Di Fabio Mattei
Milano. Riciclaggio di denaro proveniente da migliaia di risparmiatori truffati. E’ questa l’accusa mossa nei confronti di un noto imprenditore attivo nel settore finanziario, arrestato dai Finanzieri del Comando Provinciale di Milano al termine dell’operazione denominata “Gold Fish” che ha, inoltre, visto un ingente sequestro di beni per un controvalore stimato in oltre 17 milioni di euro.

Operazione antitruffa della Gdf di Milano
La vicenda, l’ennesima che ha permesso di svelare una truffa perpetrata su larga scala ai danni di inconsapevoli risparmiatori, scaturisce da una precedente operazione – conclusasi nel 2019 – condotta dagli investigatori della GdF meneghina, grazie alla quale era emerso uno spregiudicato sistema truffaldino da diverse centinaia di milioni di euro, in cui erano risultate implicate alcune società.
Attraverso i circuiti bancari, queste società promuovevano la vendita di pietre preziose (diamanti nello specifico) a prezzi notevolmente superiori rispetto al loro reale valore, sbandierando a decine di migliaia di investitori (tra i quali anche volti noti del mondo dello spettacolo) rendimenti semplicemente impossibili da ottenere nella realtà, peraltro a fronte di provvigioni d’importo spropositato.
Da quella stessa operazione, peraltro balzata subito agli onori delle cronache, è poi sorto un nuovo filone investigativo che gli uomini della GdF milanese hanno condotto sui flow finanziari riconducibili ad una delle società coinvolte nella precedente inchiesta, nonché sviluppando alcune segnalazioni per operazioni sospette che nel frattempo erano giunte ai militari.
Proprio sulla base di tali possibili propaggini probatorie, i Finanzieri sono così riusciti a ricostruire tutto il complesso meccanismo utilizzato per occultare una parte degli ingenti proventi finiti nelle tasche dei truffatori, ed in pratica costituito da un’attività di riciclaggio realizzata anche attraverso l’interposizione di numerose persone fisiche nonché di persone giuridiche.
Infatti, secondo quanto dettagliatamente documentato dagli investigatori delle Fiamme Gialle, l’imprenditore finito agli arresti aveva riciclato e reinvestito la sua cospicua parte di illeciti ricavi in fondi d’investimento gestiti da una società lussemburghese, nonché finanziando numerose imprese che allo stesso responsabile facevano comunque capo.
A dimostrazione di come l’imprenditore in questione sapesse ben investire (e non certo in pietre di poco valore) il molto denaro ottenuto dalle proprie attività truffaldine, c’è l’ampia diversificazione dei suoi investimenti in settori economici che spaziano da un’attività di ristorazione in zona Forte dei Marmi (Lucca), ad una cava di marmo, ad una sartoria e ad un concessionario di autovetture – tutti ubicati a Carrara – nonché in due società milanesi operanti nel settore recupero crediti e nell’intermediazione immobiliare.
Al termine delle operazioni, che hanno interessato le città di Roma, Milano, Varese nonché altre località site nelle province di Lucca e Massa Carrara, sono stati sottoposti a sequestro 53 rapporti finanziari, 21 partecipazioni societarie, un immobile e un’autovettura.
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