Golfo di Aden e Yemen: le azioni armate degli Houthi bloccano i commerci. Un’analisi con il prof. Mario Caligiuri sul ruolo dell’Intelligence italiana e dei Paesi NATO

Di Marco Pugliese

ROMA. Nel Golfo di Aden e nello Yemen, la situazione attuale è segnata da una serie di conflitti e di tensioni.

La mappa del Golfo di Aden

Recentemente, i ribelli Houthi dello Yemen hanno intensificato gli attacchi contro le forze militari degli Stati Uniti e le imbarcazioni marittime internazionali che operano nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden.

Questi attacchi hanno portato gli Stati Uniti a designare gli Houthi come un’organizzazione terroristica globale.

Tale mossa mira a impedire il finanziamento terroristico agli Houthi, limitare il loro accesso ai mercati finanziari e responsabilizzarli per le loro azioni.

Gli Stati Uniti hanno chiarito che se gli Houthi cessassero i loro attacchi, riconsidererebbero immediatamente questa designazione.

Sul campo di battaglia, la guerra in Yemen ha visto diversi sviluppi significativi.

Inizialmente, gli Houthi hanno fatto rapidi progressi, ma un intervento saudita ha bloccato l’espansione.

Un miliziano Houthi

La situazione si è stabilizzata, ma le sfide sono appena iniziate, ad esempio la formazione d’un Consiglio politico da parte degli Houthi e del Governo dell’ex Presidente Saleh, oltre all’emergere del Consiglio di Transizione del Sud (STC) che ha radici nel Movimento separatista del Sud.

L’ex Presidente yemenita, Saleh

Il conflitto ha anche avuto un impatto pesante sulla popolazione civile dello Yemen, portando ad una crisi umanitaria di vasta portata, con milioni di persone bisognose di assistenza e a rischio di carestia.

Recentemente, un cessate il fuoco mediato dalle Nazioni Unite è scaduto, ma le parti hanno evitato azioni ad alta intensità ed i livelli d’ ostilità sono rimasti bassi.

Ci sono stati tentativi di ripresa dei colloqui di pace tra sauditi e Houthi, facilitati dall’Oman e supportati dagli sforzi di mediazione dell’ONU ma i progressi concreti rimangono difficili da raggiungere.

Le discussioni si sono concentrate su vari temi, tra cui la riapertura completa dei porti controllati dagli Houthi e dell’aeroporto di Sana’a, oltre agli sforzi di ricostruzione e un calendario per il ritiro delle forze straniere dallo Yemen.

Report Difesa con il Prof. Mario Caligiuri, docente ordinario all’Università della Calabria ed esperto di Intelligence riconosciuto a livello europeo (la sua carriera accademica è caratterizzata da notevoli contributi nel campo dell’Intelligence e della Comunicazione pubblica)* ha approfondito la situazione nell’area.

Il Professor Mario Caligiuri

Professore, quali sono le principali sfide che l’Intelligence italiana affronta nella raccolta di informazioni sugli Houthi e le loro attività nel Golfo e nel Mar Rosso?

Data la storica presenza italiana nelle ex colonie, l’Italia ha un accesso diretto o indiretto a informazioni rilevanti sugli Houthi. Il livello di dettaglio e l’attuale efficacia di tale raccolta di informazioni, sinergiche con i Paesi della Nato, possono aumentare la prevenzione ad eventuali azioni del gruppo.

In che modo la nostra Intelligence collabora con le Agenzie di altri Paesi? Compresi quelli europei e gli Stati Uniti, per monitorare e rispondere alla minaccia degli Houthi?

Si presume che ci sia una collaborazione tra l’Intelligence italiana e le Agenzie di altri Paesi, ma i dettagli specifici e l’ampiezza di questa cooperazione non sono chiaramente divulgabili.

Noi vediamo la parte finale di questi processi d’operazioni.

Come influisce la crisi degli Houthi sulle operazioni di Intelligence economica dell’Italia, in particolare per quanto riguarda la sicurezza delle rotte commerciali nel Mar Rosso e nel Golfo?

È probabile che la crisi degli Houthi abbia un impatto sulle operazioni di Intelligence economica dell’Italia, ma l’esatta natura e portata di questo impatto è difficile da determinare con precisione in questo momento. Chiaramente una minore sicurezza implica un maggiore aumento dei costi delle merci in transito, che vanno protette

Quali strategie adotta l’Intelligence italiana per identificare e contrastare il traffico di armi verso gli Houthi, in particolare riguardo al sostegno che ricevono dall’Iran?

Si può ipotizzare che l’Intelligence italiana utilizzi determinate strategie per contrastare il traffico di armi verso gli Houthi.

Ma il discorso è anche economico, più la crisi si prolunga e più si rischiano impatti sui prezzi delle merci in transito.

