Di Giuseppe Gagliano
PARIGI. Il cantiere navale francese OCEA, noto per la sua specializzazione in imbarcazioni leggere e versatili, sta emergendo come un attore inatteso nel panorama della difesa irachena.
Grazie a una strategica collaborazione con reti britanniche, l’azienda con sede a Les Sables-d’Olonne sta facendo breccia in un mercato che Parigi considera cruciale per rafforzare la propria influenza geopolitica in Medio Oriente.

Questo sviluppo giunge in un momento in cui la Francia cerca di riconquistare terreno in Iraq, un Paese dove la competizione tra potenze internazionali per i contratti di difesa è sempre più accesa.
OCEA e l’Iraq: una partnership in costruzione
L’OCEA, pur non essendo tra i giganti dell’industria navale come Naval Group, si è distinta negli ultimi anni per la produzione di pattugliatori e navi di supporto, spesso destinati a marine di dimensioni medio-piccole.
Fonti vicine al settore riportano che l’azienda starebbe negoziando con Baghdad la fornitura di imbarcazioni leggere per il controllo delle acque territoriali irachene, un’area strategica vista la posizione del Paese lungo il Golfo Persico.
Il coinvolgimento britannico, probabilmente attraverso intermediari o consulenti legati a Londra, sembra aver facilitato l’ingresso di OCEA in un mercato tradizionalmente dominato da fornitori americani e, più recentemente, turchi.
Questo passo segue un periodo di rinnovato interesse francese per l’Iraq.
Dopo anni di predominanza statunitense nel settore della difesa irachena – con contratti miliardari per equipaggiamenti terrestri e aerei – Parigi sta tentando di riposizionarsi, sfruttando sia la diplomazia che offerte competitive.
Il ministro della Difesa francese, Sébastien Lecornu, ha più volte sottolineato l’importanza di diversificare i partenariati militari, un approccio che sembra trovare eco nell’iniziativa di Ocea.
Il contesto iracheno: un mercato in evoluzione
L’Iraq, reduce da decenni di conflitti e instabilità, sta lentamente ricostruendo le proprie capacità difensive, con un’attenzione crescente alla sicurezza marittima.
Il controllo delle rotte nel Golfo Persico è vitale per proteggere le esportazioni di petrolio, che rappresentano la linfa economica del Paese.
In questo scenario, le imbarcazioni di OCEA – economiche, rapide da produrre e adattabili – potrebbero rispondere a un’esigenza concreta di Baghdad, evitando gli elevati costi di sistemi più complessi offerti da altri competitor.
Nonostante la mancanza di dettagli ufficiali, si ipotizza che il contratto in discussione possa includere pattugliatori da 30-50 metri, ideali per missioni di sorveglianza e contrasto al contrabbando. Un accordo del genere rappresenterebbe un successo non solo per
OCEA, ma anche per la strategia francese di penetrazione nei mercati emergenti della difesa.
La concorrenza e le prospettive future
La mossa di OCEA non passa inosservata in un contesto di forte competizione.
Gli Stati Uniti restano il principale partner militare dell’Iraq, con aziende come Lockheed Martin e Boeing che dominano il settore aereo e tecnologico.
Allo stesso tempo, la Turchia ha guadagnato terreno con droni e veicoli terrestri, mentre la Russia cerca di mantenere una presenza attraverso sistemi d’arma più tradizionali. In questo mosaico, la Francia – con Ocea come apripista – potrebbe ritagliarsi una nicchia, puntando su soluzioni mirate e meno onerose.
Sul fronte interno iracheno, il Governo sta affrontando pressioni per modernizzare le forze armate senza gravare eccessivamente sul bilancio statale, ancora fragile nonostante la ripresa delle entrate petrolifere. Secondo il World Bank, l’economia irachena sta tornando ai livelli pre-pandemici, ma la dipendenza dal greggio rende essenziali investimenti oculati in settori come la difesa.
Un segnale per l’industria navale francese
L’avanzata di OCEA, in Iraq, potrebbe segnare un punto di svolta anche per l’industria navale francese, spesso oscurata dai colossi della difesa aerea e terrestre.
Se il cantiere riuscisse a consolidare questa partnership, si aprirebbero prospettive non solo in Medio Oriente, ma anche in altri mercati africani e asiatici dove la domanda di imbarcazioni leggere è in crescita.
Intanto, Parigi osserva con attenzione: il successo di questa piccola impresa potrebbe diventare un simbolo della capacità francese di adattarsi e competere in un mondo sempre più multipolare.
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