Di Pierpaolo Piras
Atene, Dopo otto anni di crisi economica, tutta lacrime e sofferenze, la Grecia, lunedì scorso, è stata ritenuta in grado di reggersi e proseguire da sola. La notizia è stata comunicata con grande clamore mediatico, quasi si trattasse di una storia virtuosa che l’ha salvata dal fallimento ed impedito la sua uscita dall’euro.

Un murales sull’euro in Grecia
Il tutto accade oggi al termine di un durissimo piano di salvataggio (bail-in) basato sulle rigide regole di bilancio, fissate dal 2010 (ma anche per il prossimo decennio!) dalla cosiddetta “troika”, rappresentata dal Fondo Monetario Internazionale, la Banca Centrale Europea, e l’Unione Europea, ovvero la Germania verso la quale pesa la maggior parte del debito.
Berlino, nel frattempo, guadagna royalties convenientissime per i diritti ed i guadagni commerciali sui voli nazionali ed internazionali dei 14 maggiori aeroporti del Paese!
Il Paese chiuderà ufficialmente la sua dipendenza da 326 miliardi di euro di tre salvataggi, aprendo la strada, si spera, a una nuova era di indipendenza finanziaria.
Il premier greco Alexis Tsipras, dalla sua sede di vacanza, l’isola di Itaca, si dimostra ottimista affermando “oggi sta sorgendo un nuovo giorno nel nostro Paese, un giorno storico. I salvataggi del bilancio nazionale, della recessione straziante e della desertificazione sociale sono finalmente finiti ” e poi “”il nostro Paese riacquista il diritto di definire il suo futuro”.

Il capo del Governo greco, Tsipras, è convinto che il suo Paese è uscito dalla crisi
In realtà, la fine del salvataggio non significa la fine dell’Odissea greca (Itaca segnò la fine delle vicissitudini dell’eroe classico Ulisse).
In realtà, la vera storia parla di un enorme fallimento, determinato da una folle incompetenza della classe politica, dai falsi di bilancio presentati in sede comunitaria a Bruxelles per facilitare i prestiti da quest’ultima, dal cinismo delle banche elleniche che hanno posto , indisturbate, i propri interessi davanti ai bisogni delle persone senza il controllo della politica e, non ultimo, la iperbolica inaffidabilità dell’intero sistema di gestione dello Stato .
Ricordiamo solo che la Grecia ricevette il primo aiuto di salvataggio nel 2010 prevedendo l’accesso ai mercati finanziari entro due anni. Ci vollero, invece, altri due cospicui finanziamenti e sei anni per raggiungere questa possibilità.
Inoltre, i forti tagli alla spesa pubblica e aumenti delle tasse per riparare le finanze della nazione, hanno tagliato pericolosamente i servizi e le forniture sanitarie , ridotto al lumicino le pensioni, gli stipendi pubblici e privati, lasciando oltre un terzo della popolazione di 10 milioni di persone in condizioni di povertà, secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE).
Si osserva che un quinto della popolazione non è in grado di pagare le spese di base come affitto, elettricità e un terzo delle famiglie ha almeno un membro disoccupato. Ad affollare questo “cahier de doleance” sta l’emorragia intellettuale dalla Grecia verso Germania ed Inghilterra di neolaureati super qualificati, come medici ed ingegneri, difficilmente restaurabile se non a lungo termine.
Il nuovo corso sembra essere già iniziato con la disoccupazione, scesa al 19,5% dal 28%, pur rimanendo il più elevato dell’eurozona. Nell’ultimo anno l’economia è cresciuta dell’1,4% l’anno scorso, lentamente riprendendosi da una contrazione superiore a quella della “Grande Depressione” negli Stati Uniti.
La Grecia sta gestendo una modesta eccedenza di bilancio, minori pagamenti di interessi sul suo debito ancora alto, con la volontà espressa dallo stesso Tsipras, di ricominciare a vendere nuovamente i titoli greci sui mercati finanziari entro due anni. Timidi segnali vengono dalle piccole imprese ultimamente sorte per soddisfare le richieste in campo edile.
Tali dati hanno dato l’impressione che la crisi possa intraprendere un percorso virtuoso fino a svanire.
Non pochi analisti sostengono, invece, che il calvario della Grecia durerà altri due decenni.
Il rischio è quindi che gli immani sacrifici degli ellenici si trasformino in una delle mitologiche, quanto inutili, fatiche di Sisifo.
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