Di Massimo Giardinieri
Brescia. Si fa, talvolta, un gran parlare riguardo al volume delle evasioni fiscali accertate dalla Guardia di Finanza, nonché di quanto sottratto al Fisco venga poi effettivamente recuperato dalle casse dello Stato.
Tuttavia, una significativa dimostrazione di ciò la fornisce oggi un’attività condotta dai Finanzieri del Comando Provinciale di Brescia, i quali, su disposizione della locale Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello, hanno eseguito un provvedimento di confisca – anche nella forma c.d. “per equivalente” – di partecipazioni societarie, denaro contante, beni mobili ed immobili (tra cui proprietà di pregio sul Lago di Garda), nonché altre disponibilità finanziarie per un valore complessivo che supera gli 8.300.000 euro.
Il pesante provvedimento ablatorio, che come noto attraverso l’istituto della confisca fa acquisire al patrimonio dello Stato quanto precedentemente sottratto alla collettività per effetto di azioni criminose, giunge al termine di una una vicenda giudiziaria che ha visto condannati – in via definitiva – tre imprenditori della zona titolari di attività nel settore delle costruzioni immobiliari.

Autopattuglia della Guardia di Finanza
Secondo la Corte d’Appello di Brescia, i soggetti raggiunti dall’odierna confisca sono responsabili di gravi reati finanziari e fiscali (peraltro commessi in concorso tra loro), tra i quali l’omesso versamento di IVA e ritenute.
La sottrazione dei beni in questione, che nello specifico è stata eseguita dagli specialisti del Nucleo Polizia Economico Finanziaria (PEF) di Brescia, si riferisce infatti ad autentiche ricchezze accumulate nel tempo dai condannati, per via delle ripetute evasioni fiscali dagli stessi commesse.
Sulla vicenda, giova altresì rilevare come l’odierno provvedimento giudiziario derivi anche dall’attuazione d’una specifica collaborazione instaurata a seguito di un “memorandum operativo” siglato tra la Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello Brescia e il Comando Regionale Lombardia della Guardia di Finanza.
Un’intesa che – nel volgere di pochi mesi – ha già portato all’esecuzione di 9 provvedimenti di confisca tra cui quello in argomento.
Detto accordo, più nello specifico, si pone il primario obiettivo di individuare patrimoni illecitamente conseguiti ed illecitamente detenuti che, a seguito dei mirati accertamenti che la Guardia di Finanza compie in virtù delle sue peculiari competenze di polizia economico-finanziaria, possono costituire oggetto di provvedimenti di ablazione patrimoniale definitiva e favorirne – come detto sopra – il recupero a beneficio della collettività, dunque senza che i condannati possano più averne la materiale disponibilità neppure per interposta persona.
Si tratta dunque di un approccio operativo teso ad implementare sul piano pratico quanto già previsto dalla normativa in materia, ma che soprattutto si rivolge verso la tutela delle imprese e dei cittadini onesti andando così ad escludere dai circuiti dell’economia legale queste forme di ricchezza illecita, le quali minano alla base lo stesso concetto della libera concorrenza oltre che le corrette dinamiche d’impresa e di mercato.
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