Gabon, la presenza ingombrante francese sul Paese. Cosa si nasconde dietro il tentato colpo di Stato di lunedì?

Di Valeria Fraquelli

Parigi. L’Africa è in subbuglio, tra attentati e problemi interni dei singoli Stati e l’instabilità politica continua a crescere, sta diventando quasi insostenibile in alcuni casi, ma cosa sta succedendo?

Tutet le criticità del Gabon

E’ in particolare il Gabon il Paese che più sta pagando lo scotto dell’incertezza politica e del terrorismo internazionale, tra continue minacce – per fortuna mai concretizzate – ed un Presidente che si comporta da dittatore, pur con tutti i problemi di salute che ha avuto. Il potere è gestito da un vero e proprio clan famigliare, infatti anche il padre dell’attuale capo dello Stato gabonese, Alì Bongo, era stato a sua volta leader del Paese con la stessa famiglia che detiene il potere da 60 anni.

Il Presidente gabonese, Alì Bongo

La situazione del Gabon è alquanto complicata. Manca tutto tra cui i servizi di base, la corruzione è alle stelle e la stragrande maggioranza della popolazione vive solo grazie agli aiuti internazionali. Molti cercano di emigrare, nel vano tentativo di trovare una nuova vita.

Il fallito tentato colpo di Stato di lunedì scorso non serviva a mettere il bavaglio alla dissidenza, anzi, essa si è trovata spronata nella sua battaglia e le strade sono ancora piene di militari che continuano a studiarsi tra loro. Ci sono quelli leali al Governo e quelli anti. Tutto trasformarsi di nuovo in un combattimento in piena regola.

Certo secondo il governo di Libreville l’azione è stata condotta da “una decina” di soldati, ma tante cose non sono ancora chiare e ci sono ancora tanti segreti. E’  è un chiaro segnale del malessere che tocca il Gabon. Alì Bongo, vittima di un malore vascolare e cerebrale il 24 ottobre, è in convalescenza per una durata indeterminata in Marocco. Il malessere dello Stato si chiama corruzione, miseria e malnutrizione. II Presidente è considerato solo un dittatore sanguinario che mantiene il potere con la forza e la paura.

Lunedì, l’intrusione notturna nei locali della Radio-televisione nazionale del Tenente Kelly Ondo Obiang, il capo presunto del commando nonché vice comandante della Guardia presidenziale, ha riportato in primo piano il malcontento generale che da troppo tempo era sopito.

Il Tenente Kelly Ondo Obiang legge un messaggio alla radio

Alcuni uomini in tenuta di combattimento e con delle armi pesanti hanno tenuto un discorso per richiamare l’attenzione sulla situazione di caos che da molto tempo sta vivendo il Paese.

Questo messaggio era rivolto soprattutto “a tutti i giovani delle Forze di difesa e di sicurezza ed a tutta la gioventù del Gabon di unirsi a noi”. Era stato lanciato pubblicamente anche l’invito agli ufficiali ed alle personalità politiche o della società civile “a raggiungere l’assemblea nazionale” in vista di formare un “Consiglio nazionale di ristorazione” per “garantire al popolo del Gabon una transizione democratica”. Alla fine però ben pochi hanno accolto la chiamata, forse perché era giunta alle 6.30 del mattino.

La grande inflazione di cui è vittima il Gabon e la povertà sono come due zavorre che appesantiscono l’economia e non attirano di certo gli investitori stranieri, cosa di cui il Paese avrebbe un disperato bisogno.

Uno Stato ricco di risorse naturali, come la maggioranza dei Paesi africani. I cittadini però non riescono a beneficiare di tutto questo. Le risorse vengono vendute ed i guadagni finiscono nelle mani di pochi. Ma potrebbero essere proprio cittadini gabonesi scontenti per tutto questo e scappati in Francia ad avere dato origine alla protesta, al tentativo della dissidenza di alzare la voce.

La Francia è presente in Gabon da anni, ma solo per soddisfare il proprio tornaconto personale e non per aiutare i cittadini a migliorarsi. Di certo Parigi ha precisi interessi in territorio africano e non permetterà mai a nessuno di impedirle di perseguire i propri scopi fino all’ultimo.

Il Gabon ha tutta la fragilità dei Paesi ex coloniali e sarà difficile che riesca a trovare la sua strada.

E non è l’unico Paese che soffre nella condizione di ex colonia. Anche il Senegal si trova nella stessa situazione. Ha da sempre alle spalle l’ingombrante presenza della Francia che impedisce di conquistare una vera indipendenza.

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