Di Valeria Fraquelli
Parigi. Solo la settimana scorsa il clima tra il Presidente francese Emmanuel Macron ed i militari era più che teso e la questione del budget da destinare alla Difesa era una spina nel fianco enorme per il Governo d’Oltralpe. L’altro ieri, vicino a Parigi, all’incontro tra il capo del Governo libico, riconosciuto dalla comunità internazionale, Fayez Al Serraj e il generale Khalifa Haftar, Macron ha ostentato un atteggiamento da protagonista assoluto della scena internazionale.

Macron al centro tra i due capi dei Governi libici, Haftar e Al Serraj
La Francia è quindi spaccata in due tra problemi interni e grandissima voglia di protagonismo all’esterno, come se l’incontro tra i due leader libici potesse in qualche modo cancellare malumori e proteste che arrivano anche da alcuni militanti dello stesso movimento di Macron La Republique en marche. All’interno del giovane movimento si sta aprendo una spaccatura sempre più netta tra semplici militanti e capi che potrebbe anche portare alcuni dirigenti del movimento davanti ai giudici con l’accusa di scarsa trasparenza e scarsa democrazia interna. Sono tanti coloro che lamentano un’eccessiva concentrazione del potere all’interno di La Republique en marche e poco dialogo tra le varie anime del movimento e questo a lungo andare potrebbe creare non pochi grattacapi al Governo.
Continua anche il braccio di ferro tra il Presidente e i militari che non credono alla rassicurazioni del Ministro della Difesa Florence Parly sull’aumento di budget per il prossimo anno dopo il taglio shock di 850 milioni di euro previsto per l’anno in corso. La paura di generali e ammiragli è che le parole del Ministro siano solamente frasi di circostanza e che alla fine i fondi destinati al comparto sicurezza rimarranno comunque sottodimensionati.
Anche il primo ministro Edouard Philippe è stato duramente contestato mentre visitava le zone della Costa Azzurra colpite dai vasti incendi che negli ultimi giorni hanno incenerito migliaia di ettari di macchia mediterranea: durante un incontro con gli sfollati è stato accusato di avere tagliato i fondi ai pompieri proprio nel momento meno opportuno.
Nonostante tutto il Governo Macron va avanti e continua a lavorare intensamente sulla questione libica per conquistare una posizione strategica nel Mediterraneo in termini di contratti commerciali soprattutto nel settore petrolifero. Non è un segreto che la Francia ambisca da sempre a guadagnare posizioni preziose per lo sfruttamento delle enormi risorse di idrocarburi libiche a scapito del colosso italiano ENI e con la caduta del regime di Gheddafi nel 2011 i tentativi francesi di scalzare l’Italia dalla sua posizione privilegiata in territorio libico sono notevolmente aumentati.
I contratti commerciali e contro l’immigrazione illegale stipulati tra Italia e Libia fanno gola ai francesi e anche ad altri Paesi europei; l’incontro di Parigi tra Serraj e Haftar non può che essere letto come un modo per riportare la Francia al centro della scena diplomatica mondiale a tutto svantaggio del nostro Paese.
La voglia di protagonismo internazionale della Francia e il grande lavoro di Macron per riconciliare le due anime della Libia fanno capire che a Parigi fanno sul serio, tanto che le truppe francesi si stanno mobilitando per un possibile intervento militare nel Paese nordafricano. Mantenere l’ordine in Libia è vantaggioso per gli obiettivi di business delle industrie d’Oltralpe ma basterà mandare i soldati in Libia e presentarsi come l’uomo che ha portato la pace dopo anni di guerra ad aumentare la credibilità e i consensi di Macron?
Le Forze Armate saranno disposte a seguire il presidente dopo le parole infuocate e le polemiche seguite alle dimissioni shock del Generale De Villiers?
Nell’edizione di oggi anche il quotidiano Le Monde nell’editoriale indica come sbagliata la scelta di negoziare il futuro della Libia senza il Regno Unito che è impegnato nel Paese con alcune missioni militari anti terrorismo e soprattutto senza l’Italia che risente più di tutti dei flussi migratori incontrollati. Solo il tempo dirà se i piani di grandeur di Macron si realizzeranno.