Di Giuseppe Gagliano
PARIGI. La capitale francese è tornata al centro della diplomazia internazionale con un incontro segreto che potrebbe segnare un momento cruciale per la tregua a Gaza.
Domenica scorsa, in un luogo tenuto volutamente segreto, si sono riuniti rappresentanti di Stati Uniti, Qatar, Egitto e Israele, facilitati dalla presenza dei servizi di Intelligence francesi.
Nonostante la riservatezza che ha circondato l’evento, l’importanza dell’appuntamento è chiara: definire un accordo che ponga fine ai mesi di violenza devastante tra Israele e Hamas.
I protagonisti non sono stati scelti a caso.
William Burns, il direttore della CIA, è noto per la sua esperienza in Medio Oriente. Abbas Kamel, a capo dell’intelligence egiziana, è una figura di riferimento nei negoziati regionali, mentre Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, primo ministro del Qatar, ha svolto un ruolo essenziale come mediatore tra le due parti in conflitto.

William Burns, direttore della CIA,
Dalla parte israeliana, David Barnea, direttore del Mossad, ha rappresentato la sicurezza e gli interessi strategici di Israele.

,David Barnea, direttore del Mossad
A facilitare il tutto, Nicolas Lerner, direttore generale della DGSE francese, con la sua rete di connessioni diplomatiche e la capacità di gestire trattative complesse.

Nicolas Lerner, direttore generale della DGSE francese
Le discussioni si sono concentrate su tre temi principali.
Innanzitutto, il rilascio degli ostaggi detenuti da Hamas, in cambio di prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane.
Si tratta di uno scambio delicato, il cui successo dipende dalla capacità di entrambe le parti di mantenere le promesse e gestire le implicazioni politiche.
In secondo luogo, sono stati definiti i termini di una tregua a più fasi: un cessate il fuoco temporaneo della durata di 42 giorni, durante i quali è previsto il rilascio di 33 ostaggi, accompagnato da ulteriori negoziati per stabilire una pace duratura. Infine, è stato dato ampio spazio al tema dell’assistenza umanitaria, con l’impegno a garantire accessi più rapidi e consistenti agli aiuti destinati a una popolazione di Gaza piegata dal conflitto.
La scelta di Parigi non è casuale.
La Francia, guidata dal Presidente Emmanuel Macron, ha messo a disposizione la sua capacità diplomatica e la neutralità necessaria per portare avanti trattative così delicate.

Il Presidente francese Emmanuel Macron
L’influenza francese si è manifestata non solo nell’organizzazione dell’incontro, ma anche nell’inserimento di emendamenti che bilanciano le esigenze di sicurezza israeliane con la necessità di affrontare la crisi umanitaria a Gaza.
L’accordo raggiunto potrebbe rappresentare un passo verso una nuova fase del conflitto israelo-palestinese, ma la strada è tutt’altro che spianata. Mantenere la tregua e prevenire nuove escalation richiederà uno sforzo costante e un monitoraggio internazionale attento. L’incontro di Parigi, però, dimostra che la diplomazia segreta, lontana dalle pressioni dell’opinione pubblica, può produrre risultati concreti.
Con questo summit, Parigi riafferma il suo ruolo come attore centrale nella risoluzione dei conflitti globali, dimostrando come il pragmatismo e la discrezione possano ancora avere un peso significativo in un mondo sempre più frammentato. Tuttavia, il vero banco di prova sarà l’implementazione dell’accordo e la sua capacità di resistere alle inevitabili tensioni future.
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