Di Alessandro Monaco*
Roma. Il Governo, lo scorso anno, dopo appena due mesi dal suo insediamento, in piena calura estiva ed approfittando della scarsa attenzione degli italiani nel periodo delle ferie, aveva presentato l’ormai famoso disegno di legge D’UVA – MOLINARI, riguardante il taglio alle cosiddette “pensioni d’oro”, progetto giacobino da cui scaturì lo specifico e noto provvedimento inserito a fine anno nella legge finanziaria che ha avuto pratica attuazione soltanto lo scorso mese di giugno, ovviamente dopo le elezioni europee.

Sempre più fondamentale aderire ad un Fondo Pensione per le nuove generazioni
Diversi mesi passati a parlare di tale nefandezza il cui unico scopo è stato quello di aizzare le masse e additare al pubblico ludibrio chi, dopo una vita interamente dedicata al bene del Paese e avendo versato all’Ente Previdenziale tutte le previste ritenute, aveva il diritto ad una pensione senz’altro commisurata alla propria storia stipendiale ed alle ritenute versate.
Ma a cosa è dunque servito il predetto scellerato provvedimento? Assolutamente a N I E N T E!!
Ma cosa si è fatto per migliorare le prospettive pensionistiche dei nostri figli? Proprio N I E N T E!!
Sì, ecco il nuovo che avanza e che assume sempre più le connotazioni del NIENTE e ha il solo scopo di porre in essere tutte le azioni possibili per distrarre gli italiani dai problemi reali, senza proporre alcuna misura tesa a risolverli.
Mi chiedo, ma il ministro TRENTA ed il “nostro” felpato Capitano si sono ad esempio accorti, tra un tweet e l’altro, che il comparto Difesa e Sicurezza è l’unico, tra il pubblico impiego, a non avere ancora uno specifico Fondo Pensioni?
Sì, dopo 24 anni dalla previsione di legge e dopo 14 anni dalla norma che disciplina le forme pensionistiche complementari, non c’è ancora la volontà politica di istituire un fondo pensioni che senz’altro contribuirebbe a migliorare le aspettative pensionistiche di tutto il personale, in particolare di quello economicamente meno agiato.
Certamente è più facile parlare del progetto “Caserme Verdi” oppure di qualche decina di immigrati, ma NESSUNO pensa al futuro pensionistico di quei Servitori dello Stato che invece tutti, SOLTANTO A PAROLE, dicono di voler tutelare.
Perché non si trova il tempo per dare attuazione ad una legge del 1995 e istituire il tanto agognato specifico fondo pensioni?? Forse la risposta consiste nel fatto che è più facile governare con vuoti slogan, magari indossando un’affascinante felpa della Polizia, piuttosto che contribuire a risolvere realmente i problemi delle classi meno agiate.
Gli anni passano, gli italiani sono chiamati a dare la caccia ai “parassiti sociali”. Purtroppo, con il trascorrere del tempo, sarà sempre più difficile intervenire per modificare il futuro pensionistico dei lavoratori oggi trentenni o quarantenni.
Tutti gli esperti, tra i quali in primis il Prof. Brambilla, sono concordi nell’indicare che i giovani debbano essere incentivati ad aderire ai Fondi Pensione, perché soltanto così potranno avere un’ulteriore pensione che integrerà quella erogata dall’INPS.
Entrando poi nello specifico, qualcuno si è mai accorto che le attuali norme statuenti la DEDUCIBILITA’ dal reddito degli importi versati per le pensioni integrative, di fatto, agevolano maggiormente chi ha un reddito più elevato?
Tutto ciò semplicemente perché la deducibilità comporta un risparmio fiscale proporzionato alla propria aliquota IRPEF massima e pertanto sarà minore (pari al 23 o 27% di quanto versato) per i giovani e le classi meno agiate e quasi il doppio per i redditi più elevati (43%).
Quindi, per esempio, posto che l’importo annuo massimo deducibile è pari ad 5.164 euro, un giovane Volontario/Agente ha diritto a un risparmio fiscale massimo di circa 1.400 euro, mentre un Dirigente, con una carriera ed un reddito già consolidati, risparmia più di 2.200 euro.

I militari dell’Esercito con i poliziotti impegnati in Strade sicure. Quale sarà il futuro per le nuove generazioni degli operatori?
Quindi, in sintesi, attualmente la legge dà alle classi più agiate un incentivo fiscale pari quasi al doppio di quello previsto per le classi meno agiate o più in generale per i giovani. È così che si incentivano questi a stipulare una pensione integrativa?
Ecco che allora se davvero si volesse pensare alle pensioni dei nostri figli, anziché perdere mesi a parlare delle pensioni di pochi italiani, si dovrebbe aprire un serio dibattito su questi argomenti e si potrebbe, con una semplice norma, prevedere che gli importi versati a favore delle pensioni integrative siano DETRAIBILI dall’IRPEF e non più DEDUCIBILI dal reddito contemplando ad esempio una detraibilità del 40% per i redditi fino a 20 mila Euro annui e poi a decrescere fino ad arrivare ad un 15% per i redditi più elevati.
Perché poi i Fondi Pensione sono così importanti? Perché se l’interessato versa l’1% del proprio reddito sul fondo, il datore di lavoro, nel nostro caso lo Stato, ne versa altrettanto e quindi al lavoratore si raddoppiano gli importi versati e sulla quota a proprio carico beneficia degli incentivi fiscali.
Quindi, per esempio, al versamento di 100 euro da parte del lavoratore corrisponderebbero altri 100 da parte dello Stato, con un importo mensile di 200 euro che, a fine anno, con una previsione di detraibilità pari al 40%, vedrebbe un conguaglio fiscale pari a 40 euro mensili, con un esborso di soli 60 mensili. Oltre a ciò, vi sarebbe poi la possibilità di dedicare una parte delle somme versate per la cosiddetta “buonuscita” al già menzionato fondo, incrementandolo ulteriormente e dando, pertanto, la possibilità a ciascuno di “cucirsi addosso” la propria pensione, operando le giuste scelte.
Ecco un argomento che i neocostituiti sindacati militari potrebbero portare avanti, tanto per iniziare!
Se vi è la volontà di risolvere i problemi, bastano semplici misure, altrimenti si continui a prediligere la modulazione dei temi per slogan, tanto cari alla propaganda populista ma che non aiuterà i più giovani.
*Generale di Brigata Esercito (Riserva)