Gaza e la Guerra d’attrito: il Medio Oriente come scacchiera geopolitica

Di  Bruno Di Gioacchino

TEL AVIV. Nel contesto della guerra a Gaza seguita all’attacco del 7 ottobre 2023 da parte di Hamas, il conflitto si è trasformato in un catalizzatore geopolitico capace di interconnettere le dinamiche regionali del Medio Oriente con le ambizioni strategiche delle autocrazie globali.

Un’azione di attacco a Gaza

 

Il disegno russo-iraniano, che mira a frammentare l’Occidente e a consolidare il proprio spazio d’influenza, ha trovato nel conflitto israelo-palestinese un’opportunità per amplificare la pressione su Stati Uniti ed Europa, già alle prese con la guerra in Ucraina e la sfida sistemica posta dalla Cina.

Secondo l’analisi presentata in La Nuova Guerra (2024), il Medio Oriente rappresenta uno dei cinque fronti della “guerra d’attrito” asimmetrica condotta da Mosca, Teheran e Pechino contro le democrazie. Iran e Russia operano in stretta sinergia nel Levante mediterraneo:

Teheran attraverso il suo “corridoio sciita” che collega Iran, Iraq, Siria e Libano, e Mosca tramite il consolidamento della presenza militare in Siria, che serve da piattaforma per la proiezione di potenza nel Mediterraneo orientale.

La guerra a Gaza ha rappresentato un banco di prova della capacità europea di comprendere le nuove geometrie del potere internazionale.

Soldati israeliani combattono a Gaza contro milizie di Hamas

 

Per mesi, molte cancellerie europee hanno insistito su una lettura binaria del conflitto – Israele contro Hamas – ignorando l’interconnessione tra l’insorgenza islamista, il sostegno iraniano e la copertura diplomatica russa e cinese.

Tuttavia, segnali recenti indicano che alcuni attori europei stanno rivedendo tale paradigma.

La crescente consapevolezza che il conflitto non è solo un episodio regionale ma parte di una più ampia sfida all’ordine internazionale liberale spinge verso una lettura più sistemica.

Nel rapporto tra Russia e Iran, emerge un’intesa che si fonda non su un’alleanza ideologica ma su una convergenza tattica: entrambe le potenze cercano di utilizzare il caos regionale come leva per indebolire l’Occidente.

La disinformazione, il sostegno a milizie proxy e la manipolazione diplomatica dei forum internazionali sono strumenti comuni nel tentativo di isolare Israele, spaccare l’Unione Europea e testare la tenuta del fronte atlantico.

L’Europa è a un bivio strategico. Continuare a interpretare i conflitti del Vicino Oriente con una lente binaria significa offrire spazio operativo a potenze revisioniste che mirano a rimodellare l’architettura di sicurezza post-Guerra Fredda.

Comprendere il disegno russo-iraniano e riconoscere la guerra a Gaza come un tassello della guerra d’attrito globale rappresenta un passo necessario per costruire una postura strategica autonoma e credibile.

Solo così l’Europa potrà smettere di essere teatro passivo di influenze esterne e tornare a esercitare una funzione geopolitica nel Mediterraneo e oltre.

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