GENOVA. Erano stati infilati in cinque borsoni i 200 panetti di cocaina (peraltro connotati da un elevatissimo grado di purezza), che i Finanzieri del Comando provinciale di Genova e i funzionari dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM) hanno scovato in alcuni container sbarcati qualche giorno prima nel porto del capoluogo ligure.

Come praticamente avviene – quasi sempre – in questi casi, il carico di “neve” era stato celato dietro comunissima merce; tonno in scatola nello specifico e che, in caso di possibile danneggiamento di qualche confezione durante un’attività di riscontro doganale, avrebbe altresì potuto sviare l’acutissimo fiuto dei cani antidroga delle Fiamme Gialle.
Tuttavia le sempre continue analisi operative sui carichi di merci provenienti da Paesi e/o rotte considerate a rischio avevano già posto sotto l’attenzione dei finanzieri e dei doganieri quello specifico carico, imbarcato alcune settimane prima su una motonave proveniente dal Porto di Guayaquil (Ecuador).
L’opportuna quanto approfondita ispezione è stata dunque conseguente a tale “analisi di rischio” che – integrata dalle informazioni presenti sulle banche-dati in uso ai due organismi dell’Amministrazione Finanziaria dello Stato – ha così permesso al personale della GDF e dell’ADM di scovare la droga che, come anticipato sopra, supera abbondantemente i due quintali di peso.
Un quantitativo di tutto rispetto dunque, e che una volta smerciato tra i vari canali dello spaccio clandestino avrebbe fruttato guadagni tranquillamente stimabili tra i 40 ed i 50 milioni di euro.
Per gli stessi investigatori delle Fiamme Gialle si tratterebbe di una partita destinata al “mercato” italiano delle sostanze stupefacenti, sulla quale stanno ora cercando di fare piena luce per risalire sia agli “spedizionieri”, sia ai “grossisti”, per questo la vicenda non può ancora dirsi conclusa con il suddetto maxi-sequestro promettendo possibili ed ulteriori sviluppi sul fronte investigativo.
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