Guardia di Finanza: a Brindisi sequestrati 290 mila capi di abbigliamento intimo con il marchio che “mimava” quello di una famosa Casa di moda statunitense. Due responsabili denunciati

Di Dario Gravina

Brindisi. Esistono varie forme di contraffazione, e tra le più insidiose vi è anche quella che punta a riprodurre le griffe delle più famose Case di moda e dell’abbigliamento sportivo differenziandole solo leggermente da quelle originali, delle quali ne “mima” infatti i loghi, inducendo così in potenziale errore il consumatore oltre che a costituire una forma di concorrenza sleale quanto illecita.

Le attività di vigilanza doganale della GDF al porto di Brindisi

Ed è proprio in tali circostanze che si è verificato il maxi-sequestro – da 290 mila pezzi – che i finanzieri del Comando Provinciale di Brindisi hanno compiuto nel porto della città pugliese, bloccando un carico di biancheria intima contraddistinto da marchio e foggia del tutto simili a quelli della nota griffe statunitense Calvin Klein.

L’espediente in questo caso utilizzato dai contraffattori (i quali ricercano sempre nuovi sistemi per eludere le severe normative nazionali del settore ed i conseguenti controlli delle Autorità doganali), era stato quello di fabbricare tali capi di abbigliamento intimo apponendogli il marchio “Ghlain Klain” che, per dimensioni e fattezze, era però smaccatamente simile al noto “CK” di cui sopra.

Questa particolare forma di contraffazione viene infatti a prendere forma non tanto per effetto d’una illecita riproduzione di un marchio registrato che identifica una particolare azienda, bensì mira a dare nell’acquirente medio un’impressione di “originalità” del prodotto.

Tale “strategia” trae dunque fondamento dal fatto che il consumatore non si soffermi ad una ponderazione dei vari elementi del prodotto che sta osservando nonché alla sua provenienza, bensì limiti il suo giudizio fermandosi a loghi, forme e colori del tutto simili (anche nella fonetica) agli originali.

Una strategia che è altresì presente nella contraffazione di prodotti alimentari tipici della produzione agroalimentare italiana, ai quali vengono apposti nomi del tutto simili a cibi nazionali conosciuti in tutto il mondo, puntando sul cosiddetto “italian sounding” piuttosto che su una qualità evidentemente ineguagliabile.

La grossa partita di abbigliamento (slip e boxer), che militari delle Fiamme Gialle e doganieri hanno rinvenuto a bordo di un autoarticolato con targa bulgara sbarcato poco prima da una motonave proveniente dalla Grecia, è stata comunque preliminarmente sottoposta a perizia tecnica a cura della società che ne tutela il marchio, mentre i paralleli riscontri formali, effettuati nella circostanza, hanno evidenziato come il marchio riportato sui capi in questione fosse stato precedentemente cancellato dall’EUIPO (Ufficio dell’Unione europea per proprietà intellettuale), peraltro proprio a seguito di un ricorso esercitato dalla società che porta oggi il nome del celebre stilista newyorkese.

Due responsabili, titolari delle ditte alle quali la merce in questione era destinata, sono stati pertanto denunciati alla competente Autorità Giudiziaria per il reato di introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi.

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