Aquileia (Udine) – dal nostro inviato. Il 24 agosto 1919 con un Regio Decreto fu istituita la Commissione nazionale per le Onoranze ai Militari d’Italia e dei Paesi alleati caduti in guerra (l’odierna Onorcaduti) presieduta dal Maresciallo d’Italia, Armando Diaz.

Il Generale Armando Diaz
La Commissione fu posta alle strette dipendenze del Ministero dell’Interno.
Da questo momento per ricordare il sacrificio dei circa 650 mila Caduti nei vari fronti della Grande Guerra, alcuni sepolti addirittura in piccoli cimiteri vicino alle trincee, iniziò una campagna per sensibilizzare la politica e l’opinione pubblica sulla necessità di dare a questi soldati il giusto riconoscimento nella Storia.

Una delle trincee sul Carso (foto dell’autore)
E fu un Colonnello dell’Esercito, Giulio Douhet, padre dell’Aviazione militare italiana che nel luglio 1920 ebbe l’idea di onorare questi militari con una salma di un soldato sconosciuto da collocare, a Roma, nel Pantheon sostenendo che questo andava fatto perché serviva a testimoniare “il simbolo della grandezza di tutti i soldati d’Italia, segno della riconoscenza dell’Italia verso i suoi figli, altare del sacro culto della Patria”.

Il Colonnello dell’Esercito, Giulio Douhet, padre dell’Aviazione militare italiana
Considerato un forte anticadorniano, Douhet fu accusato di avere contravvenuto ad un’ordinanza del Comando Supremo del 28 luglio 1916 e relativa alla tutela del segreto.
Fu arrestato a settembre, processato e condannato a un anno di carcere che scontò nella Fortezza di Fenestrelle, dopo che anche l’appello fu respinto.
Il Colonnello Douhet fu poi scarcerato e congedato.
Il 19 gennaio 1918 venne richiamato in servizio con lo stesso grado (la condanna comunque restò) per diventare Direttore centrale di Aviazione e venne assegnato al Commissariato Generale dell’Aviazione.
Tralasciamo qui le vicende di Douhet per concentrarci, invece, su quanto avvenne dopo che la sua proposta fu lanciata.
Fu copiata da Francia, Inghilterra, Belgio e Stati Uniti.
L’Italia dovette aspettare, come spesso accade nel nostro Paese, il cambio di Governo.
Il 4 luglio 1921 il socialista Ivanoe Bonomi divenne capo del Governo.
Al Ministero della Guerra fu assegnato un ex Sottotenente, Luigi Gasparotto (aveva lasciato la Forza Armata dopo la Guerra ed era tornato nei ruoli civili).
Fu dunque un Governo che era ideologicamente lontano da quelli del periodo pre e durante il conflitto (Salandra 1 e 2, Boselli e Orlando) a gestire l’operazione.
Nell’agosto 1921 furono presentate due proposte di legge, una al Senato e l’altra a Montecitorio.
Relatori rispettivamente il senatore Pasquale Del Giudice e l’onorevole Cesare Maria De Vecchi.

Cesare Maria De Vecchi
“Deve essere rivendicata – disse De Vecchi nel suo discorso – ai nostri uomini d’arme la priorità di trasportare a Roma i resti del caduto ignoto perché ivi ricevano gli onori dovuti a loro e ai 650 mila fratelli”.
De vecchi propose anche la data per la cerimonia di traslazione; il 4 novembre e il luogo: l’Altare della Patria.
Finalmente, l’11 agosto 1921 fu promulgata la legge n. 1075, che stabiliva di dare solenne sepoltura alla Salma di un Soldato Ignoto, in Roma sull’Altare della Patria, nel Vittoriano.

Il Sacello del Milite Ignoto
Fu deciso di collocare la Salma ai piedi della statua della Dea Roma, sita al centro dell’Altare, in un loculo provvisorio, in attesa della tumulazione definitiva nella cripta che, all’epoca, doveva ancora essere finita ci costruire e ricavata nel monumento sotto la stessa statua.
L’ISTITUZIONE DI UNA COMMISSIONE
Fu così costituita una Commissione di militari di ogni grado, decorati al Valor Militare, la quale fu incaricata di procedere alla delicata e pietosa operazione della scelta della Salma Ignota.
La Commissione gira per i vari campi di battaglia e dopo una particolare e meticolosa procedura, che escludeva ogni possibile identificazione della Salma, la Commissione prescelse, frale molte esumate in tutti i cimiteri della guerra, 11.
Avvolte in un bianco sudario e collocate in identiche bare di legno, furono portate nella storica ed antichissima basilica romana di Aquileia dove furono deposte su catafalchi ai due lati dell’Altare del Popolo.
Il 28 ottobre 1921 si tenne una solenne cerimonia.
E a Maria Maddalena Bergamas, originaria di Gradisca d’Isonzo, madre di un Caduto irredento e decorato il cui corpo andò disperso, fu affidato il compito di designare quale fra le 11, doveva essere la Salma del Milite Ignoto.

