Pristina. Quando si parla di Kosovo come Paese in continuo mutamento politico e geostrategico dal pensiero si passa poi all’azione. Un’azione che preoccupa non solo le cancellerie ma anche la parte più prettamente militare e di sicurezza.
L’idea del presidente kosovaro Hashim Thaci di creare un Esercito è stata subito fermata dal segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg che, in una nota, ha ribadito che la trasformazione delle KSF deve avvenire secondo quanto stabilito dalla Costituzione ed in coordinamento con tutte le parti in gioco e che, laddove approvata, renderá necessaria una revisione del ruolo della NATO in Kosovo dopo un esame da parte del Consiglio Nord Atlantico.
Intanto, in Kosovo la NATO prosegue con la sua missione denominata KFOR (Kosovo Force) al comando del generale di Divisione, Giovanni Fungo.
Reportdifesa lo ha intervistato.
Generale, quali sono i compiti della missione, in relazione ala situazione sociale ed economica del Kosovo?
Il compito principale della missione è quello di attuare gli accordi di pace secondo la Risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, ossia di garantire un ambiente sicuro ed di assicurare la libertà di movimento per tutti gli abitanti del Kosovo e delle organizzazioni internazionali presenti sul territorio. Inoltre, KFOR coopera costantemente con le istituzioni kosovare, nell’ambito di attivitá definite di capacity building, volte ad agevolare l’evoluzione dell’amministrazione locale.
La vostra è una missione a sostegno della popolazione. Per questo KFOR è amata sia dai kosovari di etnia albanese e serba. A cosa è dovuto?
Alla nostra imparzialità. Guardiamo a tutti e raccogliamo le sensazioni di tutti e siamo presenti in tutte le municipalità con unitá che garantiscono il costante e capillare collegamento con la societá civile, quali ad esempio i Joint Regional Detachments. Si tratta di pattuglie di presenza e di prossimità con la popolazione. Consentono di avere il polso della situazione in tutte le aree della regione, siano esse a maggioranza di etnia albanese o serba.
A proposito dei rapporti tra queste etnie, come si sono evoluti i rapporti? Penso, ad esempio, alla questione del treno serbo che voleva entrare in Kosovo e all’arresto di Ramush Haradinaj.
L’arresto di Ramush Haradinaj ha generato reazioni tra i kosovari albanesi e ha portato ad un inasprimento dei toni tra Belgrado e Pristina. In generale, i rapporti tra le etnie sono buoni anche se particolare attenzione deve essere posta nel prevenire crisi alimentate dalla retorica dei simboli. Il recente episodio del treno decorato con icone ortodosse e la scritta “Il Kosovo é Serbia” che avrebbe dovuto raggiungere la cittadina di Mitrovica partendo da Belgrado é un esempio di questo fenomeno: pur essendo le due cittá sono collegate da una linea ferroviaria, l’arrivo di un convoglio con un cosí forte carico simbolico, ha prodotto un’immediata reazione da parte delle autorità di Pristina. Un altro esempio di questa contrapposizione ideologica é rappresentato dal muro eretto dai cittadini di etnia serba nel nord di Mitrovica, cittadina simbolo della talvolta difficile convivenza tra kosovari di origine albanese e serba. Controllare questa retorica e prevenirla vuol dire evitare situazioni di forte tensione.
Il Kosovo ha una serie di problemi, tra i quali quella dei traffici illegali e dei flussi migratori da Est ad Ovest dell’Europa. Qual è il rapporto tra la KFOR e la Polizia kosovara per contrastare questi traffici?
Voglio innanzitutto precisare che il mandato di KFOR é quello di implementare la risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e che quindi KFOR non interviene nel controllo dei flussi migratori che é, di fatto, un affare di politica interna del Kosovo. KFOR, tuttavia, collabora strettamente con la Polizia kosovare e con le altre organizzazioni di sicurezza kosovare che hanno la responsabilità primaria di intervenire in caso di necessità. Collaboriamo, inoltre, con Eulex, la missione dell’Unione Europea che si occupa dell’implementazione del rule-of-law. KFOR interviene, quindi, come third responder (terzo risponditore ndr) su richiesta delle istituzioni kosovare e di Eulex, in aderenza al mandato stabilito dalla risoluzione 1244.
Generale, quando il ponte di Mitrovica potrà essere lasciato alle autorità locali?
Di fatto lo è. Abbiamo solo un presidio di presenza e sorveglianza che viene garantito dai Carabinieri di MSU (Multinational Specialized Unit-L’unità specializzata multinazionale). Sono in corso lavori di consolidamento e di riorganizzazione della parte Nord del ponte per renderlo più fruibile ma di fatto può essere percorso a piedi sia dalla comunità che vive a Sud che da quella che vive al Nord del ponte stesso.
In tutti questi anni è stata molto forte l’attività di CIMIC (Civil military cooperation-Cooperazione civile-militare). Quale bilancio possiamo trarre?
La cooperazione civile-militare é uno strumento fondamentale per portare a compimento la nostra missione. Con progetti mirati, KFOR é in grado di intervenire laddove c’é maggiore necessitá di un aiuto esterno per accelerare l’evoluzione delle istituzioni locali e portare ad una piú rapida normalizzazione nella società civile. Queste necessità sono individuate grazie ai rapporti che KFOR intrattiene con l’amministrazione locale grazie, soprattutto, ai Joint Regional Detachments che svolgono un ruolo determinante nell’ambito delle attività di capacity building. Tutte le attivitá CIMIC, coordinate da KFOR, sono inoltre supportate e finanziate anche dalle singole nazioni contributrici o dalle NGO con cui cooperiamo.
KFOR, nel corso dell’anno, svolge numerose esercitazioni. Quando si svolgerà la prossima?
Un’organizzazione di sicurezza complessa come quella al momento in atto in Kosovo richiede un’importante capacitá di coordinamento che si puó ottenere solo addestrandosi a lavorare insieme, spalla a spalla, con i colleghi della Kosovo Police, delle Kosovo Security Forces e con Eulex. Periodicamente realizziamo esercitazioni che permetto di consolidare le procedure previste per operare in scenari caratterizzati da un ampio spettro di situazioni di crisi. La piú importante é senza dubbio la Silver Sabre: un’esercitazione complessa che ha luogo ogni sei mesi circa, anche in relazione alla rotazione dei contingenti. La prossima si svolgerá ad aprile.

Murales serbo a Mitrovica Nord.