Grande Guerra, il ministro della Difesa slovacco Peter Gajdos ed il capo di SMD, Claudio Graziano commemorano i combattenti cecoslovacchi

Roma. Il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Claudio Graziano, ha ricevuto, su delega del ministro della Difesa uscente Roberta Pinotti, a Roma il mnistro della Difesa slovacco, Peter Gajdos.

Il mnistro della Difesa slovacco, Peter Gajdos all’Altare della Pace

Con la cerimonia solenne di deposizione di due corone d’alloro al sacello del Milite Ignoto, presso l’altare della Patria, da parte di Gajdos, del capo di Stato Maggiore della Difesa slovacca, Generale Zmeko e dell’ambasciatrice della Repubblica Ceca in Italia, Hana Hubácková, accompagnati dal Generale Graziano è voluto ricordare il sacrificio dei militari di tutti i conflitti ed, in particolare, di quelli cecoslovacchi che combatterono tra le fila dell’Esercito italiano durante la Grande Guerra.
A seguire, la delegazione delle autorità straniere è andata a Palazzo Esercito, dove un picchetto interforze ha reso gli onori militari, a premessa dei colloqui tra il Generale Graziano, il ministro Gajdos ed il Generale Zmeko.

La deposizione di corone d’alloro all’Altare della Pace

Graziano ha evidenziato come le relazioni bilaterali tra Italia e Slovacchia siano “eccellenti e costantemente corroborate dalle frequenti attività congiunte, svolte anche ai più alti livelli”. Proprio la cooperazione bilaterale in ambito militare e l’impegno comune in missioni internazionali – come, ad esempio, la missione NATO Resolute Support in Afghanistan e la coalizione anti Daesh in Iraq – sono stati al centro dei colloqui, oltre allo scambio di vedute sulla Difesa europea e sui rapporti tra Unione europea ed Alleanza atlantica.

“Il significato della visita – ha detto il Generale Graziano – assume un’importanza particolare in questo giorno, in cui ricorre per la Repubblica ceca e per quella slovacca l’anniversario del centenario della costituzione della Divisione della Legione Cecoslovacchia. E proprio Roma ebbe il merito di riconoscere ai disertori e ai prigionieri cecoslovacchi che desideravano combattere per l’indipendenza del proprio Paese dal giogo austro-ungarico, dignità di combattenti, inquadrandoli dapprima in reparti italiani e, successivamente, in una vera e propria Divisione cecoslovacca, poi innalzata a rango di Legione”.

Il 21 aprile del 1918 il Governo italiano riconobbe ufficialmente il Corpo cecoslovacco con una Convenzione tra le parti, firmata dal Presidente del Consiglio dei Ministri del Regno d’Italia, Vittorio Emanuele Orlando, dal ministro della Guerra Vittorio Zuppelli, dal vice presidente del Consiglio Nazionale dei Paesi Cecoslovacchi accreditato in Italia, Generale Stefanik e dal membro del Consiglio nazionale cecoslovacco, Sychrava.

Il 24 maggio 1918 il Generale Stefanik veniva posto al comando della Divisione Cecoslovacca. “L’Italia fu il primo paese dell’Intesa a riconoscere il Consiglio nazionale cecoslovacco come futuro governo di quella che sarebbe divenuta una nuova nazione” ha poi chiosato il capo di Stato Maggiore della Difesa.
La Divisione Cecoslovacca, agli ordini del Generale Andrea Graziani, venne immediatamente impiegata sul Piave e nel settore ad Est del Garda. I volontari cecoslovacchi indossarono l’uniforme grigioverde del Regio Esercito, portando sul bavero della giubba una coppia di mostrine bianco-rosse bordate di azzurro – i colori dello loro bandiera – sormontate da due fucili incrociati, mentre al braccio sinistro era posto uno scudetto omerale riportante il monogramma intrecciato CS e bordato di filo rosso.

Come copricapo, venne adottato il cappello alpino, inizialmente senza penna, recante nel fregio un’aquila ricamata con al centro un tondino bipartito nei colori bianco e rosso.

Nel corso dei combattimenti, oltre ai caduti ed ai feriti, alcuni volontari cecoslovacchi furono catturati dagli austriaci e, giudicati con l’aggravante del tradimento e della diserzione a favore del nemico, vennero tutti sommariamente passati per le armi.

“È doveroso oggi commemorare tutti i caduti cecoslovacchi – ha concluso il capo di Stato Maggiore della Difesa italiana – che corsero rischi maggiori di tutti gli altri soldati e che, con il loro contributo, permisero all’Italia di giungere alla vittoria finale. Onoriamo, quindi, con profonda commozione e riconoscenza il loro spirito di sacrificio, ancor più encomiabile alla luce del fatto che fossero pienamente consapevoli che, in caso di cattura, non avrebbero avuto alcuna possibilità di salvezza”.
Gajdos ed il Generale Zmeko hanno ringraziato per la calorosa accoglienza e per il ricordo che le autorità militari italiane hanno voluto tributare ai soldati cecoslovacchi che combatterono sul fronte italiano durante la Grande Guerra.

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