Guardia di Finanza: a Livorno sequestrati 60 chili di cocaina provenienti dal Sudamerica e occultati in un carico di banane destinate alla grande distribuzione

Di Alessandro Margottini               

LIVORNO. Sessanta chili di cocaina suddivisi in 52 “panetti” sono stati scovati e sequestrati dai finanzieri del Comando provinciale di Livorno nel porto cittadino, in collaborazione con i funzionari dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM) nonché con i colleghi del Comando provinciale di Reggio Calabria.

Come spesso avviene in questo delicato settore d’intervento, a determinare il buon esito dell’intervento sono state le quotidiane “analisi di rischio” che i militari delle Fiamme Gialle ed il personale della Dogana, ogni giorno,  eseguono su carichi di merci provenienti da Paesi e rotte considerate a “rischio traffici illeciti”.

Gli specialisti della GDF e quelli antifrode dell’ADM mentre rinvengono la droga

Proprio da tale attività di analisi gli operatori, dopo un meticoloso lavoro di ricerca condotto tra migliaia di container presenti nel terminal dello scalo portuale labronico, sono riusciti ad individuare un contenitore-frigo proveniente dal Sud America, il cui carico dichiarato era costituito da comunissime banane.

Non è stato facile trovare i panetti di “neve”, poiché i trafficanti che ne avevano curato la spedizione in Italia si erano premuniti di occultarle non al di sotto di quintali di frutta destinati alla grande distribuzione, bensì nella struttura portante del container stesso.

Le apparecchiature di scansionamento dei carichi in dotazione alla Dogana e le unità cinofile antidroga della Guardia di Finanza hanno però reso vano ogni stratagemma, consentendo di arrivare al sequestro della droga in un tempo relativamente breve e stroncando così una “fornitura” di coca che avrebbe alimentato per settimane il mercato clandestino dello spaccio, consentendogli guadagni milionari.

Lo stesso carico di droga, una volta analizzato dal competente laboratorio dell’ADM che ne ha confermato natura e grado di purezza, su disposizione della Procura della Repubblica è stato immediatamente distrutto presso un inceneritore sotto la stretta sorveglianza dei militari.

La stessa Autorità Giudiziaria ha inoltre già disposto tutti gli approfondimenti investigativi del caso, ovviamente volti fare piena luce sulla vicenda.

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