Di Valentina Giambastiani
FERRARA. Due milioni e 400 mila euro, a tanto ammonta l’evasione di diritti doganali scoperta dai finanzieri del Comando provinciale di Ferrara in ragione della quale, su richiesta dell’European Pubblic Prosecutor’s Office (EPPO) di Bologna, le Fiamme Gialle hanno eseguito un sequestro preventivo di disponibilità finanziarie per la stessa somma evasa.
Sequestro che ha raggiunto due società operanti nel commercio di bobine in acciaio inossidabile.
Il provvedimento giudiziario è giunto al termine di complesse indagini condotte dagli specialisti del Nucleo Polizia Economico Finanziaria (PEF), i quali hanno rivolto le loro attenzioni verso gli amministratori delle stesse imprese sulle quali gravavano forti sospetti in ordine ad una rilevante frode doganale.
Le attività investigative, sviluppatesi attraverso una minuziosa analisi di documentazioni rinvenute nel corso di perquisizioni eseguite tra Ferrara, Varese, Milano e La Spezia, peraltro integrate da intercettazioni telefoniche, sono riuscite a portare alla luce – nell’ambito di oltre 110 operazioni relative ad importazioni di acciaio – la completa falsità delle dichiarazioni relative all’origine del prodotto.
In buona sostanza, i tre responsabili delle imprese (al momento indagati per i reati di contrabbando doganale e falsità ideologica) avrebbero falsamente attestato la provenienza coreana dell’acciaio quando in realtà era di origine cinese; un escamotage chiaramente fraudolento ed evidentemente finalizzato ad usufruire dell’esenzione dal pagamento dei tributi doganali.
Va infatti precisato come l’esenzione è prevista per la merce originaria dalla Corea del Sud, in luogo del tributo che invece grava sulle merci provenienti dalla Cina (cosiddetto “dazio anti-dumping”), e che in questo caso ha consentito agli indagati di ottenere un risparmio – in maniera completamente illecita – di circa 2,4 milioni di euro.
Da notare che le società finite nell’indagine rispondano anche della responsabilità amministrativa da reato, poiché si tratta d’illeciti commessi dagli amministratori nell’interesse delle stesse imprese (peraltro risultate prive dei presìdi previsti dalla normativa di settore per la prevenzione di reati specifici come il contrabbando).
Gli investigatori della GDF ferrarese hanno rinvenuto l’intera somma indicata dal decreto GIP sui conti correnti delle tre società in questione, unitamente ad alcune bobine d’acciaio già cautelate nel corso delle perquisizioni avvenute nei mesi scorsi ed anche queste importate con falsa dichiarazione d’origine.
Quasi superfluo evidenziare che indagini come questa condotta dalla GDF di Ferrara, oltre agli interessi finanziari dello Stato, puntino a tutelare l’economia legale e le realtà imprenditoriali danneggiate da pratiche commerciali scorrette come quella del dumping, che alcune grandi imprese utilizzano andando ad introdurre nel mercato europeo prodotti ad un prezzo inferiore rispetto a quello mediamente praticato; prezzi che riescono ad essere proposti soprattutto grazie ai sussidi statali di cui beneficiano molte imprese extra-europee per la produzione di determinate merci.
Una strategia commerciale aggressiva, ma che l’Unione Europea contrasta con specifiche contromisure come il descritto “dazio anti-dumping”.
A margine della vicenda resta opportuno evidenziare che il procedimento penale in parola si trova ancora nella sua fase preliminare, per questo le persone indagate sono attualmente garantite dal principio della presunzione d’innocenza fin quando nei loro confronti non sia stata pronunciata una sentenza irrevocabile di condanna.
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