Quali misure di intelligence sono state implementate per proteggere le infrastrutture critiche italiane, come le navi commerciali e le rotte marittime, dagli attacchi degli Houthi?

L’Italia potrebbe aver intensificato le misure per proteggere le sue infrastrutture critiche dagli attacchi degli Houthi, ma i dettagli specifici e l’efficacia di tali operazioni rimangono riservate

Come l’Intelligence italiana analizza la rete e la struttura di comando degli Houthi per comprendere meglio le loro capacità operative e la loro rete di supporto?

Non sembra che ci siano informazioni dettagliate disponibili riguardo l’analisi della rete e della struttura di comando degli Houthi da parte dell’intelligence italiana, che in quest’ambito collabora con gli Stati dell’Alleanza Atlantica ,in stretta sinergia.

In che modo la nostra Intelligence italiana contribuisce alla gestione delle crisi e alla pianificazione della risposta alle minacce emergenti dalla crisi degli Houthi?

Essa potrebbe avere un ruolo nella gestione delle crisi legate agli Houthi, ma i dettagli specifici di queste operazioni non sono chiaramente divulgabili.

Quali tecniche e tecnologie sono utilizzate dall’intelligence italiana per monitorare le comunicazioni e le attività online degli Houthi e dei loro sostenitori?

Potrebbero essere impiegate varie tecniche e tecnologie avanzate, ma i dettagli specifici di queste non sono noti per ovvie ragioni di sicurezza.

Come valuta l’intelligence italiana il rischio che gli Houthi possano estendere le loro attività terroristiche o di guerriglia al di fuori della regione del Golfo?

L’intelligence italiana potrebbe determinare con certezza il rischio di un’estensione delle attività degli Houthi al di fuori della regione del Golfo. Anche se si considera tale rischio, potrebbe non essere possibile prevedere in che modo le attuali azioni degli Houthi influenzino questa valutazione. Il rischio terrorismo c’è sempre, a prescindere dagli scenari di crisi specifici.

Quali sono le implicazioni delle attività di Intelligence relative alla crisi degli Houthi sulle relazioni dell’Italia con altri Paesi della regione, in particolare quelli del Golfo?

Le implicazioni sulla crisi degli Houthi sulle relazioni internazionali dell’Italia sono complesse e difficili da prevedere sul lungo termine. È possibile che ci siano effetti sulle relazioni con i Paesi del Golfo Persico e l’Iran, ma l’entità e la natura di queste implicazioni potrebbero variare e non essere direttamente legate a specifici eventi o fenomeni inerenti l’attuale area di crisi.

*Caligiuri ha introdotto lo studio dell’intelligence all’Università della Calabria nel 1999, nell’ambito del corso di “Teoria e tecniche della comunicazione pubblica”. Ha inoltre fondato il Laboratorio scientifico sull’Intelligence nel 2008 e nel 2007 ha promosso il Master in Intelligence, il primo di questo tipo in Italia, avviato su sollecitazione del Presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga. Nel 2018, ha contribuito all’attivazione del corso di laurea magistrale in intelligence e analisi del rischio, anche questo il primo del suo genere in Italia.

Oltre al suo ruolo accademico, dal 2018 Caligiuri è il Presidente della Società Italiana di Intelligence, con l’obiettivo di promuovere l’intelligence come materia di studio nelle università italiane. Ha tenuto corsi, seminari e presentazioni di libri in oltre cinquanta atenei e insegna anche nelle Alte Scuole della Repubblica.

Caligiuri è autore di numerosi testi sull’intelligence e le scienze umane, tra cui “Intelligence e Università: un punto di vista Italiano” (2003), “Cossiga e l’intelligence” (2011), e “Cyber intelligence. Tra libertà e sicurezza” (2016). Inoltre, è coautore con Giorgio Galli di “Come si comanda il mondo. Teorie, volti, intrecci” (2017) e “Il potere che sta conquistando il mondo. Le multinazionali dei Paesi senza democrazia” (2020). Nel 2021, ha pubblicato “Giulio Andreotti e l’intelligence. La guerra fredda in Italia e nel mondo” e “Intelligence e diritto. Il potere invisibile delle democrazie”, con prefazione di Luciano Violante.

Caligiuri è anche un giornalista pubblicista, iscritto all’Ordine regionale dei Giornalisti della Calabria dal 1980, e un commentatore per il Quotidiano Nazionale dal 2006. Ha anche ricoperto ruoli significativi in vari progetti e iniziative legate all’intelligence e alla sicurezza a livello nazionale.

Le sue numerose pubblicazioni e il suo impegno nell’insegnamento e nella divulgazione rendono Caligiuri una figura di spicco nel campo dell’intelligence e della sicurezza in Italia.

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