Guardia di Finanza: a Livorno scoperta una frode fiscale realizzata nel settore delle sanificazioni per ambienti aziendali. Denunciati 9 responsabili

Di Marco Lainati

Livorno. Fatture false per documentare costi milionari, in particolare quelli per la sanificazione di locali aziendali che sono stati particolarmente onerosi nel pieno della pandemia, quando sembrava che queste misure fossero le uniche in grado di consentire la riapertura di molte attività imprenditoriali e commerciali.

Le attività di indagine dell Guardia di Finanza

Questo è quanto la Guardia di Finanza di Livorno contesta nei confronti di un’imprenditrice ritenuta responsabile di un’ingente evasione fiscale, realizzata mediante la fittizia documentazione di costi d’impresa in realtà mai sostenuti grazie ai quali poter poi abbattere sensibilmente le imposte maturate sui propri introiti.

L’attenzione delle Fiamme Gialle labroniche si è in particolare rivolta verso otto soggetti, tutti di Livorno, successivamente risultati completamente sconosciuti al Fisco ma che avrebbero emesso a favore della stessa azienda – anche questa livornese – fatture per onerose spese (come detto sopra mai sostenute) rendendosi così responsabili del reato di emissione di documenti contabili fittizi.

Secondo gli investigatori economico-finanziari della GDF, la regia delle operazioni è molto probabilmente imputabile all’imprenditrice titolare della ditta di pulizie e sanificazioni ambientali che, nel corso di diversi anni, si sarebbe avvalsa di otto ditte individuali tutte caratterizzate da elevati indici di “pericolosità fiscale”.

Il pericolo in questione deriva dall’assenza di dipendenti nonché da strutture aziendali giudicate incompatibili sia con la tipologia, sia con l’ammontare dei beni e delle prestazioni di servizi entrati in fatturazione, tra i quali compaiono immaginarie attività di vigilanza privata ed improbabili consulenze relative a ricerche di marketing.

Proprio in relazione a quanto emerso dell’indagine, i rappresentanti delle otto ditte in questione sono stati così denunciati alla Procura della Repubblica di Livorno per aver permesso alla società risultata al centro della frode di vantare verso l’Erario crediti completamente inventati.

I costi indeducibili contestati nell’occasione, derivanti da un pressoché certo quanto largo impiego di fatture per operazioni inesistenti (tecnicamente definite con l’acronimo di FOI), ammontano a 1.300.000 euro con un’IVA dovuta pari a 300 mila euro.

Anche la titolare della società principale è stata ovviamente denunciata, anche se per lei il capo d’accusa è quello di frode fiscale per la quale è prevista una reclusione da 4 a 8 anni oltre che un sequestro di beni pari all’importo dei tributi evasi.

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