Guardia Civil: José Antonio Pardines Arcay, la prima vittima del terrorismo basco (7 giugno 1968)

Di Gerardo Severino*

MADRID (nostro servizio particolare). Nel numero speciale di Report Difesa, pubblicato ieri (https://www.reportdifesa.it/speciale-magazine-reportdifesa-17-guardia-civil-spagnola/) e dedicato alla Guardia Civil spagnola avevamo fatto cenno al ruolo avuto dal celebre Corpo di Polizia iberico nell’ambito della lotta al terrorismo, ricordando, peraltro, come il primo caduto tra le forze di polizia e militari per mano dell’ETA fosse stato proprio un Agente di tale nobile Istituzione.

Quella che segue è, quindi, la storia di José Antonio Pardines Arcay, che in un ormai lontano giorno del giugno 1968 irrorò col proprio sangue innocente le strade di Spagna, dando così vita ad una escalation che avrebbe ben presto comportato un’incredibile serie di lutti alla grande Nazione europea.

Un’immagine di José Antonio Pardines appena arruolato nella Guardia Civil

L’assassinio del giovane José (7 giugno 1968)

La tragica fine della Guardia Civil José Pardines s’inserisce nel quadro delle scelte  terroristiche varate da alcuni elementi dell’ETA agli inizi del giugno del 1968, come avevamo puntualmente ricordato nello Speciale sopra citato.

Ebbene, era successo che già il 2 giugno, la leadership dell’ETA aveva deciso di assassinare, come prima, eclatante azione militare, dimostrativa nei confronti della dittatura franchista, i Comandanti delle Brigate Investigative Sociali di Bilbao e San Sebastián.

Quest’ultima operazione era stata affidata al terrorista Txabi Etxebarrieta, uno dei fondatori della stessa ETA, il quale, raggiungendo la zona designata si predispose per l’esecuzione tecnica di tale azione [1].

Fatalità volle che cinque giorni dopo, Etxebarrieta stava viaggiando a bordo di una Seat 850 assieme al suo compagno di lotta, Iñaki Sarasketa, dirigendosi verso Beasain, lungo la Nazionale 1.

La sorte decise, infatti, che proprio quel 7 giugno 1968, le Guardie Civili José Pardines e Félix de Diego Martínez, a bordo delle lore motociclette si trovassero in servizio lungo la strada locale che porta ad Aduna, vicino a Villabona (Guipúzcoa) con l’ordine di assicurare il controllo del traffico, peraltro in un’area in forte crescita edilizia, frequentata, quindi, anche da mezzi pesanti.

Destino volle che a un certo punto, mentre le due Guardie avevano da poco dato vita, nei pressi del chilometro 446 e 700, al classico “posto di blocco”, ponendosi però a distanze contrapposte lungo la stessa strada, il giovane José Pardines fu colpito dall’incedere della citata Seat 850 Coupé bianca con targa Z-73497, la stessa che era stata recentemente segnalata al proprio Comando in quanto riconducibile ad un veicolo rubato.

La motocicletta del povero agente ucciso dai terroristi baschi

Come era sua dovere, il militare fermò l’auto con l’intento di verificare i documenti del mezzo, così come quelli degli occupanti,: i due terroristi Etxebarrieta e Sarasketa.

I quali si erano trovati purtroppo in quella zona a causa della deviazione imposta da alcuni lavori sulla  Nazionale 1.

E fu, purtroppo, proprio grazie alla memoria fotografica di Josè, la stessa che gli aveva rammentato quel maledetto numero di targa, che l’agente andò incontro alla morte.

Mentre si trovava chinò intento a controllare che le informazioni tratte dalla documentazione fornita dall’autista corrispondessero a quelle dell’auto, matricola del motore e telaio, i due occupanti scesero rapidamente, iniziando a sparare proprio in direzione del povero José Pardines, il quale fu colpito da un primo colpo alla testa e in seguito in altre parti del corpo.

Erano da poco scoccate le ore 17.30  quando José esalò il suo ultimo respiro.

Fu, però, proprio in quel preciso istante che un giovane camionista che passava di lì, udendo il rumore dei colpi di pistola, si fermò, pensando all’esplosione improvvisa di una ruota del proprio mezzo.

Appena sceso dal veicolo si rese ben presto conto di quanto stava accadendo.

