Guardia di Finanza: a Macerata, scoperta un’evasione fiscale multimilionaria nel settore della vendita di moto fuoristrada

Di Gianluca Filippi

MACERATA. Si è conclusa oggi una complessa indagine a contrasto dell’evasione fiscale condotta dai Finanzieri del Comando Provinciale di Macerata – Tenenza Porto Recanati, che ha interessato un’impresa operante nella commercializzazione di moto fuoristrada.

A essere coinvolti nell’indagine delle Fiamme Gialle sono un imprenditore (di fatto nullatenente) di origini senegalesi, peraltro gravato da precedenti di Polizia legati alla contraffazione di capi di abbigliamento, e un giovane italiano residente nella provincia di Ancona.

Nella circostanza, a destare gli iniziali sospetti negli investigatori, è stata la crescita esponenziale del giro d’affari dell’imprenditore africano, caratterizzata da operazioni commerciali compiute in diversi Paesi europei (Belgio, Spagna, Germania, Olanda, Inghilterra, San Marino oltre che in Italia) le quali venivano pubblicizzate anche attraverso siti internet e profili social.

La totale assenza di dichiarazioni fiscali, nonché la mancanza dei minimi requisiti imprenditoriali palesati dal titolare, hanno così indotto gli stessi investigatori a ritenere che l’attività commerciale fosse in realtà svolta da una diversa persona, la quale si avvaleva di un soggetto “interposto” che fungesse da mero prestanome.

Il contante rinvenuto dai cash dog della Guardia di Finanza durante la perquisizione

Il successivo passaggio è stato poi quello di localizzare l’effettiva base operativa e logistica della società (consistente in un locale adibito a magazzino e ufficio non dichiarata all’Erario), sito nella campagna anconetana e gestita dal giovane italiano, sul conto del quale sono stati eseguiti gli opportuni riscontri, che hanno evidenziato immobili nella sua disponibilità, oltre che diversi elementi che hanno dimostrato la sua effettiva titolarità nell’impresa.

Fattore questo che lo ha, dunque, collocato nella palese posizione d’ideatore della frode fiscale, peraltro messa in atto attraverso l’interposizione fittizia di due imprese compiacenti.

Nello specifico, il sistema evasivo escogitato si basava nell’utilizzo della partita IVA intestata al cittadino senegalese e ad un’altra impresa anconetana, attraverso le quali acquistare moto e pezzi di ricambio da fornitori comunitari.

I materiali in questione venivano successivamente rivenduti a privati oltre che ad imprese nazionali a prezzi particolarmente vantaggiosi, questo perché l’IVA indicata nelle fatture emesse non veniva versata all’Erario, bensì finiva per essere intascata dall’imprenditore occulto.

Il descritto modus operandi, oltre a consentire all’ideatore della frode di eludere l’IVA prevista per gli acquisti intracomunitari, ha causato un ingente danno alle casse dello Stato con una contestuale alterazione sul mercato del settore, ciò proprio in virtù di prezzi certamente più appetibili rispetto a quelli praticati dalla concorrenza.

Attività di ufficio della Guardia di Finanza

L’accuratezza con la quale sono state condotte le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Ancona, hanno inoltre visto la partecipazione degli specialisti qualificati in “Computer forensics & Data analysis” in forza al Nucleo Polizia Economico Finanziaria (PEF) di Macerata, i quali hanno analizzato i dispositivi informatici e telefonici acquisiti nel corso delle perquisizioni ricavandone preziosi ulteriori elementi di prova a carico degli indagati, con particolare riferimento agli acquisti e alle vendite effettuati, nonché alle basi imponibili sottratte all’Erario.

Le attività ispettive hanno, dunque, hanno permesso di quantificare l’entità di tali ricavi occulti e ovviamente non dichiarati, ammontanti a oltre dieci milioni di euro e ai quali va ad aggiungersi l’IVA evasa per più di cinque milioni di euro.

Tre persone sono state denunciate per reati fiscali, mentre ad altri otto soggetti sono state contestate violazioni amministrative inerenti la normativa sull’uso del contante, nonché per aver trasferito somme superiori alle soglie consentite.

Va in ogni caso ricordato che per tutti gli indagati sussiste al momento il principio della presunzione d’innocenza, pertanto ogni addebito di ordine penale nei loro confronti non potrà essere dichiarato se non a seguito di eventuale e definitiva sentenza di condanna.

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