Grande Polonia: La rivolta popolare del 1918 e il Trattato di Versailles

Di Anna Pigłowska Kaczor* e Andrzej Chmielewski**  

Varsavia. Nel secolo scorso, la Germania scatenò, due volte, conflitti militari globali che causarono milioni di vittime e causato cambiamenti irreversibili nella geopolitica dell’Europa.

La I Guerra mondiale è stata chiamata “Grande” perché il mondo non aveva
ancora vissuto un sanguinoso periodo come quello.

Militari italiani nella Grande Guerra

Mai prima d’ora c’era stata una così grande mobilitazione di forze militari.

La Prima guerra mondiale iniziò il 28 luglio 1914 su due fronti principali: quello orientale con la Russia zarista e occidentale, dove l’Impero tedesco e l’austro-ungarico combatterono contro Francia e Gran Bretagna.

L’attentato di Sarajevo che portò alla I Guerra mondiale

L’Italia che, nel 1882 firmò la Triplice Alleanza con la Germania, l’Austria-Ungheria e non sostenne né Berlino né e Vienna, il 3 agosto 1914 dichiarò la sua neutralità.

Fu una difficile decisione perché la neutralità a lungo termine non avrebbe potuto  portare alcun beneficio.

La decisione del governo italiano fu motivata dal fatto che l’Austria-Ungheria, contrariamente alle precedenti decisioni alleate, aveva colpito la Serbia.

Alla fine, dopo i negoziati con entrambe le parti del conflitto, Roma sostenne gli Stati che formavano l’Intesa.

LA POLONIA IN GUERRA

I polacchi combatterono su entrambi i lati del conflitto. Un conflitto che trascinò in guerra 33 Paesi per quattro anni.

Soldati polacchi

Coinvolse circa 1,5 miliardi di persone, ovvero i 2/3 della popolazione mondiale vivente in quel momento.

All’inizio del 1914, furono mobilitati 6 milioni cittadini facenti parte dell’Intesa.

Dall’altra parte del conflitto, gli Stati centrali, risposero con l’impiego di circa 4 milioni di soldati.

I polacchi privi di uno Stato hanno giocato un ruolo ingrato in
questa devastazione, combattendo su entrambi i lati del fronte.

La Polonia fu sottoposta alle spartizioni tra Germania,
Austria-Ungheria e Russia per 123 anni.

Si stima che, su entrambi gli schieramenti, oltre 500 mila polacchi siano morti.

Fin dall’inizio, hanno dovuto combattere come cittadini di Russia, Prussia e Austria-Ungheria.

LA FINE DEL CONFLITTO

Furono molte le conseguenze dopo la caduta della Germania imperiale, della monarchia austro-ungarica e della Russia zarista.

La nuova divisione dell’Europa fu dannosa per alcuni Paesi, mentre per altri fu un beneficio.

Quelli che, per secoli, furono nel “tumulto” della storia mondiale tornarono ad essere di nuovo disegnati sulla mappa politica europea, anche  se in precedenza avevano perso la loro sovranità.

Molti di essi, inclusa la Polonia, iniziarono la loro strada verso
l’indipendenza.

La rivoluzione tedesca diede la  possibilità ai polacchi di essere indipendenti.

Dopo lo scoppio della rivoluzione, in Germania, il 9 novembre 1918 fu
proclamata la Repubblica di Weimar.

L’ultimo imperatore e Re di Prussia, Guglielmo II Hohenzollern, dovette
abdicare.

Guglielmo II Hohenzollern

L’11 novembre 1918 la Germania firmò l’armistizio con i Paesi dell’Intesa.

I polacchi approfittarono, così, della situazione politica instabile in
Germania.

LO SCOPPIO DELLA RIVOLTA NELLA GRANDE POLONIA

Nella Grande Polonia, il 27 dicembre 1918 scoppiò una rivolta per l’indipendenza.

