Di Paola Ducci*
LONDRA (nostro servizio particolare) La curiosa ma geniale personalità di Geoffrey Pyke può essere riassunta in un’ unica parola: pykrete.

Nonostante non fosse un militare ebbe modo di entrare in contatto con Winston Churchill al quale volle dimostrare la grande possibilità di utilizzo insita in un materiale inventato da lui e il cui nome nasceva dalla curiosa commistione fra il suo cognome, Pyke, e il termine inglese concrete (cemento).

Si narra (ma forse è più leggenda che realtà che proprio di fronte a Churchill (nel suo studio durante una dimostrazione sulle caratteristiche di questo materiale) l’eccentrico inventore sparò una pallottola contro un blocco di pikrete che deviò il proiettile e sfiorò la gamba del primo ministro.
Pare che questo episodio convinse Churchill che l’idea potesse avere un futuro interessante.
Verità o leggenda che sia l’episodio con Churchill, il pikrete ha davvero delle caratteristiche potenti rispetto alla semplicità della sua formazione.
E’ un materiale composito costituito per il 14% da segatura di legno (o da altri materiali fibrosi, come la carta di giornale) e per il restante 86% da ghiaccio.
Il pykrete ha alcune proprietà interessanti rispetto al ghiaccio cristallino, tra cui una spiccata lentezza a sciogliersi (dovuta alla bassa conducibilità termica) e grande resistenza e tenacità, che sono simili a quelle tipiche del calcestruzzo.
Rispetto a questo, il pykrete risulta più difficile da modellare dal momento in cui si espande durante il congelamento, ma è facilmente riparabile con semplice acqua.
Durante la seconda guerra mondiale l’uso del pykrete fu proposto da Geoffrey Pyke alla Royal Navy come possibile materiale adatto alla costruzione di una enorme e inaffondabile portaerei.
L’idea (mai realizzata) diede origine al progetto Habakkuk che prevedeva la costruzione di una sorta di isola galleggiante, più che di una imbarcazione, da usarsi in luoghi dal clima molto freddo e che quindi mantenesse il congelamento del materiale.

Intorno al 1942 Pyke cercò di convincere Lord Mountbatten, ammiraglio della flotta britannica, della grande utilità del progetto Habakkuk e furono condotti degli esperimenti in due località dell’Alberta, in Canada. Blocchi di pykrete furono testati con vari esplosivi: si giunse alla conclusione che una carica corrispondente alla testata di un siluro avrebbe solo scalfito l’ipotetica portaerei Habakkuk.
Nel Patricia Lake in Alberta, Stati Uniti e Canada costruirono un modello in ghiaccio, lungo 18.2 metri (60 piedi) e pesante 1.000 tonnellate: impiegò un po’ più di una calda estate a sciogliersi.
Anche se fu dato il nullaosta a piccoli progetti preliminari, il Progetto Habakkuk non fu mai portato a termine perché in realtà la guerra antisommergibili fu vinta con lo sviluppo del sonar e di tattiche avanzate per contrastare i sommergibili. Oggi il pykrete è studiato come esempio di materiale composito naturale e viene citato in ingegneria dei materiali.
Resti del prototipo sono ancora sott’acqua nel Lago di Patricia Lake e sono considerati un originale “relitto storico”.
*Editor per l’Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Difesa
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