pare abbiano attivato dei corridoi ove cercar salvezza. La ritirata appare, appunto, organizzata ed ha come obiettivo l’ Europa.

Un Continente che, ultimamente, si è ritrovato in forte difficolta con i flussi migratori e che per vari motivi ad oggi non ha un capillare controllo del territorio. E’ molto complesso per chi fugge dai residui dello Stato Islamico anche vestito da donna (succede) per riparare in aree limitrofe.

Ed allora è più semplice agganciarsi alle “carovane” in viaggio verso l’Europa. In Libia appare più complicato di qualche mese fa. Ma la Tunisia degli ultimi tempi, pur di non doversi confrontare con uno scomodo Stato nello Stato, ha purtroppo le “maglie larghe”.

E così per il Vecchio Continente i rischi sono molteplici. Si parla, infatti, di circa 9 mila combattenti di ritorno. Molti d’essi, quasi la metà hanno al seguito famiglia o prole.

Che si dovrà fare? Sarà necessario intensificare i controlli in entrata, comprendere al millimetro la provenienza anche d’interi nuclei familiari. Bisognerà metter da parte una certa retorica e far entrare in territorio europeo solo chi dimostri d’aver i requisiti.

Con la fine delle operazioni militari in Siria, lo Stato di Damasco stima un netto calo dei cittadini in uscita. I siriani, come del resto gli iracheni, sono popoli mediamente istruiti che preferiscono rimanere e ricostruire. Europa, Russia ed Usa dovranno perciò impegnarsi in questo frangente più che altro. Tranne le dovute eccezioni, chi cercherà riparo in Europa è altamente probabile che sia stato un combattente della parte opposta. Sarà questa la nuova sfida per evitare che i 9 mila combattenti si riversino in Occidente.

Bisogna, inoltre, tenere presente che questi miliziani sono addestrati sul campo, pronti a combattere e psicologicamente assai motivati. Nella destabilizzazione dell’Europa perciò vedono un riscatto per la sconfitta patita.

La guerra asimmetrica potrebbe diventare una realtà molto pesante per gli europei, ad oggi impreparati a fronteggiare una mole cosi elevata di soldati addestrati alla pratica della guerriglia. Eventuali azioni andrebbero a catalogarsi come militari, con l’impego di tattiche ed armi da guerra. Nei mesi che verranno sarà fondamentale il monitoraggio degli ingressi al continente, dai Balcani alle coste italiane.

Purtroppo da oggi una certa retorica portebbe non bastare .

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