Decise di bloccare i due assassini, i quali, dopo avergli puntato le pistole contro decisero per sua fortuna di fuggire.

Nel darsi alla fuga, i due membri dell’ETA raggiunsero, alla fine della strada, il compagno di Pardines, la Guardia Félix de Diego, che non si era però  accorto di nulla, considerata la notevole distanza.

Fu anche per tale ragione che lo risparmiarono. Dopo essere stato informato dell’accaduto dallo stesso autista del camion, la Guardia de Diego lanciò subito l’allarme, dal quale scaturì, poi, una vasta operazione di Polizia finalizzata alla cattura dei terroristi.

Il potente dispositivo messo in atto sia dalla Guardia Civil che dalla Polizia nazionale spagnola diede, infatti, i suoi buoni frutti, tanto è vero che di lì a qualche ora, entrambi i terroristi dell’ETA furono intercettati dalle pattuglie della stessa Guardia Civil, nei pressi di Tolosa.

I rapporti giudiziari stilati all’epoca ci confermano che in quella circostanza Txabi Etxebarrieta tirò fuori la pistola, innescando la reazione degli agenti che cercarono ovviamente di disarmarlo.

A quel punto, dopo aver constatato che anche il Sarasketa aveva impugnato l’arma ne scaturì una sparatoria, nel corso della quale Txabi Etxebarrieta fu gravemente ferito.

Soccorso immediatamente, il terrorista fu portato all’ospedale di Tolosa, dove però sarebbe morto di lì a poco.

L’altro membro del commando, Sarasketa riuscì inizialmente a fuggire, per poi essere acciuffato poche ore dopo, all’alba dell’8 giugno, all’interno di una chiesa della cittadina gipuzkoana di Régil, dove si era nascosto.

La strumentalizzazione in chiave politica

Nonostante il fatto che la testimonianza del citato camionista fosse stata particolarmente eloquente e chiarificatrice, tanto da essere resa pubblica dai media di allora, parte dell’opinione pubblica, naturalmente riconducibile agli oppositori del regime franchista, non crebbe a quella che fu ritenuta allora come la classica “versione ufficiale”.

Era stata, infatti, la stessa ETA a far circolare la propria distorta versione dei fatti accaduti.

Un’immagine di uno dei tanti attentati compiuti dall’ETA

In base ad essa, la Guardia Pardines era responsabile della sua stessa morte.

Egli avrebbe tentato di utilizzare la propria pistola d’ordinanza, minacciando Txabi Etxebarrieta, il quale, a quel punto, sarebbe stato costretto a sparare per primo, quasi fosse una “legittima difesa” da parte di un pubblico ufficiale.

Non va dimenticato, poi, come tale versione che inevitabilmente avrebbe fornito un’immagine eroica riguardo al comportamento del defunto Etxebarrieta, fu ufficialmente supportata anche dalla sinistra nazionalista, e per moltissimi anni, purtroppo.

Tale versione sopravvisse nonostante il fatto che lo stesso  Iñaki Sarasketa, scampato allo scontro a fuoco, ovviamente nel chiaro intento di allontanare da sé la corresponsabilità di tale assassinio [2], avesse dichiarato, in un’intervista concessa al quotidiano “Egin” in occasione del decimo anniversario dei fatti che Txabi Etxebarrieta avesse sparato a Pardines a sangue freddo e alle spalle..

La stessa ricostruzione egli la avrebbe confermata anche nel corso di un’intervista, concessa a “La Revista de El Mundo” il 7 giugno 1998 (a trent’anni dall’omicidio).

La rammentata versione è purtroppo sopravvissuta addirittura sino al 7 giugno 2008, allorquando in occasione dei 40 anni da quei tragici eventi, il quotidiano “Gara” riportò in un articolo la seguente frase: “Pardines cerca di estrarre la sua pistola, ma Etxebarrieta spara per primo. La guardia civile cade morta“. 

L’omicidio – per quanto non premeditato – della Guardia Civil José Pardines fu l’inizio di un’escalation di inaudita violenza, violenza che sarebbe durata per alcuni decenni.

Come avevamo già ricordato nel citato Speciale sulla Guardia Civil, la morte di Txabi Etxebarrieta fu pubblicizzata agli spagnoli come una vera e propria esecuzione extragiudiziale, peraltro perpetrata a sangue freddo dalla Guardia Civil.