Alcuni scontri in occasione delle battaglie per l’indipendenza polacca nel 1918

Il motivo di questa ribellione fu il ritorno in Polonia di Ignacy Jan Paderewski che arrivò a Poznań il 26 dicembre 1918.

Il musicista polacco Ignacy Jan Paderewski

Famoso nel mondo come pianista e compositore, fu un uomo politico ed attivista per l’indipendenza.

Venne accolto dagli abitanti di Poznań con entusiasmo. Il giorno dopo, Paderewski tenne un discorso alla folla riunita davanti all’hotel Bazar.

Lo stesso giorno, gli abitanti tedeschi di Poznań organizzarono una loro parata militare, durante la quale fu evidenziata l’avversione per i
simboli polacchi.

I tedeschi offesero le bandiere e le insegne nazionali della Polonia e della Vittoria.

Seguirono gli attacchi alle istituzioni polacche e grandi rivolte e scontri per le strade.

La rivolta patriottica dei polacchi si estese rapidamente ad altri territori e bastarono solo poche settimane per formare un ampio fronte di azione militare.

Non c’era una linea fissa del fronte. Le insurrezioni. nella maggior parte delle città, ebbero luogo spontaneamente.

I combattimenti avvennero nelle città in cui erano di stanza la maggior parte dei soldati prussiani.

Ciascuna delle città riconquistate dai polacchi ristabilì la propria amministrazione. Furono effettuati arresti di rappresentanti delle autorità tedesche.

Le truppe ribelli non avevano una formazione militare uniforme e non
indossavano specifiche uniformi.

Ad esempio, molti disertori combatterono con indosso uniformi
prussiane.

L’insurrezione della popolazione fu così grande che gli insorti presero il
controllo, in breve tempo, delle parti centrali e meridionali della provincia
di Pozna.

Il 15 gennaio 1919, le truppe polacche liberarono quasi tutta la Grande Polonia.

I tedeschi mantennero la periferia della provincia a Nord, con le città di
Bydgoszcz e Pila e, a Sud-Est, con quelle di Leszno e Rawicz.

La decisione di combattere fu presa per la convinzione che la Grande Polonia era stata tagliata fuori dai piani politici del dopoguerra.

I combattimenti degli insorti erano scoppiati nelle singole città della
Wielkopolska.

Organizzazioni sociali e patriottiche locali erano concentrate intorno ai
tedeschi ed agirono controlli loro.

Era come se si fosse mossa una massa. Con il passare del tempo presero il sopravvento azioni organizzate, guidate principalmente da ex militari.

La maggior parte dei combattimenti  si svolse in varie parti della Grande Polonia e si concluse con un gran numero di morti, da entrambe le parti.

Le autorità tedesche non vollero più resistere e consegnarono il potere e
l’amministrazione pubblica ai polacchi.

A quel tempo, le regioni della Germania furono travolte dalla rivoluzione e dall’ansia, nel leggere la stampa tedesca locale.

Sapevano di non poter contare sugli aiuti militari che erano costosi.

Le parti erano convinte che l’area sarebbe rimasta comunque parte dello
Stato tedesco.

LA LIBERAZIONE DI POZNAN

I più grandi scontri ebbero luogo durante la liberazione di Poznań (27
dicembre 1918 – 1°  gennaio 1919), con le battaglie di Inowrocław (5 gennaio 1919), di Chodzież (7-8 gennaio 1919) e di Szubin (11 gennaio 1919).

Nel corso della battaglia per l’aeroporto di Ławica (6 gennaio 1919) fu catturata una grande quantità di equipaggiamento aeronautico, tra cui oltre
300 aerei.

I combattimenti furono sospesi dopo che la tregua fu conclusa a Treviri (16 febbraio 1919).

Le potenze occidentali costrinsero la Germania ad includere nell’accordo di cessate il fuoco anche la Grande Polonia.

Tuttavia, le schermaglie continuarono fino al giugno 1919.

