Guardia di Finanza: Torino, operazione “Bianco Sporco”, scoperta una nuova truffa da 30 mln. di euro sui certificati di efficientamento energetico. Eseguite 22 misure cautelari

Di Massimo Giardinieri

Torino. Sono ben 22 le ordinanze di custodia cautelare che il GIP del Tribunale di Torino ha emesso nei confronti di altrettanti indiziati di appartenere, ciascuno con un proprio ruolo, ad un’associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, nonché al riciclaggio, all’auto-riciclaggio e alla bancarotta fraudolenta.

L’indagine, condotta dai finanzieri del locale Comando Provinciale con il supporto di numerosi altri Reparti del Corpo dislocati in tutta Italia, si è rivolta in un settore particolarmente complesso (quello dell’efficientamento energetico), dove peraltro la Guardia di Finanza aveva nei mesi scorsi già scoperto alcune frodi dagli importi plurimilionari.

L’indagine in parola è partita nel 2018, e sono stati gli specialisti del Nucleo Polizia Economico Finanziaria a scoprire per primi l’esistenza di una vasta truffa (messa a segno tra il 2014 ed il 2021) da un gruppo criminale basato nel capoluogo piemontese e che aveva imperniato le proprie manovre truffaldine intorno al meccanismo dei cosiddetti “certificati bianchi”, conosciuti anche come Titoli di Efficienza Energetica (TEE) ed utilizzati quale principale strumento di promozione dell’efficienza energetica in Italia a seguito della loro introduzione avvenuta nel 2005.

Sulla base di tale meccanismo le aziende distributrici dell’energia elettrica e del gas con oltre 50mila utenti finali all’attivo, hanno l’obbligo di raggiungere annualmente determinati obiettivi di risparmio energetico che danno poi diritto ai sopracitati “certificati bianchi”, i quali posso comunque essere diversamente acquisiti ricorrendo ad altre società specializzate denominate “Energy Service Company” che realizzano in favore delle prime i suddetti progetti di risparmio.

Proprio in virtù di tali progetti il Gestore dei Servizi Energetici S.p.A. – GSE (società a partecipazione pubblica) riconosce alle aziende distributrici, come alle “Energy Service Company”, un controvalore in certificati che è in misura corrispondente al risparmio ottenuto a seguito dei citati interventi, e che per di più sono liberamente scambiabili sul mercato dei titoli di efficienza energetica che è affidato al Gestore dei Mercati Energetici (GME).

GDF (TO) – posto di controllo stradale

L’iter generato da tale meccanismo viene poi ad esaurirsi con la presentazione dei “certificati bianchi” al GSE da parte delle aziende distributrici quale prova dei risparmi ottenuti, il che dà loro modo di ottenere un contributo tariffario da parte della Cassa per i Servizi Energetici e Ambientali (CSEA), parametrato al valore di mercato dei certificati in questione scambiati e che viene finanziato da tutta l’utenza privata, ciò attraverso periodici prelievi contemplati sulle bollette energetiche alla voce “oneri di sistema”.

In questo caso, oltre agli specifici spunti investigativi, è stato lo sviluppo di segnalazioni di operazioni sospette e mettere sulla pista buona gli investigatori, che hanno peraltro integrato la loro attività con l’esecuzione di intercettazioni telefoniche, indagini finanziarie nonché l’esame di ingente documentazione (per un totale di oltre 300.000 operazioni di compravendita complessivamente analizzate).

Secondo gli stessi investigatori, il meccanismo fraudolento in questione si sarebbe articolato su tre diverse fasi che vedevano la presentazione di documentazione comprovante la realizzazione di progetti relativi a lavori di efficientamento energetico (rivelatisi poi del tutto fittizi per in totale di 508 progetti); l’indebito ottenimento di “certificati bianchi” successivamente posti sul mercato e quindi monetizzati; il trasferimento del denaro così ottenuto verso diversi Paesi esteri quali Lituania, Inghilterra, Romania e Bulgaria, su conti correnti intestati sia a società a loro riconducibili, sia a soggetti terzi, il tutto dietro la “giustificazione” di movimentazioni finanziare derivanti da ipotetiche prestazioni di servizio e/o cessioni di beni.

Una volta ricevute sul proprio conto corrente le somme di denaro provenienti da tale ingegnosissima truffa, non restava che procedere ai sistematici prelievi di contante presso bancomat e sportelli bancari, oppure andando ad acquistare oro ed oggetti preziosi. In tal modo sarebbero così state riciclate somme per oltre 13.000.000 di euro.

Dal lato strettamente monetario della vicenda, quantomeno da quanto già emerge nella fase d’indagine attualmente in corso, il volume della truffa è stato quantificato nell’ingente somma di circa 30.000.000 di euro.

Da rilevare altresì, per l’esecuzione dei provvedimenti disposti dall’Autorità Giudiziaria, come si sia reso necessario l’impiego di oltre 300 fiamme gialle che hanno operato in dodici diverse province sparse tra Piemonte, Lombardia, Liguria, Veneto, Emilia-Romagna, Calabria e Sicilia.

L’operazione in parola conferma il grosso sforzo operativo che la Guardia di Finanza sta producendo nel contrasto a queste insidiosissime quanto gravi truffe ed a cui si affianca la continua lotta agli sprechi di denaro pubblico, tutto ciò anche con lo scopo di tutelare i consumatori finali su cui finiscono per gravare – in maniera diretta – gli oneri connessi alle necessarie policy di risparmio energetico.

Da evidenziare come per 13 degli indagati sia stata disposta l’applicazione della misura cautelare della custodia in carcere, mentre 3 soggetti sono sottoposti agli arresti domiciliari ed altri 6 sono invece soggetti all’obbligo di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria, anche se per tutti loro vale la presunzione di innocenza fino al definitivo accertamento delle responsabilità penali ascrittegli.

 

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