Di Giuseppe Gagliano*
PARIGI. Nel caos geopolitico che travolge il Medio Oriente, con la guerra israelo-iraniana che scuote gli equilibri globali, una cooperazione segreta tra il Mossad israeliano e la DGSE francese opera silenziosamente, intrecciando interessi comuni su dossier incandescenti: il programma nucleare iraniano, la crisi a Gaza e le tensioni nel Caucaso, con Baku come snodo strategico.

Il logo del Mossad
Questa partnership, mai dichiarata apertamente, si muove tra intelligence, diplomazia e operazioni clandestine, mentre i due Governi mantengono una facciata di divergenze pubbliche.
Ma cosa lega davvero queste due potenze dell’ombra? E quali sono le implicazioni di un’alleanza tanto necessaria quanto delicata?
Un patto forgiato nella necessità
La collaborazione tra Mossad e DGSE affonda le radici in decenni di interessi condivisi.
La Francia, storico alleato di Israele durante la Guerra Fredda, ha fornito tecnologia nucleare per il reattore di Dimona, mentre oggi le due Nazioni si trovano unite contro minacce comuni: il terrorismo jihadista e l’espansionismo iraniano.

Esplosione di uno degli obiettvii colpiti da Israele
Con la guerra israelo-iraniana iniziata il 13 giugno dopo gli attacchi di Israele contro siti nucleari e militari di Teheran, questa cooperazione si è intensificata.
Fonti pubbliche, come un rapporto di CNN del 13 giugno scorso, evidenziano la capacità del Mossad di penetrare il regime iraniano, sfruttando il malcontento interno e una rete di informatori.
La DGSE, con la sua influenza nel mondo arabo e in Africa, completa il quadro, offrendo informazioni su Hezbollah e i flussi finanziari dell’asse sciita.
Un episodio recente getta luce su questa dinamica: una delegazione israeliana a Parigi, in queste ore,, avrebbe cercato il sostegno francese per contrastare l’influenza egiziana a Gaza, offrendo in cambio di mediare nelle tensioni tra Francia e Azerbaigian.
Questo scambio rivela la natura pragmatica dell’alleanza: un do ut des che supera le divergenze politiche, come quelle emerse quando Emmanuel Macron, il 25 settembre 2024, ha suggerito alle Nazioni Unite la possibilità di riconoscere uno Stato palestinese, irritando il Governo di Netanyahu.

Il Premier israeliano Benjamin Netanyahu
Iran: la minaccia nucleare al centro
La guerra israelo-iraniana ha portato la cooperazione tra Mossad e DGSE a un nuovo livello.

Nicolas Lerner, direttore generale della DGSE francese
Gli attacchi israeliani, che hanno distrutto infrastrutture nucleari e ucciso figure chiave come un Generale dei Pasdaran, sono stati supportati da un’intelligence impeccabile.
Secondo il The Times of Israel di domenica scorsa, il Mossad avrebbe utilizzato commandos sul terreno per sabotare difese aeree iraniane, fornendo coordinate per raid aerei.

L’operazione sotto copertura del Mossad a Iran
La DGSE, pur mantenendo una postura critica verso l’escalation israeliana, contribuisce con informazioni cruciali: monitora le reti finanziarie di Hezbollah in Libano e i traffici di armi verso la Siria, condividendo dati che aiutano Israele a colpire i proxy iraniani.
Le tensioni tra Parigi e Tel Aviv emergono, tuttavia, sul piano diplomatico.
Macron, sotto pressione per bilanciare gli interessi francesi nel mondo arabo, ha criticato le azioni militari israeliane.
Eppure, la DGSE non interrompe il flusso di intelligence, consapevole che un Iran nucleare rappresenta una minaccia esistenziale non solo per Israele, ma anche per la sicurezza europea, esposta al rischio di proliferazione nucleare e terrorismo.
Gaza: un gioco di equilibri
La crisi di Gaza complica ulteriormente il rapporto.
L’offensiva israeliana, con episodi come l’uccisione di 45 civili a Khan Younis il 17 gennaio scorso ha spinto Macron a chiedere indagini internazionali.