Con l’entrata in vigore del Trattato di Versailles, la Grande Polonia fu incorporata nel rinato Stato polacco.

Dopo le spartizioni e la caduta dello Stato polacco nel 1795, i polacchi
fecero numerosi tentativi di riprendersi la libertà.

La rivolta della Grande Polonia è una delle poche rivolte che si è conclusa
con una vittoria e l’unica che ha raggiunto quasi tutti i suoi obiettivi.

La Rivolta della Wielkopolska ha contribuito ad un cambiamento nel corso
del confine occidentale.

CONFERENZA DI VERSAILLES

La Conferenza di pace di Parigi durò dal 18 gennaio 1919 al 21 gennaio
1920.

Quattro furono i protagonisti più importanti: il primo ministro britannico Lloyd George, quello italiano Vittorio Emanuele Orlando, il primo ministro francese Georges Clemenceau, il Presidente degli Stati Uniti Wodrow Wilson.

L’italiano Vittorio Emanuele Orlando alla conferenza di pace di Parigi (Versailles) dopo la prima guerra mondiale. Il secondo da sinistra insieme a David Lloyd George, Georges Clemenceau e Woodrow Wilson

Durante la conferenza nacque anche la Società delle Nazioni per mantenere ordine nelle relazioni diplomatiche e per prevenire tragedie come la Prima guerra mondiale appena conclusa.

Fin dall’inizio, la Francia era interessata a creare una Polonia forte che
sarebbe stata in futuro un contrappeso alla Germania.

Ma altri Paesi la vedevano diversamente. Il Regno Unito e gli USA non vi prestaron particolare attenzione.

Il primo ministro britannico George David Lloyd attaccò duramente
i postulati polacchi come “ingiusti”.

Con l’accordo di pace di Versailles, lo Stato tedesco dovette limitare a 100 mila soldati la sua forza militare.

Perse tutte le colonie e il 13% del territorio e al 10% della popolazione amministrata (circa 6,5 ​​milioni di persone).

La Francia occupò l’Alsazia e la Lorena, le contee belghe di Eupen e Malmedy.

Alla Danimarca andò lo Schleswig.

Alla Polonia toccò la Grande Polonia e parte della Pomerania.

La Polonia dopo il Trattato di Versailles

Trattati separati furono firmati con gli altri Imperi centrali: con l’Austria, a Saint-Germain-en-Laye (10 settembre) con la Bulgaria a Neuilly-sur-Seine (27 ottobre), con l’Ungheria a Trianon (4 giugno 1920) e con la Turchia a Sèvres (10 agosto 1920).

Questi stessi Paesi furono puniti con importanti tagli del loro territorio, con forti riduzioni di militari nell’Esercito, nella Marina e con riduzioni nella produzione industriale di armamenti.

ASPETTATIVE DISATTESE 

La Conferenza di Versailles doveva mettere in ordine l’Europa dopo la
grande guerra sanguinosa e portare la pace e la giustizia.

I dibattiti dei delegati di 27 Paesi, durati quasi sei mesi, si conclusero con
l’imposizione delle maggiori potenze verso tutti gli Stati più piccoli.

Dopo la Conferenza, furono creati nuovi Stati e furono designati
nuovi confini per l’Ungheria, la Romania, l’Austria, la Cecoslovacchia, la Germania, la Polonia e l’Unione delle Repubbliche Socialiste
Sovietiche.

In definitiva, le disposizioni finali del trattato di Versailles non soddisfarono
nessun Paese.

Così come le speranze di stabilizzazione in Europa Centrale rivelarono ingannevoli.

Dopo Versailles si marciò verso la II Guerra mondiale.

I tedeschi invadono la Polonia (1939)

*Collaboratrice Report Difesa

**Storico. Autore di oltre 30 libri di carattere storico e regionale, Membro della Società Storica di Międzyrzecki Land

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Autore