Roma. In ricordo delle 335 vittime dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, si è svolta ieri al Sacrario a loro dedicato, la cerimonia di commemorazione del 75°anniversario.
La cerimonia, a cui hanno preso parte le più alte cariche dello Stato, si è aperta con la deposizione di una corona di alloro alla lapide posta all’ingresso delle Cave Ardeatine da parte del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Ad accompagnarlo, il Ministro della Difesa Elisabetta Trenta e il Capo di Stato Maggiore della Difesa, il Generale Enzo Vecciarelli.
Il toccante momento rappresentato dalla lettura del lungo elenco di nomi di quanti caddero per mano delle truppe di occupazione tedesche il 24 marzo 1944 come rappresaglia per un attacco dei partigiani, è stato seguito da un raccoglimento in preghiera da parte dei presenti per poi concludersi con il Presidente Mattarella, che insieme al Ministro Trenta e al Generale Vecciarelli, ha reso omaggio alle vittime dell’eccidio all’interno del Mausoleo Ardeatino.

La commemorazione delle Fosse Ardeatine
Ma perché il Massacro delle Fosse Ardeatine? Membri dei Gruppi di azione patriottica (GAP), l’ala armata del Partito comunista, si organizzarono per colpire in una strada molto stretta che da via Quattro Fontane conduce al Tritone. Era stata predisposta per colpire in particolare una compagnia del Reggimento di Polizia “Bozen”. Erano italiani e non tedeschi che provenivano da quei comuni della provincia di Bolzano, sotto il controllo del Reich.
I partigiani avevano deciso di colpire anche il carcere di Via Tasso, dove le SS compivano interrogatori durissimi e torture. Ma questa azione non era ancora pronta e quindi si agì solo in Via Rasella.
Qui furono collocati 18 chili di esplosivo misto a spezzoni di ferro in un carretto che una volta veniva usato dagli spazzini romani. Agirono 12 partigiani che poi utilizzarono anche delle bombe a mano. Il carretto fu fatto saltare in aria nel momento in cui i militi del “Bozen” arrivarono a metà della strada. Fu una carneficina. Morirono 32 poliziotti dell’11^ Compagnia del III Battaglione del Polizeiregiment “Bozen” che tornavano da una esercitazione. I morti di Via Rasella avevano tra i 27 ed i 43 anni, con una media di 38 anni. Molti hanno figli. Gli stessi treschi li sfottevano per il loro aspetto poco marziale e perché erano sud tirolesi.
I nazisti a quel punto decisero di vendicare questo che per loro era un terribile affronto e fecero rastrellamenti molto duri che portarono ad una vera e propria strage.
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