Tokio. In Giappone, il premier Shinzo Abe punta al terzo mandato come capo del Governo nipponico, dopo la scadenza del secondo nel settembre 2018. Di fatto diventerà il primo ministro più a lungo in carica nel Paese a partire dal dopoguerra.

Il premier giapponese Abe verso il terzo mandato alla guida del Governo.
Durante il congresso del partito Liberal Democratico, attualmente al Governo, i delegati hanno deciso di estendere il limite degli incarichi del leader del partito dagli attuali due a tre mandati, consentendo al premier Abe di ricandidarsi alle elezioni politiche previste nell’autunno del prossimo anno.
Abe, 62enne, era stato nominato a capo dell’Esecutivo per la prima volta nel 2007, ma era rimasto in carica appena un anno prima di presentare le dimissioni, ufficialmente per ragioni di salute.
Nel dicembre 2012 ha vinto le elezioni a capo dei conservatori dopo tre anni all’opposizione. L’estensione del numero dei mandati era stata approvata lo scorso novembre dal Consiglio generale del partito, l’organo decisionale del gruppo politico.
In politica estera, il Giappone di Abe intende contrastare l’espansionismo cinese. Ora con quella che è stata definita la “Dottrina Abe” le forze militari giapponesi dallo scorso anno possono essere inviate all’estero in missioni di peacekeeping e possono correre in aiuto degli alleati in caso di attacco.
Chiaramente Pechino vede tutto questo come fumo negli occhi, come una recrudescenza del militarismo giapponese nella regione. La diplomazia tra i due Paesi non gode certo di buoni rapporti, specialmente a causa delle dispute territoriali per le isole Diaoyu/Senkaku, oltre per la rivendicazione dei cinesi per la East China Sea Air Defence Identification Zone (ADIZ) nel 2013.

la questione dell’ADIZ al contro degli scontri tra Giappone e Cina.
La Cina, da cinque anni, esplora periodicamente queste isole, l’ultima volta lo ha fatto il mese scorso. Pechino rivendica anche la propria sovranità sul 90% del Mar Cinese meridionale per gli arcipelaghi Spratly e Paracelso. Qui ha costruito infrastrutture militari e civili, comprensivi di sistemi di sicurezza.
Ai pescherecci cinesi è arrivato l’ordine che possono operare solo lontano dalle coste della madre patria. Non solo, tanto per fare la voce grossa, il Governo cinese ha avviato una campagna di marketing turistico per queste che considera le sue isole. Tutto questo preoccupa gli Stati vicini i quali, a vario giro, hanno avuto problemi di dispute marittime con la Cina,
L’America di Trump, da parte sua, mostra i muscoli a difesa degli alleati, conducendo operazione aeree e marittime in nome della libera navigazione al largo di queste isole artificiali.
Il gioco potrebbe però sfuggire di mano che potrebbe far accadere incidenti tra Usa e Cina, come è accaduto a febbraio quando un aereo da ricognizione cinese ed uno americano si sono incrociati sopra le Spratly, vicino l’atollo Scarborough che è conteso dalla Cina e dalle Filippine.