Ciò avrebbe, di conseguenza, giustificato il successivo assassinio, sempre da parte dell’ETA, dell’Ispettore Capo della Brigata Politico Sociale di Guipúzcoa, Mele Melitón.

Da quell’istante in avanti, sfortunatamente, tale logica operativa avrebbe contraddistinto la stessa lotta politica portata avanti dall’organizzazione terroristica basca, e ciò – come si ricordava nello Speciale – anche dopo la scomparsa del Generale Franco e la fine della stessa dittatura.

Per fortuna non tutti gli spagnoli credettero nella versione dell’ETA, primo fra tutti ovviamente il giovane camionista Fermín Garcés, unico testimone della terribile fine toccata al povero José Pardines, il quale qualche tempo dopo si sarebbe arruolato anche lui tra le fila della gloriosa Guardia Civil.

La breve vita di José Antonio Pardines Arcay (1943 – 1968)

José Antonio Pardines Arcay nacque a Malpica de Bergantiños (La Coruña, in Galizia) il 1° giugno del 1943, in piena guerra mondiale, evento che per fortuna non aveva sconvolto la Spagna, per quanto il Paese fosse appena uscito da una disastrosa guerra civile, che purtroppo aveva dato il via ad una durissima dittatura.

Figlio e nipote di Guardie Civili, il giovane José, figlio maggiore di tre fratelli, scelse di arruolarsi nella Benemérita spagnola, più per mantenere inalterata la tradizione, piuttosto che per fare fronte alle difficoltà economiche della  famiglia.

Fu così che il 25 aprile del 1963, non ancora ventenne, fu ammesso alla Scuola di formazione regionale di Barcellona, ove frequentò il previsto corso.

Il 15 luglio dello stesso anno, il giovane fu così immesso nel servizio d’istituto, destinato nella località di Tudela Veguín, nelle Asturie.

In verità vi sarebbe rimasto solo per poco tempo, avendo il giovane Agente scelto di far parte del Servizio del Traffico (la Polizia Stradale spagnola) gestito dalla stessa Guardia Civil.

La Guardia Pardines sulla sua moto di servizio

A tal fine presentò istanza per partecipare al corso di motociclista presso il Comando Mobile di Madrid.

Ammesso nella Specialità e, quindi, al relativo corso di formazione, José divenne presto un bravo Agente della Polizia Stradale.

Il 18 dicembre dello stesso 1963, Josè fu, quindi, rispedito nelle Asturie, ove rimase sino all’8 gennaio 1966, allorquando fu assegnato al Sottosettore Traffico della Guardia Civile di San Sebastián.

E fu proprio a San Sebastián che avrebbe avuto fine la sua breve carriera nel Corpo, come abbiamo ricordato prima.

Aggiungiamo solo che la prima, giovane vittima dei terroristi dell’ETA era ancora celibe, non avendo, infatti, avuto ancora il tempo di coronare il suo sogno d’amore con Emilia, la ragazza che frequentava da qualche anno in quel di Usúrbil, in Salamanca, una delle tantissime persone che lo avrebbe pianto in occasione dei solenni funerali con i quali la Spagna sgomenta salutò per sempre il povero José.

I funerali solenni della Guardia Pardines

NOTE

[1] Txabi Etxebarrieta (14 ottobre 1944 – 7 giugno 1968), noto anche come Xabier Etxebarrieta Ortiz, è stato un nazionalista basco e uno dei fondatori dell’organizzazione terroristica Euskadi ta Askatasuna (ETA). Fu il primo militante dell’ETA ucciso in uno scontro a fuoco con la Guardia Civil, in virtù del quale divenne il simbolo dello stesso gruppo terroristico, nonché dei vari sostenitori del nazionalismo basco .

[2] È opportuno sottolineare che sulla scena del crimine erano stati trovati quattro bossoli, due della pistola Astra 600-43 di Etxebarrieta e altri due dell’Astra Falcón di Sarasketa, a cui va aggiunto un quinto proiettile alloggiato all’interno del corpo di Pardines corrispondente alla pistola di Etxebarrieta.

*Colonnello  (Aus) della Guardia di Finanza –  Storico Militare

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