Guardia di Finanza: a Napoli operazione anticamorra congiunta con i Carabinieri. Eseguite 57 misure cautelari nei confronti di affiliati al clan Moccia

Di Massimo Giardinieri

Napoli. E’ davvero un colpo duro quello che i Carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale (ROS) ed i Finanzieri del Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata (GICO) hanno inflitto, a Napoli ,nei confronti del clan camorristico dei Moccia,.

Sono state eseguite 57 ordinanze di custodia cautelare (tra le quali 36 in carcere, 16 ai domiciliari e 5 divieti temporanei ad esercitare l’attività d’impresa), che hanno riguardato altrettanti soggetti gravemente indiziati – a vario titolo – di associazione mafiosa, estorsione, impiego di denaro, beni e utilità di provenienza illecita, autoriciclaggio, fittizia intestazione di beni, corruzione, porto e detenzione illegali di armi da fuoco,  ricettazione e favoreggiamento; tutti reati commessi con l’aggravante di aver agevolato gli interessi non certo leciti del suddetto clan.

Contestualmente agli arresti, puntualmente eseguiti dai militari dell’Arma. le Fiamme Gialle sono state invece impegnate nel sequestro preventivo d’urgenza, sempre disposto dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli, che ha interessato diversi beni mobili, immobili e quote societarie per il ragguardevole valore di circa 150 milioni di euro.

Operazione congiunta GDF – CC

L’indagine congiunta – mirabilmente coordinata dalla Procura partenopea – ha infatti consentito di far piena luce sull’esistenza, nonché sull’operatività, d’una struttura mafiosa facente capo alla suddetta famiglia di camorra, attiva sin dagli anni ‘60 e non a torto ritenuta tra le più potenti nell’intero scenario nazionale della criminalità organizzata.

Un sodalizio ancora capace di esercitare la propria egemonia su una vasta porzione dell’hinterland napoletano e con presenze anche nel Lazio.

La struttura in questione, secondo gli inquirenti, oltre ad avere la classica forma verticistica articolata su diversi livelli di comando, era retta dai tre fratelli Moccia nonché dal loro cognato i quali, seppur in stato detentivo, avrebbero comunque continuato ad impartire ordini ad affiliati e subordinati, all’occorrenza dando il loro benestare per la commissione di specifici reati di volta in volta perpetrati sia dai vari “sottogruppi” territoriali che costituiscono l’ala militare del clan, sia da imprenditori attivi nel settore del recupero degli oli esausti di origine vegetale/animale, degli scarti della macellazione nonché dei grandi appalti ferroviari.

Proprio a questi imprenditori-fiancheggiatori i reggenti dell’organizzazione, oltre alle direttive del caso, avrebbero altresì fornito ingenti provviste di denaro proveniente da ingenti capitali illeciti frutto dei loro continui “business” messi a segno nei più disparati settori criminali.

 

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