Di Valeria Fraquelli
Parigi. In Francia ci si interroga sulle nuove norme antiterrorismo e sulla loro reale efficacia, Ci sono 500 potenziali terroristi che si trovano, attualmente, in stato di stretta sorveglianza solo nella regione Alpi Marittime ed in Costa Azzurra e si teme che altri siano ancora sconosciuti alle autorità.
La Francia è lo Stato europeo che ha pagato il conto più alto al terrorismo internazionale e le pressioni sul Governo di Emmanuel Macron perché metta un freno al dilagare della radicalizzazione ed all’indottrinamento all’odio all’interno delle comunità islamiche, che tante vittime ha già creato, è altissima.
I parenti delle vittime stanno conducendo una campagna mediatica per chiedere misure più incisive contro il terrorismo per evitare altre stragi come quelle che hanno ucciso i loro cari. Mentre il partito di Marine Le Pen, il Front National accusa il Governo di avere adottato misure che non aiutano la lotta contro il terrorismo internazionale e la propaganda del sedicente Stato islamico ma sono solo dei blandi palliativi.
Il procuratore generale di Nizza e di Grasse, insieme ai responsabili della Gendarmeria, ha spiegato al quotidiano Nice Matin lo stato di confusione tra poteri che si è creato in Francia dopo i ripetuti attacchi che hanno colpito il Paese: “Lo stato d’emergenza attiva delle procedure eccezionali che sono sottoposte anche al controllo del Parlamento, oltre che alle decisioni dei vertici delle forze di sicurezza”. Questa confusione in cui non si riesce a capire chi davvero decide è secondo molti alla base delle falle nel sistema che hanno permesso ai jihadisti di organizzarsi e portare a termine gli attacchi che sappiamo.
Sono 39 mila gli stranieri irregolari interrogati per sospette connessioni con il mondo jihadista e in molti si chiedono perché queste persone siano riuscite ad eludere i controlli ed arrivare in Francia quasi indisturbate. Da quel 2015 quando Parigi venne colpita da attentati sanguinari prima alla redazione del giornale satirico Charlie Hebdo e poi al Bataclan i francesi si sono scoperti estremamente vulnerabili ed hanno cominciato a chiedere maggiore sicurezza in tutti i luoghi pubblici. Il fatto che nelle banlieu si nascondano predicatori di odio che traviano i ragazzi più giovani spingendoli a diventare terroristi complica le cose e acuisce ancora di più il senso di insicurezza.
La carta di Nizza è una dichiarazione che impegna i sindaci di 60 comuni di 18 diversi Paesi nella lotta contro il terrorismo. E’ stata siglata il 29 settembre 2017 ma non è giudicata abbastanza incisiva perché non è vincolante e non prevede la creazione di fondi specifici per intentare azioni di repressione e vigilanza su coloro che sono considerati a rischio di radicalizzazione. Manca anche una struttura di coordinamento e comunicazione tra le città che hanno aderito e questo rende molto difficile approntare una strategia comune e condivisa.
I problemi delle banlieu ed il disagio sociale di questi quartieri che sono diventati come dei ghetti in cui quasi sempre regna l’illegalità non possono essere eliminati con una dichiarazione di intenti che è più uno show a favore dei media che una vera risposta alle paure della gente, dicono i detrattori della Carta di Nizza.
Senza norme vincolanti e fondi destinati a specifiche azioni di repressione la lotta contro il terrorismo internazionale sarà solo di facciata ma non si compiranno ma passi in avanti nel mettere in sicurezza il territorio.
Il partito della Le Pen propone controlli molto più severi ed accurati, chiusura immediata delle moschee illegali con allontanamento dei predicatori d’odio, espulsione immediata degli immigrati clandestini, protezione delle frontiere e uscita dall’accordo di Shengen e forse anche dall’Unione Europea, incapace di una vera azione comune contro i terroristi.
Molto importante è anche aumentare il budget dell’amministrazione penitenziaria perché nella stragrande maggioranza dei casi è proprio in carcere che avviene la radicalizzazione; una buona gestione delle carceri che miri ad isolare i detenuti radicalizzati potrebbe essere un buon passo in avanti nella lotta al terrorismo internazionale ma questo, dicono al Front Nationale, non è presente nella carta tanto decantata dal sindaco di Nizza.
La situazione critica della sicurezza delle ex colonie africane, strette nella morsa di carestia, desertificazione e instabilità politica ed i problemi delle Forze dell’ordine, che lamentano mancanza di fondi e mazzi inadeguati, rendono urgente l’attivazione di misure più efficaci per combattere la piaga del terrorismo internazionale e mettere in sicurezza il territorio.
Il dibattito sull’efficacia delle misure antiterrorismo in Francia continua ed il governo Macron dovrà dimostrare di essere all’altezza e di sapere prendere le decisioni giuste per fronteggiare la più grave minaccia alla sicurezza dei nostri tempi.
PER APPROFONDIRE
https://search.coe.int/cm/Pages/result_details.aspx?ObjectID=09000016805c3576
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