Germania: la scelta definitiva contro Huawei. Tecnologie critiche, sicurezza nazionale e nuova frattura con Pechino

Di Giuseppe Gagliano*

BERLINO. La decisione della Germania di escludere Huawei dal futuro sviluppo delle reti 6G rappresenta molto più di una semplice misura tecnica. È un segnale politico di grande portata, che definisce con chiarezza la direzione strategica scelta da Berlino nel campo delle tecnologie critiche.

Uno stand Huawei

Dopo anni di esitazioni, bilanciamenti e compromessi, il governo tedesco ha scelto una linea di netto allineamento con la postura di difesa occidentale, confermando che la sovranità digitale è ormai un elemento centrale della sicurezza nazionale.

Per comprendere il peso di questa svolta bisogna ricordare che la Germania è stata a lungo il Paese europeo più restio a rompere con Huawei.

Le imprese tedesche – dall’automotive alla logistica, dai data center alle telecomunicazioni – intrattengono da decenni relazioni profonde con il mercato cinese, e ogni decisione in grado di incrinare quel rapporto è sempre stata valutata con attenzione quasi chirurgica. Ma negli ultimi anni il quadro è mutato in modo radicale.

La crescita delle tensioni geopolitiche, l’espansione dell’apparato di sicurezza cinese e l’evoluzione della guerra informatica hanno spinto Berlino a riconoscere che la dipendenza tecnologica può trasformarsi in vulnerabilità strategica.

Xi Jinping, Presidente cinese

Il nodo è semplice: le reti di telecomunicazione non sono più soltanto infrastrutture economiche, ma veri e propri snodi militari e cognitivi di un Paese.

Controllarle significa controllare flussi informativi, capacità operative, sistemi energetici, trasporti, difesa civile.

In una fase storica in cui gli attacchi informatici possono paralizzare un governo o compromettere un’industria, la Germania non può permettersi un fornitore percepito come “a rischio”, soprattutto se legato a uno Stato che persegue una politica estera assertiva e rivendica un controllo diretto sulle proprie aziende strategiche.

Dietro la scelta tedesca c’è anche un calcolo economico preciso.

L’Unione Europea sta investendo miliardi per ricostruire la propria autonomia tecnologica: semiconduttori, microchip, intelligenza artificiale, infrastrutture di rete.

Escludere Huawei dalla 6G significa aprire più spazio a Nokia, Ericsson e ai centri di ricerca europei, rafforzando una filiera che negli ultimi vent’anni era stata progressivamente erosa dalla concorrenza asiatica. Berlino accetta il costo di una transizione più onerosa oggi per evitare una dipendenza strutturale domani.

È una scelta che avvicina ulteriormente la Germania agli Stati Uniti, impegnati da tempo in una competizione strategica con la Cina su tecnologie di frontiera.

Washington ha fatto pressione su tutti i partner NATO affinché riducessero il ruolo di Huawei nelle reti di comunicazione; ma finora il Governo tedesco aveva mantenuto una certa autonomia decisionale.

Il passaggio al 6G segna invece un allineamento più netto, confermando che la protezione delle infrastrutture è diventata un pilastro della cooperazione transatlantica.

La reazione di Pechino, prevedibilmente, sarà dura.

Per Huawei si tratta dell’ennesima sconfitta in un mercato europeo dove le porte si stanno chiudendo una dopo l’altra. Per la Cina è un segnale politico: la fiducia strategica con l’Europa si sta sgretolando, e i rapporti economici non bastano più a compensare le preoccupazioni legate alla sicurezza.

Pechino teme soprattutto l’effetto domino: se la Germania, locomotiva tecnologica dell’UE, prende una posizione così netta, altri Paesi potrebbero seguirla senza esitazioni.

Resta da capire quali saranno le conseguenze interne.

I grandi operatori tedeschi dovranno rivedere parti delle loro infrastrutture, sostenendo costi considerevoli.

Ma per Berlino è ormai chiaro che la posta in gioco supera di gran lunga l’impatto economico immediato.

La 6G non sarà solo la rete del futuro: sarà l’ossatura digitale di una società connessa, automatizzata e dipendente da flussi informativi in tempo reale. In un mondo dominato dalla competizione tra potenze, chi controlla la rete controlla la sicurezza, l’economia e il potere.

La scelta tedesca sancisce così un nuovo equilibrio: meno apertura commerciale, più difesa degli interessi strategici; meno dipendenza tecnologica, più autonomia industriale; meno ambiguità, più allineamento con l’Occidente. Un cambiamento profondo, che ridefinisce il ruolo della Germania nella nuova geografia della competizione globale.

*Presidente Centro studi strategici (Cestudec)
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