Gaza: Il Re di Giordania Abdullah II respinge il piano di Trump per Gaza. Il Presidente egiziano annulla viaggio a Washington

Di Chiara Cavalieri

WASHINGTON D.C. Il Re Abdullah II di Giordania ha incontrato, ieri, il Presidente americano Donald Trump alla Casa Bianca, segnando il primo vertice tra un leader arabo e il Presidente statunitense da quando quest’ultimo è tornato in carica il mese scorso.

Il colloquio è avvenuto in un contesto di forte tensione, con gli Stati Uniti. Washington minaccia, infatti, di sospendere i finanziamenti alla Giordania e all’Egitto qualora i due Paesi non accettassero di accogliere i palestinesi sfollati da Gaza.

Un sostegno strategico in bilico

Un momento dell’incontro

Gli Stati Uniti rappresentano un pilastro economico per la Giordania.

Nel settembre 2022, Washington ha siglato un memorandum d’intesa con Amman, impegnandosi a fornire 1,45 miliardi di dollari di aiuti annuali fino al 2029.

Tuttavia, il mese scorso l’Amministrazione Trump ha sospeso temporaneamente tutti gli aiuti esteri per un periodo di 90 giorni, avviando una revisione strategica delle proprie politiche di finanziamento.

Linee rosse giordane: nessuna concessione su Gerusalemme e il reinsediamento palestinese

I media giordani evidenziano la delicatezza del momento e la fermezza della posizione di Re Abdullah II.

Mustafa Ryalat, caporedattore del quotidiano Al-Dustour, ha definito l’incontro “storico” e carico di implicazioni per l’intera regione.

Ha ricordato come il Sovrano abbia già respinto, in passato, ogni ipotesi di reinsediamento dei palestinesi in Giordania come soluzione alternativa al loro diritto di autodeterminazione.

“Come hashemita, come posso fare marcia indietro su Gerusalemme? Impossibile. Questa è una linea rossa. No a Gerusalemme. No a una patria alternativa; No al reinsediamento dei palestinesi in Giordania” ha dichiarato Abdullah II in risposta ai piani di Trump nel 2020.

Lo stesso “Accordo del Secolo”, lanciato da Trump 5 anni fa per risolvere il conflitto israelo-palestinese, fu rigettato dalla Giordania e dalla maggior parte del mondo arabo, poiché considerato sbilanciato a favore di Israele e lesivo dei diritti dei palestinesi.

Giordania: aiuti umanitari per i palestinesi

Il Re Abdullah II ha affermato che lavorerà sempre per il bene della Giordania, sottolineando che il Regno ospiterà 2 mila bambini palestinesi provenienti da Gaza per le cure.

Questo passo rientra nel quadro del continuo sostegno della Giordania al popolo palestinese nelle attuali circostanze.

“Signor Presidente, credo davvero che, con tutte le sfide che abbiamo in Medio Oriente, finalmente vedo qualcuno che può portarci oltre il traguardo per portare stabilità, pace e prosperità a tutti noi nella regione”, ha detto il Re giordano a Trump.

Da parte sua, il Presidente degli Stati Uniti ha sottolineato che lo sviluppo della Striscia di Gaza dopo un lungo periodo di tempo porterà alla creazione di importanti opportunità di lavoro nella regione, il che contribuirà a migliorare la situazione economica.

Il Re giordano ha, inoltre, aggiunto che l’Egitto sta lavorando allo sviluppo di un piano strategico per la cooperazione con la nuova amministrazione statunitense e per definire come rapportarsi con il Presidente degli Stati Uniti sulle questioni regionali.

Il Re ha proseguito dicendo che “i Paesi arabi presenteranno la loro risposta al piano di Trump riguardante la Striscia di Gaza”.

Trump: “Conquisteremo Gaza e la ricostruiremo”

“Conquisteremo Gaza e la ricostruiremo”, ha affermato Trump, sostenendo che il suo piano per Gaza avrebbe garantito sicurezza e stabilità al Medio Oriente.

Ha sottolineato che non avrebbe cercato di partecipare personalmente allo sviluppo immobiliare di Gaza.

Ha affermato di non aspettarsi, a suo avviso, che Hamas rispetti la scadenza di sabato per il rilascio dei detenuti.

Per quanto riguarda la Cisgiordania, Trump ha risposto a una domanda sull’annessione di terre in Cisgiordania da parte di Israele dicendo: “Potrebbe funzionare”.

Ha poi aggiunto: “Capisco che il settore immobiliare e i palestinesi apprezzeranno ciò che offriremo loro”.

Nel suo discorso ha sottolineato: “Non minaccio la Giordania con aiuti finanziari in cambio di nulla”.

Trump ha aggiunto: “Non compreremo Gaza, ma ne diventeremo proprietari per riabilitarla. Gaza sarà un gioiello e una delle risorse più importanti e porterà la pace in Medio Oriente”.

Alla domanda su quale autorità avesse su Gaza, Trump ha risposto: “Sotto l’autorità americana”.

Il peso diplomatico della Giordania

Secondo il giornalista Nidal Mansour, la visita di Re Abdullah II a Washington è cruciale non solo per le relazioni bilaterali, ma anche per ridefinire gli equilibri geopolitici nella regione.

“La Giordania deve sfruttare la sua influenza diplomatica per costruire nuove alleanze e contrastare le pressioni statunitensi”, ha scritto Mansour, suggerendo possibili aperture verso Unione Europea, Cina e Russia.

Mundher Al-Houarat, invece, ha proposto una strategia più aggressiva: “Se Trump proseguirà su questa linea, la Giordania potrebbe rivedere il Trattato di pace di Wadi Araba con Israele e interrompere la cooperazione militare con gli Stati Uniti”.

Il Presidente egiziano Al-Sisi annulla la visita alla Casa Bianca

Il Presidente egiziano Abdel Fattah El-Sisi

In risposta alle parole di Trump, il Presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha deciso di rinviare a tempo indeterminato la sua visita alla Casa Bianca, inizialmente prevista per la prossima settimana.

La decisione rappresenta un segnale di crescente tensione tra i due alleati, soprattutto dopo che gli Stati Uniti avevano ventilato l’ipotesi di un blocco degli aiuti economici all’Egitto.

Fonti vicine al Governo egiziano hanno riferito che Il Cairo non intende “scendere a compromessi” su questioni fondamentali come la sovranità palestinese e il futuro della Striscia di Gaza.

L’incontro tra Trump e Abdullah II è, dunque, come uno dei momenti chiave per il futuro della questione palestinese e degli equilibri in Medio Oriente.

Se da un lato Washington potrebbe utilizzare la leva economica per forzare Amman ad accettare il trasferimento dei palestinesi, dall’altro la Giordania sembra intenzionata a non cedere su principi considerati fondamentali per la sua sovranità e stabilità regionale.

Gli sviluppi della visita potrebbero avere ripercussioni non solo sui rapporti tra Stati Uniti e Giordania, ma sull’intera strategia di Washington nella regione.

©️ RIPRODUZIONE RISERVATA

 

Autore