Maria Maddalena Bergamas
Le bare furono poste nella Basilica senza che la donna potesse sapere a quali Caduti appartenessero e da quale zona del fronte provenissero.
Le Spoglie prescelte vennero portate a Roma con uno speciale convoglio ferroviario sul quale era visibile il feretro che nelle principali stazioni ferroviarie ricevette gli onori dei picchetti militari in armi e delle popolazioni commosse.

Ecco le condizioni in cui versa la stazione ferroviaria da dove partì la salma del Milite Ignoto per Roma (foto dell’autore)
Il 4 novembre, terzo anniversario della Vittoria, la bara, portata a spalla da 12 decorati di Medaglia d’Oro al Valor Militare ed accompagnata dalle Bandiere di Guerra dei 355 Reggimenti che avevano partecipato al conflitto, venne deposta nella cripta ai piedi della Dea Roma.

Il treno che portava da Aquileia a Roma le spoglie del Milite Ignoto
Al Milite Ignoto fu poi conferita una Medaglia d’Oro al Valor Militare con la seguente motivazione:
“DEGNO FIGLIO DI UNA STIRPE PRODE E DI UNA MILLENARIA CIVILTÀ RESISTETTE INFLESSIBILE NELLE TRINCEE PIU’ CONTESE, PRODIGO’ IL SUO CORAGGIO NELLE PIÙ CRUENTI BATTAGLIE E CADDE COMBATTENDO, SENZ’ALTRO PREMIO SPERARE CHE LA VITTORIA E LA GRANDEZZA DELLA PATRIA”.
AQUILEIA OGGI. SUI LUOGHI DELLA MEMORIA
Arriviamo al Cimitero degli Eroi di Aquileia (Udine) in una calda giornata di luglio.
Numerose restauratrici provvedono alla sistemazione delle croci e delle lapidi di Caduti.

Una dele restauratrici al lavoro al Cimitero degli Eroi, ad Aquileia (foto dell’autore)
Con Marco Pascoli, esperto storico della Grande Guerra, entriamo più specificatamente in quei giorni.
”Questo cimitero – spiega a Report Difesa – ha una grande particolarità: non è stato dismesso negli anni ’30, contrariamente rispetto alla totalità o alla quasi totalità dei cimiteri militari italiani della Grande Guerra”.
All’epoca, quando furono realizzati gli Ossari, quello di Aquileia non fu dismesso e perciò le salme sono ancora lì.
E’ancora un cimitero militare.
Intorno ci sono oltre alle tante lapidi anche croci differenti. “Ognuna – spiega Pascoli – simboleggia un Caduto o un gruppo di Caduti. Alcuni ne hanno di particolari perché o i familiari o i camerati o le Associazioni Combattentistiche hanno fatto croci e pietre tombali peculiari”.
Nel cimitero sono sepolti i militari italiani delle battaglie del Carso. Ma anche i 10 militi ignoti non sorteggiati dalla signora Bergamas.
Abbiamo quindi i Caduti di altri fronti e recuperati dalla Commissione deputata alle onoranze del Milite Ignoto.

La tomba del Tenente Colonnello dei Bersaglieri Paride Razzini al Cimitero degli Eroi ad Aquileia (foto dell’autore)
Tra i militari sepolti qui ad Aquileia c’è anche il Tenente Colonnello Paride Razzini, il comandante del 3° Battaglione Bersaglieri Ciclisti e di Enrico Toti. É l’ufficiale che gli disse “Tu fai parte del Battaglione” e che lo incorporò.

Enrico Toti
Un monumento centrale ad opera dello scultore Ettore Ximenes, presente nel cimitero degli Eroi, è datato 1917.

Una parte del monumento dello scultore, Ettore Ximenes
Questo testimonia che fu realizzato proprio in pieno tempo di guerra.
E passeggiando per i piccoli viali la memoria storica rivive ad ogni passo.
La particolarità di Aquileia è il suo richiamo alla latinità. Per questo motivo, oltre che alla vicinanza con il fronte del Carso, un secolo fa fu scelta per la scelta del Milite Ignoto.
La questione del Milite Ignoto si inserisce, in parte, anche su quella della “Vittoria Mutilata”, come Gabriele D’Annunzio definì gli accordi post conflitto, stipulati a Versailles.

Gabriele D’Annunzio a Fiume
Anche se, come nota Marco Pascoli, ha un valore più profondo.
“Era l’idea di tributare un omaggio – evidenzia – ai Caduti della Grande Guerra nazionale, prendendo quel Caduto che aveva sacrificato la propria vita ma anche il proprio nome, la propria identità. Non a caso questa idea venne mutuata anche in altri Paesi”.

Nella lapide uno dei Salmi di D’Annunzio dedicati ad Aquileia (foto dell’autore)
Insomma, la Solenne Tumulazione del Milite Ignoto la possiamo definire come un grande ringraziamento che l’Italia volle tributare ai suoi militari.
E fu un grande momento di unità di tutto il Paese.
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