Il Presidente francese Emmanuel Macron
Tuttavia, la cooperazione con il Mossad continua, focalizzata sul monitoraggio di Hamas e sulla prevenzione di un’escalation che coinvolga l’Europa.
La Francia, con i suoi canali diplomatici nel mondo arabo, cerca di contenere la crisi umanitaria, mentre il Mossad fornisce informazioni sulle reti di Hamas e sui tunnel di Gaza.
Un aspetto meno noto riguarda la competizione regionale: Israele teme l’influenza crescente della Turchia a Gaza, dove Ankara si propone come mediatrice.
In questo contesto, Tel Aviv ha offerto alla Francia un supporto diplomatico per mitigare le tensioni con l’Azerbaigian, un alleato chiave di Israele ma in rotta con Parigi.
Questo scambio suggerisce che la cooperazione non si limita a intelligence operativa, ma include mosse diplomatiche calcolate.
Baku: Il Caucaso come Teatro strategico
L’inclusione di Baku nel dossier Mossad-DGSE evidenzia l’importanza del Caucaso nel grande gioco geopolitico.
L’Azerbaigian, partner strategico di Israele, fornisce a Tel Aviv una base per operazioni di intelligence contro l’Iran.
Tuttavia, le relazioni tra Baku e Parigi sono deteriorate, con accuse reciproche di spionaggio.
Un caso emblematico è la sospetta intercettazione del telefono dell’ambasciatore francese in Armenia tramite il software Pegasus di NSO Group, un episodio che ha alimentato le tensioni (The Guardian, 17 giugno 2025).
Qui, la cooperazione tra Mossad e DGSE potrebbe servire a ricucire i rapporti. Israele, con la sua influenza su Baku, potrebbe mediare per stabilizzare le relazioni franco-azere, mentre la Francia offre a Tel Aviv un contrappeso diplomatico contro la Turchia, che minaccia gli interessi israeliani in Siria e Gaza.
È un gioco di potere in cui ogni attore cerca di massimizzare i propri vantaggi.
I rischi di un’Alleanza ombra
Questa cooperazione non è priva di insidie.
Per la Francia, collaborare con il Mossad rischia di alienare il mondo arabo, già critico verso la politica di Parigi in Medio Oriente.
Inoltre, l’uso di Pegasus contro obiettivi francesi solleva dubbi sulla fiducia reciproca. Per Israele, dipendere dal supporto francese comporta il rischio di compromettere la propria autonomia strategica, soprattutto se Macron insisterà sulla soluzione a due stati.
Un ulteriore pericolo è interno: in Francia, scandali come quello che ha coinvolto Bernard Squarcini, ex capo dell’intelligence interna, accusato di aver usato presunte infiltrazioni del Mossad per giustificare operazioni controverse, dimostrano come la collaborazione possa essere strumentalizzata per scopi politici (Le Monde, 2024).
Questi episodi minacciano di esporre l’Alleanza a critiche pubbliche.
Conclusione: un equilibrio precario
L’intesa tra Mossad e DGSE è un pilastro invisibile della sicurezza di Francia e Israele, un’alleanza che opera al confine tra necessità strategica e compromessi morali. Iran, Gaza e Baku sono teatri di un gioco complesso, in cui intelligence e diplomazia si intrecciano per contenere minacce comuni.
Ma ogni mossa comporta un costo: per Macron, il rischio di perdere credibilità nel mondo arabo; per Israele, la dipendenza da un alleato che non sempre condivide la sua visione.
Mentre il G8 si avvicina, con il conflitto israelo-iraniano al centro della scena, una cosa è chiara: le verità di questa cooperazione resteranno confinate nell’ombra, lontano dai riflettori della diplomazia.
*Presidente Centro Studi Cestudec
© RIPRODUZIONE RISERVATA